Cronaca

Mazzette al Cas? Il costruttore Giordano: “Non ho pagato nessuno”. IL VIDEO

Sono andati avanti fino a sera gli interrogatori dell’operazione Tekno, l’inchiesta della Procura di Messina sull’appalto per la sorveglianza assistita sulle autostrade Messina-Palermo, Messina – Catania e Catania -Rosolini. Cominciati di buon mattino, il giudice Maria Luisa Materia ha ricevuto sette delle otto persone andate ai domiciliari e i due imprenditori interdetti dall’attività nell’aula Nastasi del piano interrato. Quasi tutti hanno deciso di rispondere. Ad eccezione del protagonista principale dell’inchiesta, il costruttore milazzese Francesco Duca.

E’ stato lui, secondo il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e il sostituto Fabrizio Monaco, a mettere in contatto l’imprenditore messinese Nino Giordano e l’agrigentino Giuseppe Iacolino della Eurogest. L’intento era pilotare la gara d’appalto, nel 2013, concordando le buste con le offerte, a favore della Meridional di Giordano. L’appalto invece è andato alla ditta agrigentina. Anche a quel punto, scrivono gli investigatori, Duca ha proseguito la sua attività di mediazione per poter comunque beneficiare dei lavori. Ieri il milazzese ha preferito fare scena muta. “Faremo ricorso al Tribunale del Riesame”, ha commentato il suo difensore, l’avvocato Tommaso Calderone.

Si è avvalsa della facoltà di non rispondere anche la sua compagna, Rosella Venuto, intestataria della Building srl, società coinvolta nell’affare e anche nell’inchiesta. Silenzio anche da parte di Antonino Chillè, imprenditore cinquantatreenne anche lui titolare di una delle ditte che avrebbe fornito un ramo d’azienda alla Meridional. Ha scelto invece di rispondere Andrea Valentini, collaboratore di Giordano, anche lui sospeso. “Ha chiarito la sua posizione ed abbiamo depositato una richiesta di revoca della misura“, ha spiegato al termine dell’interrogatorio di garanzia l’avvocato Isabella Barone, difensore di Valentini insieme al collega Alberto Gullino.

I due legali assistono anche i fratelli Nino e Giacomo Giordano, i protagonisti principali della vicenda.
Sereno ma visibilmente contrariato, il maggiore e più noto dei fratelli ha deciso di rispondere alle domande del giudice, spiegando qual era il rapporto che lo legava a Duca e fornendo la sua versione dei fatti.
L’interrogatorio è andato avanti per circa tre quarti d’ora e non ha esaurito tutti gli aspetti che il giudice avrebbe voluto approfondire perché gli avvocati e l’indagato hanno avuto contezza delle contestazioni soltanto due sere fa, poche ore prima dell’interrogatorio quindi.

Ha preferito il silenzio il fratello Giacomo, accusato di aver gestito in maniera irregolare due appalti pubblici, il primo a Roma per la pulizia dell’aeroporto Leonardo da Vinci, il secondo a Pavia per il servizio di pulizie all’ospedale San Matteo. Per lui gli avvocati chiederanno uno “stralcio” della posizione, richiedendo che ad occuparsene sia il giudice delle città dove si sono verificati i fatti (tecnicamente si preparano a ricusare il Gip Materia).

Oggi il faccia a faccia più atteso, quello con l’uomo chiave della vicenda, il funzionario del Consorzio Lelio Frisone, atteso per il pomeriggio insieme al difensore, l’avvocato Valter Militi. Per l’architetto è stato anche chiesto il sequestro di beni fino a 100 mila euro.

Aless