Demoter, ecco come è stato pilotato il fallimento

Aveva chiesto un altro arresto in carcere la Procura, quello di Zelinda Borella, sorella maggiore di Carlo e anche lei coinvolta in precedenti indagini, relative alle imprese di famiglia. Il G.I.P Materia le ha invece concesso i domiciliari, così come non è d'accordo con gli investigatori sull'ipotesi di reato di associazione a delinquere. Ha peró riconosciute fondate le altre sette ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta, contestate a vario titolo. Ipotesi di reato che ripercorrono il biennio, dal 2010 al 2012, che hanno portato dal fallimento al concordato della Demoter. A partire dal 30 gennaio 2010 la società iniziava a cedere diversi rami d’azienda ed altre società ad essa collegate, stipulando alcuni contratti d’affitto di altri rami d’azienda. Nelnovembre 2011 viene posta in liquidazione volontaria e viene nominato liquidatore l’avvocato Maurizio Cacace. Carlo Borella avanza una proposta di concordato preventivo, formalizzata nel dicembre dello stesso anno che non viene accolta poiché la società indicata per risolvere lo stato di insolvenza, la CUBO S.p.A., è comunque riconducibile al gruppo imprenditoriale, in particolare alla sorella Zelinda. Nel febbraio 2013 la società viene dichiarata fallita. In mezzo, secondo la magistratura, la Demoter è stata "smembrata". Ecco come. In primo luogo, viene contestato a carico del Consiglio di Amministrazione della DE.MO.TER. e del collegio sindacale di aver distratto la quota totalitaria del capitale della S.A.GEN. s.r.l. (proprietaria di un notevole complesso immobiliare), detenuta da DE.MO.TER. S.p.A., e per averla appostata al bilancio per l’importo di 4 milioni 190 mila euro, tra le immobilizzazioni finanziarie, conferendola nel capitale della HB S.P.A., costituita dalla DE.MO.TER. per scissione il 27 agosto 2009. Gli amministratori ed il collegio sindacale avrebbero iscritto ai bilanci Demoter false passività per oltre 3 milioni di euro. Cedendo tali passività alla RCD, hanno realizzato una plusvalenza fittizia per oltre 2 milioni di euro, concorrendo così a decretare sulla carta il dissesto della azienda madre. Nello stesso giorno della costituzione della società BRICK s.r.l., il 06 maggio 2011, la Demoter cedeva a questa società un ramo aziendale del valore di circa un milione 255 mila euro, verso corrispettivo di 50 mila euro. A sua volta, la BRICK, attraverso una scissione dello stesso giorno, costituiva la società CUBO s.p.a., per conferimento del ramo d’azienda sopra indicato, già ceduto da Demoter, sottoscrivendo l’intero capitale sociale per l’importo di 5 milioni 300 mila euro. Capitale stimato sulla base di una perizia giurata redatta dal commercialista Benedetto Panarello, in realtà corrispondente al valore effettivo di poco più di 9 mila euro. Il 14 settembre 2011 la Demoter con contratto di affitto cedeva un ramo di azienda alla CUBO s.p.a. per il canone annuo di 90 mila euro. La stima reale, secondo la Procura, è di 412 mila euro circa. Stesso giorno, stesso contratto: cessione di un ramo di azienda alla FONDAZIONE ELSE s.r.l. per il canone annuo di 60 milioni di euro. Stima reale: poco più di 155 mila. Ancora, stessa tipologia di operazione e stessa data: da Demoter a EPUROXY s.r.l. per il canone annuo di 45 milioni, realmente stimabile in 191 mila euro circa. Il fine ultimo si tutte queste operazioni era sottrarre ai creditori il patrimonio, facendolo rimanere in famiglia, malgrado il fallimento e il concordato. La causa principale dei guai della Demoter, invece, sono stati i guai giudiziari di Borella.