Dalla politica dello struzzo alla speranza di una prospettiva?

Già alcuni anni fa scrivevo degli articoli, essendo stato già assessore alle finanze del comune di Messina, consigliere e cultore della materia, in cui rilevando elementi di preoccupante tensione finanziaria del nostro Comune sostenevo che la gestione dell’Ente era deficitaria e senza alcuna prospettiva futura, definendola “la politica dello struzzo”. Lo struzzo infatti, in prossimità del pericolo nasconde la testa sotto la sabbia, proprio come la politica messinese che si è sostanzialmente disinteressata del futuro della comunità messinese e di quello della finanza comunale che si andava delineando sempre più negativamente.

L’Amministrazione Comunale ha quindi recentemente riproposto al Consiglio Comunale il conto consuntivo 2013 con larghi rimaneggiamenti rispetto ad una prima versione non esitata, senza concedere il tempo necessario per gli approfondimenti tecnici del caso ma impostando tutto sull’urgenza ed indifferibilità di tale atto. Per non rischiare di penalizzare la Città un gruppo di consiglieri comunali si è quindi assunto la responsabilità di approvare tale proposta, pur non avendo certezza della compiutezza e della piena veridicità e legittimità di tale atto. Esaminando i problemi di maggior rilievo si può ritenere che permangano gravi carenze che forniscono una rappresentazione parziale della realtà dell’Ente. Si continua ad utilizzare il contenzioso legale per coprire inefficienze e rimandare pagamenti che non vengono portati all’esame del Consiglio Comunale.

Appaiono non prudenziali le valutazioni sui crediti da esigere (residui) e sui debiti da onorare, le anticipazioni bancarie sono diventate debiti strutturali, la “finanza creativa” ha appesantito l’Ente ma tale scelta ha fatto sorgere un contenzioso che non essendo definito non incide sui conti del bilancio, mentre le aziende partecipate del Comune continuano ad essere gestite insostanziale costante e perdurante deficit. Inoltre per complicare maggiormente le cose alcune importanti partecipate non si forniscono i rendiconti allineati alla contabilità pubblica. Ciò malgrado già dal 2011 la legge prevedesse che i Comuni dovessero presentare un conto consuntivo consolidato (ovvero sia contenente anche la contabilità delle società di proprietà comunale).

In un quadro in cui non si intravede nessun progetto complessivo di sviluppo ed in cui non si esercita nessuna azione che possa seriamente riqualificare economicamente la Città assistiamo giorno dopo giorno al mantenimento di una spesa corrente che appare insopportabile per il Comune, mentre il livello qualitativo di servizi offerti alla comunità è sempre più basso. Sarebbe quindi il caso di guardare in faccia la realtà evitando maldestri e perniciosi tentativi di andare avanti mantenendo lo status-quo ad ogni costo. Infatti, non solo gli osservatori ma anche la Corte dei Conti ha richiamato l’Amministrazione cittadina segnalando che nessuna delle criticità strutturali oggetto anche di precedenti rilievi, è stata affrontata e superata.

Guardare avanti significa quindi considerare il possibile rigetto del piano decennale di riequilibrio varato dall’Amministrazione, poiché tale strumento appare insufficiente ed improbabile nelle sue modalità realizzative. Pertanto è necessario fare il possibile per governare attraverso la politica tale fase tecnico-amministrativa, in modo da renderla compatibile, anche in eventuale caso di passaggio alla fase di dissesto, con le necessità di un Città già fortemente provata dalla lunga e perdurante crisi economica. Sarebbe quindi opportuno chiedere subito un tavolo tecnico con il ministero del lavoro per evitare possibili licenziamenti e studiare soluzioni di avviamento alla pensione anticipata, magari contribuendo al fondo di solidarietà nazionale o tramite incentivi all’esodo. Mille, millecinquecento dipendenti in meno sulla spesa corrente del Comune e delle sue partecipate porterebbero una bella boccata d’ossigeno, così come una deroga al patto di stabilità per effettuare gli investimenti necessari al rilancio delle municipalizzate. Inoltre, una seria contrattazione pluriennale per la definizione dei debiti e crediti dell’Ente può portare un contributo decisivo nella sistemazione definitiva del bilancio comunale anche attraverso l’utilizzo delle misure straordinarie già adottate dal Governo in materia di pagamento dei debiti certificati della Pubblica Amministrazione. Certificazione dei debiti comunali e richiesta di intervento governativo per l’estinzione di tale massa debitoria che in Città non è dato sapere quali risultati ha prodotto, sempre che tale opportunità sia stata adeguatamente sfruttata.

La politica deve, oggi più che mai, assumersi la responsabilità di farsi parte attiva, non disconoscendo al tempo stesso l’impegno a realizzare, d’intesa con il Governo, una gestione del dissesto finanziario proiettata alla sistemazione dei conti ma anche allo sviluppo della nostra comunità. Tra le questioni prioritarie che attengono all’economia della nostra comunità vi è infatti anche la necessità di sciogliere i nodi che possono consentire lo sviluppo mirato delle attività portuali di Messina, agganciando la Città, che da sola non è strategica agli interessi nazionali, ed il suo porto ai progetti più ambiziosi dell’area dello stretto e di Gioia Tauro, nell’ambito di una ritrovata politica nazionale ed europea che si pone l’obiettivo dello sviluppo del Mezzogiorno per fare ripartire l’Italia. Nulla è facile né scontato ma si può certamente offrire una prospettiva diversa se si uscirà dal basso profilo operativo che ha caratterizzato la politica in questi ultimi anni e se ci si impegnerà a trovare le sinergie necessarie per dare soluzione ai problemi che ci affliggono. Non possiamo rassegnarci ad un declino costante né ad un futuro senza messinesi a Messina!

Luigi Beninati componente della Direzione Provinciale del PD e cofondatore nazionale del Laboratorio Democratico