Fratricidio a Barcellona, padre si autoaccusa ma non convince: in carcere Alessandro

C’erano troppi punti oscuri nella versione sostenuta ieri pomeriggio da Alessandro Crisafulli, quando davanti al Sostituto Procuratore Fabio Sozio aveva raccontato la “sua” storia sull’uccisione del fratello Roberto. Una linea difensiva, quella del 27enne, che mirava ad “incastrare” il padre Cosimo ma che non ha avuto alcuna presa sugli inquirenti. Stamattina, alle 5.30, Alessandro è stato fermato e portato al carcere di Gazzi con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Durante l’intero interrogatorio di ieri pomeriggio, il giovane aveva sostenuto che dopo l’ennesima furibonda lite tra i genitori e Roberto, fosse stato il padre Cosimo ad imbracciare il fucile calibro 12 e sparare un colpo dritto al cuore del figlio. Ma la sua era una versione che poco collimava con tutte le dichiarazioni raccolte dai carabinieri nell’immediato della tragedia.

LA VERSIONE DI COSIMO CRISAFULLI. Per tutta la notte, il magistrato Fabio Sozio ed il capitano Fabio Valletta hanno ascoltato e riascoltato sia il padre Cosimo che la moglie. Sono state proprio le parole di Cosimo Crisafulli a lasciare interdetti gli inquirenti quando, dopo aver dato versioni ogni volta confuse e differenti, è arrivato addirittura ad auto incolparsi del delitto. Sia Cosimo che la madre hanno, in qualche modo, cercato di sostenere la stessa tesi di Alessandro, in un probabile tentativo di “proteggere” il figlio dalla pesantissima accusa di omicidio volontario. La versione di Cosimo, però, era completamente opposta a quella che lui stesso aveva fornito la mattina in caserma, a distanza di pochissime ore dalla tragedia, quando era stato preciso e puntuale nel ricostruire tutti i fatti. Il Sostituto Procuratore non ha creduto né a lui né ad Alessandro, propendendo per una ricostruzione che vede il 27enne imbracciare il fucile e sparare al fratello Roberto. A poter dare la certezza sarà comunque l’esame stub già effettuato ieri mattina su tutti i componenti della famiglia. I carabinieri del Ris, che hanno anche sequestrato il fucile, manderanno i risultati degli esami la prossima settimana.

LA RICOSTRUZIONE DEL DELITTO. Sono da poco passate le 2 di notte quando Roberto Crisafulli, ubriaco, fa rientro a casa. Non è la prima volta che, in preda ai fumi dell’alcool, il giovane 32enne esplode in scenate, urla e atteggiamenti violenti. Probabilmente la sua storia personale, la relazione difficile con una ragazza albanese con cui ha avuto una bimba di 2 anni, generano in lui comportamenti aggressivi, frequenti scatti di ira. Nelle vicinanze lo sanno tutti, difficile non sentire quelle liti che ormai avvengono quasi quotidianamente in casa Crisafulli. Roberto entra, è agitato ed ha un ennesimo scatto di ira. Le urla però si placano poco dopo e tutti tornano a dormire. Alle 5 la discussione tra madre, padre, Alessandro e Roberto riprende, sempre più animata. Poco dopo le 6 la madre alza il telefono e chiama i carabinieri, affinché intervengano subito per una violenta lite. Ma ormai non c’è più tempo. Alessandro ha già imbracciato il fucile regolarmente detenuto dal padre ed ha premuto il grilletto. Non a bruciapelo, ma da una certa distanza. Quando i militari dell’Arma arrivano, Roberto è già a terra. Inutile ogni tentativo di provare a salvarlo. Adesso il suo corpo si trova all’ospedale di Barcellona, in attesa che il medico legale Claudio Cardia effettui l’autopsia. (Veronica Crocitti)