Francantonio Genovese, da “avvocato fantasma” a deputato processato

Si appellano al Tribunale della Libertà Salvatore La Macchia, Stefano Galletti, Domenico Fazio e Roberto Giunta, ai domiciliari da due settimane per la seconda tranche dell'inchiesta sulle lobby della formazione. Il Riesame, chiamato a stabilire se sussistono effettivamente le esigenze cautelari e quali misure siano idonee, ha già disposto la revoca dei domiciliari per Domenico Fazio, che ha ora soltanto l'obbligo di dimora. Il collaboratore del deputato Pd Francantonio Genovese è difeso dall’ avvocato Danilo Santoro. Nei prossimi giorni il Collegio terminerà il vaglio.

Il passaggio cruciale per Genovese, invece, è fissato per il 9 aprile. Quel giorno l'onorevole Antonio Leone (Ncd) riferirà alla Giunta per le Autorizzazioni a procedere della Camera sulla richiesta di arresto avanzata dalla Procura per Genovese. Si mette in moto, quindi la procedura che porterà i deputati al voto per dire sì o no al carcere per l'esponente politico messinese.

L'accusa principale a lui mossa dalla Procura di Messina è quella di aver diretto e orientato una rete di rapporti e pressioni politiche per dragare i fondi della Formazione, gestendo pro domo sua diverse società. Il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita gli contesta inoltre diverse irregolarità nelle operazioni contabili delle società, a cominciare dalle parcelle emesse a carico delle sigle a lui riconducibili. Ammontanti a quasi 629 mila euro, poco meno di quanto la Procura ha sequestrato per equivalente all’onorevole.

Si tratta delle parcelle che le società collegate alla Caleservice hanno liquidato all’onorevole Francantonio Genovese. Ge.Im Ge.Fin e Centro Servizi le tre sigle che hanno pagato. Secondo Genovese ed il legale, Nino Favazzo, la cifra non dovrebbe impressionare. Va "spalmata" su 6 anni di attività “e rappresenta una quota risibile del fatturato del mio studio legale”, dice Genovese. E non sarebbe vero che mancano le relative pezze d’appoggio, come sostiene la Procura.

C’è un però. Le due società, oltre ad essere riconducibili a Genovese, sono controllate dalla Caleservice, che secondo la Procura è un vero e proprio “schermo” di Genovese in persona. Una sorta di lavatrice, ultimo anello di una catena di partite di giro per “diluire” il flusso di denaro che finisce nelle tasche personali dell’onorevole.

Che vengono da dove? In parte dalla formazione, come detto. La Caleservice per esempio ha ricevuto un pagamento da 15 mila euro dalla Lumen, nel 2010, per consulenze. Secondo la Guardia di Finanza si tratta di operazioni inesistenti, visto che la Caleservice non ha apparecchiature, non ha dipendenti, non ha il know how per svolgere l’attività insomma.

Ge Im e Ge Fin, invece, sono due delle immobiliari di famiglia. La Ge Im per esempio ha stipulato promesse di vendita per alcuni immobili a Camaro Superiore, tra il 2007 ed il 2008. E per le transazioni ha liquidato all’avvocato Francantonio Genovese la relativa parcella. Il titolare della società di mediazione immobiliare intervenuta nella vendita, però, ascoltato dai finanzieri nel 2013, ha affermato che nessun legale è intervenuto nelle trattative. Ecco perché secondo le Fiamme Gialle si tratta di un’altra operazione inesistente.

La maxi parcella di Genovese è storia datata: è emersa nella consulenza del perito Barreca, depositata agli atti del processo iniziato a gennaio. Ed è stata contestata dai legali dell’onorevole, che hanno prodotto la documentazione relativa, come La memoria difensiva, però, è stata attaccata dalla Procura, anche e soprattutto sulla scorta delle dichiarazioni del notaio Gaetano Parisi, che ha svolto le effettive attività nelle intermediazioni immobiliari. Il notaio ha negato che Genovese avesse mai preso parte alle attività come legale e che nessuna attività legale era necessaria per quel genere di attività. “Respinte” anche le “pezze d’appoggio” difensive. Contratti standard, ovunque reperibili e sottoscrivibili. Mancano del tutto le lettere di incarico a Genovese. Che non figura per altro da nessuna parte.

Ecco perché oggi quelle consulenze sono entrate a far parte del castello accusatorio che il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ha messo in piedi, chiedendo l’arresto di Genovese.

Alessandra Serio