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Nuova toponomastica a Messina, una lettrice: “C’hanno tolto memoria e identità”

MESSINA – La riorganizzazione della toponomastica cittadina portata avanti dall’amministrazione comunale incontra qualche resistenza. Una nostra lettrice ha infatti inviato una lettera alla nostra redazione per contestare i cambi di nome alle vie, ritenendo che con questa operazione vengano immotivatamente cancellate memoria e identità. La Signora, che risiede a Ganzirri, lancia inoltre la proposta di una raccolta firme affinché prenda il via un’azione di protesta unitaria. Ecco cosa scrive:

La lettera

“Da giorni la vita nei paesi rivieraschi messinesi è movimentata più del solito e questo grazie ad una nuova cartellonistica, spuntata a mo’ di funghi e senza preavviso, che ci informa che le vie ultracentenarie, conosciute con determinati nomi… adesso sono cambiate! Pensiamo tra gli altri allo sconcerto ed al disorientamento nelle persone anziane. Pensiamo alla spesa pubblica nell’aggiornamento di targhe, cartelli, mappe catastali e documentazioni varie. Anche i nostri documenti personali non sono più validi e necessitiamo affrontare ulteriori, ingenti ed immotivate spese, sotto forma di tasse occulte, per aggiornare i documenti di identità, tessere sanitarie, patenti, ordini professionali, passaporti, e quant’altro.

Una spesa necessaria?

Quante urgenze potevano essere risolte con la stessa liquidità? Non sarebbe stato più semplice dare un nome solo alle vie che nome ancora non hanno, lasciando inalterate quelle con un nome già consolidato nella storia del luogo? Si evidenzia a tale riguardo che D.P.R. 30-5-1989 n. 223 (Approvazione del nuovo regolamento anagrafico della popolazione residente) all’ art. 41 comma 4 prevede che in caso di cambiamento di denominazione della via o piazza deve essere indicata anche la precedente denominazione. Dovendo proprio intervenire sulle strade, sarebbe stato più logico stare con i piedi per terra e affrontare il problema delle buche, anziché stare col naso per aria e stravolgere la toponomastica.

Cosa dice l’antropologo

Secondo l’antropologo dell’Università Federico II di Napoli Giovanni Gugg “la toponomastica popolare rappresenta il segno di una conoscenza minuziosa dei luoghi, messa a punto da un gruppo umano nel tempo, una vera e propria forma linguistica attraverso la quale i nostri avi continuano a comunicare con noi, un modo per tramandare ciò che una comunità ritiene degno di essere ricordato: un personaggio, un evento, un simbolo, un momento importante della storia cittadina.” E ancora “l’attività di nominazione permette all’uomo di ricondurre l’ignoto al noto, cioè di mettere ordine nella natura”; nonché “la toponomastica può essere considerata come l’espressione del potere dell’uomo sul territorio, come è evidente in ogni conflitto bellico in cui la forza occupante rinomina i luoghi conquistati”.

Identità e memoria

La legge tutela tra i diritti delle minoranze anche quello alla toponomastica, ma qui viene da credere di essere stati considerati alla stregua di minoranza delle minoranze, laddove nei vari quartieri, senza ascoltarne il parere, agli abitanti è stata stravolta la storica grammatica geografica, rendendo indecifrabile il territorio e retrocedendolo ad uno stato di oggetto povero di significati e valori.

Nulla togliendo ai vari nomi Tizio, Caio e Sempronio, Signora delle Camelie, Barbiere di Siviglia, Conte di Montecristo e via dicendo, giusto per fare degli esempi (nomi di tutto rispetto, per carità); a fronte di cotanto lavoro ci si chiede: le nuove denominazioni prescelte “che ci azzeccano” con i luoghi della nostra vita?

Invito quanti mi leggono e condividono, ad attivarci in una azione collettiva che tuteli i diritti dei cittadini, anche attraverso una raccolta firme, affinché ci sia restituita l’identità e la memoria della nostra storia.

Grazia Trazzi