Se il Consiglio boccia il bilancio, a casa vanno pure sindaco ed assessori

Se il Consiglio comunale boccia il bilancio, decadono non solo i consiglieri ma anche sindaco e giunta. Così stabilisce la legge 29 marzo 2017 n. 6 di interpretazione autentica in materia di cessazione dalle cariche negli enti locali approvata dall’Ars.

In pratica, la legge varata a fine marzo dall’Assemblea regionale chiarisce in maniera definitiva quanto già disposto con la legge regionale della 17 dell’11 agosto 2016 , in virtù della quale la cessazione anticipata del Consiglio comunale determina automaticamente la cessazione anticipata del sindaco e dell’esecutivo e viceversa.

Naturalmente, per arrivare al decreto presidenziale di decadenza la Regione dovrà prima attivare l’intervento sostitutivo, nominare un commissario ad acta incaricato di diffidare il Consiglio ad approvare il documento contabile e solo in caso di ulteriore inadempienza potrà attivare le procedure per la cessazione degli organi.

Volendo esaminare a 360° la legge del 29 marzo, risulta abbastanza evidente come questa introduca un’alternativa surrettizia alla mozione di sfiducia al sindaco: qualora infatti l’opposizione non raggiunga in Aula il quorum per approvare la mozione di sfiducia (60% per i comuni con più di 15.000 abitanti e 2/3 per quelli con popolazione inferiore), potrebbe strategicamente bocciare il bilancio di previsione o il rendiconto oppure non deliberare in merito agli equilibri di bilancio.

Con la nuova legge gli effetti della mancata approvazione del bilancio e della sfiducia sono praticamente identici: a casa vanno consiglieri comunali insieme a sindaco ed assessori. Prima della legge del 29 marzo invece, in caso di mancata approvazione dello strumento finanziario, solo i consiglieri decadevano ed erano sostituiti da un commissario straordinario, mentre sindaco ed assessori continuavano ad amministrare fino alla scadenza naturale del mandato.

Contro l’iniziativa normativa dai parlamentari siciliani è già insorta l’ Anci Sicilia, che annuncia forme di mobilitazione contro gli effetti della legge interpretativa. Il presidente Orlando e il segretario generale Alvano sono pronti a dare battaglia per opporsi alla “dissennata legislazione regionale”, ed invitano il Presidente Crocetta e l’assessore Lantieri ad astenersi da qualsiasi atto di scioglimento.

Nei prossimi giorni inviereanno una diffida formale al Presidente della Regione, all’Assessore e al direttore del Dipartimento regionale alle Autonomie Locali.

DLT