Occupazione suolo pubblico, le tariffe stellari restano un grande ostacolo

Quando si parla di suolo pubblico e Cosap il problema da risolvere resta sempre e ancora uno: le tariffe troppo alte che gli imprenditori continuano a pagare a Messina. Se ne parla da anni, negli ultimi cinque anni è stato uno dei temi più dibattuti e controversi ma di fatto rimasti senza una soluzione definitiva. Con l’amministrazione Accorinti si era arrivati ad un taglio del 40% delle tariffe per un periodo sperimentale, ma il 31 dicembre scade e il rischio è di trovarsi di nuovo al punto di partenza. E così la battaglia continua. Perché è vero che sull’occupazione suolo pubblico i fronti su cui bisogna agire sono tanti, ma è anche vero che se non si parte proprio dal nodo più caldo sarà inutile qualsiasi altra modifica al regolamento e ai criteri per l’assegnazione di aree da destinare a tavoli, sedie, dehors, gazebo.

E’ stato questo il punto cardine su cui si è concentrato il dibattito della II commissione Bilancio che ieri a Palazzo Zanca si è riunita per discutere del problema suolo pubblico insieme ai protagonisti di questa infinita querelle: i rappresentanti delle associazioni di categoria.

Sul tavolo dei consiglieri comunali c’è la proposta di nuovo regolamento proposta dal consigliere Nino Interdonato e dal gruppo di Sicilia Futura (VEDI QUI), ma a quanto pare non basta perché non prevede una nuova regolamentazione delle tariffe, dunque non risolve il vero problema che affligge i commercianti e gli imprenditori.

«Parliamo di Cosap da 5 anni e in questi 5 anni hanno chiuso 5mila aziende a Messina. Non si può pensare di chiedere più del 10% di quanto incassa un’attività per l’occupazione suolo. Abbiamo distrutto il commercio. Avevamo chiesto di ritirare il regolamento di occupazione suolo, avevamo proposto modifiche, ci siamo resi conto che non si poteva lavorare. Adesso due attività hanno vinto i contenziosi ed è un ulteriore danno per il Comune. E’ così che il Comune vuole aiutare il commercio?» ha detto il presidente di Confcommercio Carmelo Picciotto.

Infatti recentemente è arrivata la sentenza del Cga che ha dato ragione a due imprenditori messinesi dichiarando l’illegittimità«del sistema di determinazione dei calcoli da operare per la determinazione dei nuovi canoni» (VEDI QUI). In commissione anche Denny Anna, uno dei due vincitori della battaglia legale contro il Comune e rappresentante di Alces: «Sulle tariffe siamo lontani dalla media delle altre città siciliane. Siamo a più del doppio di quanto si paga a Trapani o a Ortigia. Si continua a parlare di Messina città turistica, ma per farlo bisogna che ci siano le condizioni. Chiediamo un regolamento nuovo ma fatto insieme per essere messi nelle condizioni di pagare».

A snocciolare qualche numero ci ha pensato Benny Bonaffini per Confesercenti: «Nel 2011 ci siamo trovati all’improvviso con un aumento del 600% sul suolo pubblico deciso dall’allora sindaco Buzzanca che aveva deciso che questa era una misura per aumentare le entrate e sostenere il bilancio. Oggi anche il Cga fa un ragionamento semplice: se Messina è una città turistica, perché a Messina si pagano 160 euro a mq, prima addirittura 250, e a Palermo in via Maqueda 50 euro a mq o 34 euro a Trapani. Qualcuno dovrà dimostrare che le zone turistiche di Messina hanno una capacità attrattiva cinque volte migliore delle altre. Non siamo qua per fare i mendicanti, vogliamo sfuggire anche dalla logica dei commercianti evasori. Dovete chiedervi qual è la posizione che volete avere nei confronti del commercio di Messina. Noi dalla nostra parte possiamo dare la certezza dell’incasso, i commercianti non pagano perché non ne hanno avuto la possibilità. Ma approvare entro il 31 dicembre un nuovo regolamento lasciando una tariffa così alta significa riavviare una stagione di crisi e conflitto».

Sulla stessa scia Daniele Zuccarello, in rappresentanza della Fipe, ma che negli anni è stato sempre in prima linea da consigliere comunale sul problema del suolo pubblico: «Molte delle modifiche previste oggi erano già state presentate nel 2013. Oggi però, in virtù della sentenza de, non si può pensare più di modificare in fretta e furia questo regolamento. Il punto fondamentale è il canone: se non si supera questo ostacolo non si va da nessuna parte. Eravamo riusciti a ridurre del 40% in via temporanea nell’attesa che si potesse rivedere il regolamento. Il canone continua ad essere elevato. Penso che l’unica proposta che il consiglio dovrebbe fare è riportare il canone a quello precedente al 2011».

Una voce unanime dal mondo dei commercianti e delle associazioni di categoria,tra cui anche Confartigianato e Sada Casartigiani, una voce che ha chiesto al consiglio di non fermarsi a quelle modifiche, seppur importanti, già fissate nel nuovo regolamento proposto da Nino Interdonato e Sicilia Futura, ma riaprire con l’amministrazione un ragionamento generale sulle tariffe.

Un input che la commissione e lo stesso proponente Interdonato hanno deciso di cogliere, anche se inevitabilmente si allungheranno i tempi. Per questo già la prossima settimana la commissione chiamerà l’amministrazione, la Ragioneria e gli uffici per capire quali sono i margini per muoversi e procedere a rivedere una volta per tutte queste tariffe.

Anche perché, come ha detto anche Zuccarello in aula, se il Comune non rispetterà quella sentenza del Cga pioveranno centinaia contenziosi (VEDI QUI). E di certo il Comune non può permetterselo.

Francesca Stornante