Faraone ai renziani: “La ricostruzione del Pd di Messina inizia da qui”. E attacca Crocetta

“Non è un caso se sono qui questa mattina, ad inaugurare la nuova sede del circolo Pd Libertà, e non è un caso se dico che da qui deve iniziare la ricostruzione del Pd messinese. Un partito non può restare sospeso per due anni”. Il leader renziano Davide Faraone, il rottamatore al quale il presidente del Consiglio ha affidato il ruolo di “plenipotenziario” ha imparato il linguaggio democristiano e dosa le parole, ma il messaggio, guardando tra le righe, è molto chiaro. Quel taglio di nastro in via Fossata, per la nuova sede (la 4 in 6 anni) dei renziani storici, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo, Filippo Cangemi, è un segnale che va oltre le parole soppesate quando gli si chiede quali passi si faranno per il Pd a Messina, è quasi un’investitura un cambio che finora non si è visto neanche da lontano.

Faraone parla del Pd dello Stretto ma anche dei “dolori” della giunta Crocetta, al quale non risparmia bacchettate, della riforma della scuola (suscitando le proteste di alcuni insegnanti presenti), del governo Renzi e soprattutto di quel che il governo nazionale sta facendo per la Regione Sicilia ricevendone in cambio, troppo spesso “qualche calcio”. Scremando il politichese di Faraone si evincono due squilli di tromba, uno diretto al Pd ed uno al governatore.

“Il mio augurio è che l’inaugurazione di questo circolo abbia un effetto catalizzatore per tutta la città e la provincia- ha spiegato- Perché troppo spesso, anche in questi giorni di Mafia capitale, si arriva a dire che i circoli sono sporchi, che il sistema è malato. Se sono qui è per dire che non è così ed a Messina dobbiamo passare urgentemente alla fase di ricostruzione, non possiamo più restare in una situazione di sospensione”. Il sottosegretario alla pubblica istruzione non si sbilancia quando gli si chiede se dopo due anni di agonia, tra inchieste, batoste elettorali e congelamento della struttura di partito, sia arrivato il momento di un commissariamento “non sta a me decidere,non sono il segretario regionale”, ma se il rappresentante di Renzi in Sicilia un sabato mattina, mentre la Regione è alle prese con l’ennesimo rimpasto, è in quella periferia Pd che è diventata Messina grazie ad un immobilismo che fa comodo a tanti, vuol dire che finalmente qualcosa potrebbe muoversi. Il segretario provinciale Basilio Ridolfo, presente all’inaugurazione, annuncia per l’11 luglio l’Assemblea, che in linea teorica dovrebbe essere l’inizio della nuova fase. La strategia che si sta approntando a Palermo potrebbe portare da luglio a febbraio ad un percorso che si concluderà con i congressi di primavera, per raggiungere quindi lo storico record di un partito che resta per 3 anni senza segretario cittadino, senza sede e senza strutture. Ma lo scongelamento prevede tempi lunghi e ogni massaia lo sa bene, tempi necessari alla politica per individuare il post-Genovese. Non sono mancati gli appelli alla ricostruzione, nei brevi interventi di Alessandro Russo e Francesco Palano Quero “il partito deve rinnovarsi non nell’età anagrafica ma nelle responsabilità di chi ricopre i ruoli. Noi siamo pronti. E’ arrivato il momento anche a Messina di aprire le finestre del Pd e far entrare aria nuova. In Consiglio comunale questo Pd non riesce a fare neanche quelle cose di sinistra che sono nel DNA del partito. Dobbiamo tornare alla normalità democratica”.

E’stato Filippo Cangemi ad aprire i lavori, ricordando che quella in via Fossata è la quarta sede in 6 anni, con l’auspicio che, qualora anche nello Stretto dovesse avviarsi una nuova fase, quindi con la riduzione dei circoli (“anche pochi tesserati ma veri” ha detto Faraone) possa diventare il luogo di dibattito e di confronto che ogni partito deve avere.

Dal Pd di Messina a Crocetta non sono mancate le frecciate di chi ha trascorso gli ultimi mesi a far la spola tra un governo nazionale sempre indeciso tra il tagliare i fili o il dare ancora credito ed un governo regionale in tutt’altre faccende affaccendato e spesso e volentieri anche in polemica con lo stesso Renzi. Il “commissariamento” indiretto attuato con l’insediamento dell’assessore Baccei al bilancio, se ha consentito di raggiungere la quadratura del cerchio, almeno per il 2015, non è riuscito però a cambiare le tendenze di una maggioranza volta al caos. Le condizioni economiche della Sicilia sono disastrose, questo Faraone non lo nasconde neanche quando cita i 5 settori che hanno visto l’impegno di Renzi verso l’isola (infrastrutture, precari, province, acque, rifiuti) ma il guaio è che “abbiamo bisogno di un interlocutore credibile e in questo momento non c’è, perché mentre il governo Renzi cerca i modi per scongiurare il peggio, in Sicilia c’è l’Ars che sembra la casa del Grande Fratello ed un ceto politico appassionato nel discutere di deleghe e posti in giunta in un dibattito sempre più lontano dai bisogni dei siciliani”.

Il discorso non fa una grinza, peccato che proprio il Pd di Faraone governi in giunta con Crocetta e sia impegnato in quell’appassionato dibattito sulle deleghe per i 36 assessori che finora si sono avvicendati in due anni e mezzo. Il sottosegretario non teme che il governo Crocetta danneggi agli occhi degli elettori né il Pd né il governo Renzi, o almeno così dichiara, per quanto si renda sicuramente conto che i siciliani stanno assistendo ad uno spettacolo che ricorderanno al momento delle prossime urne e ricorderanno anche i partiti sponsor del governo (esattamente come già avvenuto a Gela ed Augusta, con la vittoria dei 5Stelle). Faraone lo sa bene e pur dicendo per l’ennesima volta: “o si fa uno slancio per portare avanti quanto iniziato con l’approvazione della legge di stabilità, o si cambia registro e la smettiamo con le beghe oppure ci fermiamo. Il governo Renzi deve avere un interlocutore credibile, se non riusciamo ad averlo allora si deve cambiare registro”.

Sul neo assessore Giovanni Pistorio (che ritorna sulla poltrona), ex assessore di Cuffaro ed ex colonnello di Lombardo, nonché causa scatenante ieri delle dimissioni di Caleca, Faraone non dice nulla “le beghe non mi appassionano”, invece annuncia novità su rifiuti “basta con la logica delle discariche” e sulle province “ci sono migliaia di lavoratori che da luglio rischiano di finire per strada”.

Non è mancata la polemica sulla scuola,in seguito alle proteste di alcuni insegnanti presenti all’inaugurazione che hanno ribadito quanto Renzi ben sa a livello nazionale.

Puntuale come un orologio svizzero, dote rarissima nel mondo della politica, dopo la conferenza stampa e i saluti di rito con la deputazione intervenuta (Filippo Panarello e Giuseppe Laccoto), con alcuni consiglieri comunali e di circoscrizione e con i rappresentanti dell’area renziana, il sottosegretario ha quindi lasciato Messina, diretto in quella Palermo divenuta per il Pd causa di pochissime gioie e di troppi dolori.

Rosaria Brancato