cronaca

Operazione Matassa, condanne definitive per i clan intercettati durante le elezioni del 2013

MESSINA E’ arrivato in tardissima serata il verdetto della Corte di Cassazione sul processo Matassa, l’inchiesta sugli affari dei nuovi clan messinesi e gli intrecci con i candidati alle elezioni regionali e amministrative del 2012-2013.

La Suprema Corte ha respinto quasi tutti i ricorsi, rendendo definitive le condanne decise in secondo grado nel 2021. Per tre di loro, però, il processo è da rifare, e in qualche caso si tratta di nomi di calibro, personaggi considerati i reggenti dei relativi clan di appartenenza. Tornano alla Corte d’appello, quindi, gli atti per Salvatore Pulio, Raimondo Messina e Fortunato Cirillo. Per gli altri il verdetto è definitivo.

La sentenza d’appello dell’operazione Matassa

Nel giugno del 2021 la Corte d’Appello di Messina aveva deciso parecchi sconti di pena, prescrizioni, assoluzioni parziali, dichiarando prescritte le accuse legate ai reati elettorali, riqualificando altri reati ed escludendo le aggravanti mafiose e quelle legate all’associazione per molti episodi contestati. In sostanza in secondo grado cadde l’assunto che ci fu lo scambio elettorale politico-mafioso. Il verdetto aveva quindi scagionato il “livello politico” degli imputati. Erano quindi usciti dal processo gli onorevoli Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, e diversi ex consiglieri comunali e imprenditori.

Alla sbarra, al vaglio della Suprema Corte, oggi, erano quindi rimasti gli esponenti storici e le nuove leve dei clan di Camaro e Santa Lucia sopra Contesse, con qualche sconto di pena e assoluzione parziale anche per loro.

Ecco la sentenza del 2021: 10 anni di reclusione per Adelfio Perticari, Domenico Trentin, Giovanni Ventura, Salvatore Pulio Giuseppe Cambria Scimone, Lorenzo Guarnera, Salvatore Mangano e Fortunato Cirillo, 4 anni e mezzo per Francesco Celona, 11 anni e 10 mesi per Giovanni Celona, un anno e mezzo per Antonio Chillè, 7 anni per Andrea De Francesco e Francesco Foti, 22 anni per Raimondo Messina, 3 anni e mezzo per Rocco e Massimiliano Milo, 16 anni e mezzo per Gaetano Nostro, 7 anni e 4 mesi per Giuseppe Pernicone, 7 anni e mezzo per Francesco Tamburella, un anno e 10 mesi per Concetta Terranova, 13 anni al boss di Camaro Carmelo Ventura.

Nel 2019 il processo di primo grado si era chiuso con una sentenza di condanna per 39 imputati .

Al centro dell’inchiesta c’erano gli equilibri all’interno dei clan di Camaro e Santa Lucia sopra Contesse e i contatti in periodo elettorale tra gli esponenti degli stessi clan e i candidati al consiglio comunale. A provare l’intreccio, o la “Matassa” appunto, secondo i giudici di primo grado erano le intercettazioni e i pedinamenti effettuati dalla Squadra Mobile di Messina, confermati dopo dalle dichiarazioni degli imprenditori Pernicone, condannati perché legati alla criminalità di Santa Lucia sopra Contesse.

In Cassazione sono stati impegnati gli avvocati Salvatore Silvestro, Alessandro Billè, Tancredi Taclò, Antonello Scordo.