Panoramica sulle strade cittadine: tra vecchi e nuovi pericoli

Che siano nuove o datate, importa poco: sono tante, troppe, aumentano di giorno in giorno e nonostante i molteplici interventi effettuati in emergenza e a macchia di leopardo, la situazione rimane sempre sul filo della voragine, o dentro o fuori. Buche e strade, un binomio purtroppo inscindibile che, praticamente per tutto l’anno, ha dato filo da torcere all’amministrazione comunale e in particolare all’assessore al ramo Pippo Isgrò, che più volte ha lamentato gli effetti, distruttivi, dei lavori privati eseguiti su arterie di proprietà comunale. In quest’ottica, qualche settimana fa, la decisione di varare una bozza di protocollo, da sottoscrivere congiuntamente tra comune, associazioni di categoria, sindacati, enti privati (vedi articolo correlato), che prevede un copione ben preciso da seguire, dalla primo colpo di trapano all’ultima gittata di bitume, per evitare che territorio stradale, pubblico, paghi costi fin troppo alti per interventi altrui. La prima riunione tra i soggetti chiamati a sottoscrivere l’accordo, si terrà nel mese di settembre: l’obiettivo è quello di poter mettere in campo, in questo caso in strada, nel più breve tempo possibile, strumenti utili a migliorare le condizioni viarie cittadine.

Se, dunque, una buona percentuale dei “grattacapi” del settore manutenzione strade sono legati a problemi “privati”, la restante parte di colpe, soprattutto nel caso delle “ferite” viarie apertesi ma mal “cicatrizzate”, è legato proprio agli interventi non eseguiti a regola d’arte. Il caso più eclatante che prendiamo fotograficamente in considerazione è, ad esempio, quello della voragine dell’Annunziata, in corrispondenza dell’Istituto Vittorini. Scandalo nello scandalo, considerato il doppio episodio di crollo verificatosi in quella porzione di asfalto, che rischia di diventare un tris nonostante gli ultimi lavori di copertura effettuati e conclusi appena qualche mese addietro. Nonostante attraverso le immagini l’effetto ottica della luce del sole non permetta di vedere alla perferezione il dislivello, facendo un pizzico più di attenzione è possibile notare come la parte di strada dal colore più scuro, proprio per il cemento “fresco” da cui è stata ricoperta, risulta più bassa del resto della carreggiata di qualche centimetro.

Situazione analoga, in un’altra zona, meno “esposta” ma non per questo meno importante: alle spalle di piazza Castronovo, per la precisione tra via Galatti e via Turinga: la parte di carreggiata “depressa” rispetto al resto della strada è di notevoli dimensioni e le “incisioni” bianche ritratte in alcune foto altro non sono se non gli urti di “pancia” di macchine e motorini che la attraversano con velocità senza ben rendersi conto del dislivello che invece esiste. Se dunque sono tali le condizioni generali delle strade, centrali o periferiche, si spiega bene perché vedere gli ormai noti “new jersey” bianche e rossi di segnalazione nel bel mezzo di una carreggiata (vede nelle immagini il caso di via La Farina), non faccia quasi più nessun effetto.

L’ultima “perla”, la riserviamo invece ad un tombino-trappola nei pressi di Palazzo Zanca, dove il piede di un mal capitato cittadino, come ben mostra il “modello”, rischia di fare veramente una brutta fine. Speriamo almeno che gli scatti servano a mettere in guardia i passanti…che siano essi amministratori o amministrati. (ELENA DE PASQUALE)

(SERVIZIO FOTOGRAFICO DINO STURIALE)