Contro i privilegi della casta…armiamoci e tagliate

Nella stagione in cui al premier “gronda sangue dal cuore” per le sofferenze economiche che gli italiani dovranno affrontare un dato è certo: sui provvedimenti da prendere è il caos, non appena si annuncia una mannaia un secondo dopo arrivano proteste, schiarite e smentite. Contemporaneamente stanno uscendo da cassetti ed armadi, quasi un fiume in piena, tutti i privilegi, le indennità, le vergogne di una casta pronta a tagliare tutto tranne quel che la riguarda.

Ad ogni sacrificio chiesto ai cittadini immediatamente spunta su Facebook, sulla stampa, sul tam tam di Internet quel che la casta cerca di nascondere sotto il tappeto: un giorno i menù da 2 euro e 50 a spigola serviti da camerieri in livrea al Senato, un giorno i funerali a spese della Regione, un giorno le pensioni d’oro maturate in pochi anni. Questo caos mi lascia la sensazione di essere fregata, perché nella confusione alla fine c’è sempre qualcuno che il ceffone lo prende, ed è sempre il più debole. Faccio un esempio banale: il 6 agosto veniamo rassicurati che i Fondi Fas per l’alluvione di Giampilieri sono salvi. Sette giorni dopo apprendiamo dagli assessori regionali che i fondi sono scomparsi. Ma non si leva nessun grido di protesta. Cala il silenzio. Contemporaneamente viene annunciato un drastico taglio di province e l’ accorpamento di comuni con meno di mille abitanti ed ecco levarsi alte nobili voci di protesta.

Così il numero delle province “decapitate” diminuisce magicamente, mentre i comuni preparano la marcia su Roma. Un paese in provincia di Cuneo, Acceglio, 178 abitanti, ha scritto a Lampedusa offrendo ospitalità a 830 profughi (per arrivare a 1008, non si sa mai, qualcuno è anziano…morendo potrebbe vanificare il grande gesto di solidarietà). Frattanto il siciliano Castiglione, Pdl, guida la protesta per salvare le province dell’isola ricordando che siamo Regione a statuto speciale e decidiamo noi i nostri sprechi. Infatti è con lo stesso criterio di Regione a statuto speciale che ci teniamo stretti i 90 deputati, con stipendi equiparati dal 1965 a quelli dei senatori, destinati a diventare 50 secondo la manovra Tremonti. E’ chiaro che dovrà “grondare molto sangue” prima che l’Ars si faccia cancellare 40 deputati con un colpo di penna. Dei fondi per Giampilieri non frega niente a nessuno, la riduzione di 40 poltrone fa tornare la voce a tanti. Nel frattempo, a Roma, Veltroni ha proposto di dimezzare i parlamentari. Idea che durerà lo spazio di un mattino a prescindere dal fatto che l’unica proposta decente da fare è il ripristino delle preferenze.

Dimezzare i parlamentari e lasciare intatta la legge elettorale equivale a peggiorare le cose, consegnando il Paese a un ristretto numero di servi nominati dai segretari di tre partiti. Ormai gli armadi sono stati aperti ed ogni giorno viene fuori uno scheletro nuovo. Proprio ieri il Fatto quotidiano ha pubblicato i cognomi e gli stipendi di tutti i componenti delle società partecipate della Regione Sicilia ed è stato come leggere l’elenco alfabetico dei politici vecchi e nuovi, nel pieno rispetto della parentopoli. Un mio amico senatore l’altro giorno, commentando le inchieste sui privilegi dei politici ha detto “Se anche oggi ci eliminassimo lo stipendio la gente continuerebbe ad odiarci lo stesso”. Probabilmente ha ragione, il guaio è che non ci stanno pensando proprio a eliminare non solo lo stipendio ma nessuno dei privilegi dei quali godono.
Cito un esempio: il presidente dell’Ars Francesco Cascio alcuni mesi orsono ha avuto la giusta idea di vietare il cumulo tra la pensione di deputato regionale e lo stipendio di parlamentare. Ebbene, ben sei ex deputati regionali: Calogero Mannino (gruppo misto), Sebastiano Burgaretta, Giuseppe Firrarello, Alessandro Pagano (tutti Pdl), Salvo Fleres (Forza del sud) e Vladimiro Crisafulli (Pd), attualmente seduti in Parlamento, si son rivolti alla Corte dei Conti per reclamare “i loro sacrosanti diritti acquisiti”, quelli cioè di una pensione da ex deputati regionali (dai tremila euro in su) da cumulare allo stipendio da parlamentare. Lo stesso Cascio ha definito il gesto “semplicemente indegno”.

Andiamo avanti: il 6 agosto Lombardo si arma di forbici e decurta indennità, stipendi da favola, auto blu, compensi e rimborsi. E la Sicilia scopre che i nostri deputati avevano persino un’indennità di funerale. Se Lombardo non avesse eliminato questa indecenza non avremmo mai scoperto che da mezzo secolo in Sicilia “un deputato è per sempre” e che le spese del suo addio alla vita le paghiamo noi. In questo fervore anticasta un deputato regionale ha pubblicato in un sito la sua busta paga. Lo stipendio dell’onorevole Giacomo Di Benedetto, gennaio 2009, al lordo di 11.703,64 euro, diventa al netto (tra ritenute varie, tra le quali il contributo “consigliato “ di 1.500 euro al partito) 7.908,00. All’indennità però vanno sommate, spiega il deputato, 4 mila euro di diaria e rimborso spese, 1.331 di trasporto, 345 per il telefono e le somme per i portaborse. Nell’arco della legislatura ci sono poi a disposizione 4 mila euro per le attrezzature informatiche (cellulari, Pc,portatili). Se l’onorevole ha incarichi ecco che la cifra sale: un presidente di commissione avrà altri 1.500 euro (460 i vice). Altre comodità in ordine sparso: il barbiere dell’Ars, un ambulatorio medico convenzionato, il ristorante (in bilancio ci sono 950 mila euro ogni anno destinati alla ristorazione dei deputati). L’onorevole Di Benedetto precisa che a differenza dei parlamentari non è previsto rimborso per spese mediche, viaggi aerei (tranne quelli in missione), né tessere omaggio,anche se, ammette “ogni tanto i biglietti per le partite del Palermo ci vengono offerti da amici”. Va molto meglio ai colleghi romani. Il presidente della Lazio Lotito, stufo di dare gratis 1.300 posti Vip dell’Olimpico a politici di ogni ordine e grado, la scorsa settimana ne ha dati solo 300, scatenando le ire degli “utilizzatori finali”.

Per quel che attiene le pensioni, basti sapere che all’Ars ad ogni deputato viene consegnato un libriccino nel quale si spiega come accedervi ed in quale percentuale: una legislatura vale il 25% dell’indennità parlamentare, due il 38% e tre il 53%. Una domanda sorge spontanea: ma che bisogno ha un uomo che guadagna 15 mila euro al mese di pretendere un biglietto omaggio allo Stadio??? E magari contemporaneamente votare per aumentare il ticket al Pronto soccorso??? Alla domanda perché gli stipendi dei deputati sono così alti il sito della Regione Sicilia (www.ars.sicilia.it, cliccare per credere) risponde candidamente: “perché conducono una vita dispendiosa e intensa e ricevono molte pressioni. L’indipendenza dei deputati può essere meglio salvaguardata se non hanno bisogno d’incrementare il loro reddito. Non tutti i deputati lavorano intensamente e sono capaci di salvaguardare la loro indipendenza di giudizio, ma questo rischio gli elettori devono correrlo.
Non c’è alternativa alla democrazia parlamentare. Un regime dispotico concede alti redditi ai despoti senza che nessuno possa vigilare sul loro operato”. Mi sembra che ogni commento sia superfluo…..Chi arraffa in ogni modo, non lascia neanche le briciole e chiede pure le mazzette lo fa per restare “indipendente” e salvaguardare la democrazia…. La scrittrice Nunzia Penelope nel libro “Soldi rubati” spiega come ogni anno l’Italia paga una sorta di tassa occulta di 400 miliardi di euro che finiscono nelle tasche di varie tipologie delinquenziali: 120 in evasione fiscale, 60 in corruzione, 52 in lavoro nero, 135 nelle casse delle mafie. Alla fine la Penelope chiede al lettore: secondo voi se l’attuale classe dirigente riuscisse a recuperare questi 400 miliardi di euro l’anno, come li utilizzerebbe? Vi fidate di questi governanti? Se mettessero le mani su queste somme che fine farebbero i soldini?

M’inquieta la risposta che viene immediata, perché se rispondiamo “no, non ci fidiamo di questa gente che ci governa” vuol dire che ai nostri occhi equivalgono agli evasori, ai mafiosi, ai delinquenti. Nessuno desidera che siano i ricchi a far politica, vogliamo soltanto che siano le persone oneste a farla. Quelle che hanno anche il coraggio di dire no, io a questa indecenza non ci sto. E magari per una volta, se non abbassarsi una delle tante indennità, se non cancellare una delle tante vergogne, almeno il biglietto omaggio della partita del Palermo darlo a chi quei 20 euro li spende per mangiare.

Rosaria Brancato

(Correlato in basso l’articolo sui vitalizi dei deputai regionali)