Giustizia e buon senso non sempre sembrano andare d’accordo

In America circola la storia – non ho mai saputo se vera o meno – della settantanovenne Stella Liebeck che, andata in automobile a prendere un bicchierone di quei caffè americani in un McDonald’s drive through – quelli dove si acquista senza scendere dalla macchina –, era ripartita ponendo la bevanda fumante tra le gambe. Una frenata improvvisa le causò alcune ustioni. Affidatasi a un (fortunato) avvocato, ottenne un risarcimento di tre milioni di dollari dalla casa del cheeseburger, colpevole di non averla avvertita sufficientemente dell’alta temperatura della brodaglia. Non ho la competenza per addentrarmi nel tema delle differenze tra Common Law e Civil Law, tra il Diritto di matrice anglosassone e quello in uso in Italia, però rivendico il … diritto di applicare quelle che mi sembrano norme dettate dal buon senso. Al di là dell’entità della somma, sicuramente il giudice americano aveva la possibilità di agire diversamente: per esempio, di sospendere la vendita del caffè in tutti i McDonald’s dello Stato, almeno fino a quando non ne fosse ben evidenziata la pericolosità. Scelse, invece, la via del risarcimento. McDonald’s pagò prontamente e fece di necessità virtù – facendo scrivere su ogni bicchiere il caffè bollente può provocare ustioni -; quantomeno per non veder replicare in tutto il Paese vere o presunte richieste di indennizzo.
Perché ho raccontato questa storia? Per la semplice ragione che sono rimasto perplesso di fronte al modo (molto diverso) nel quale viene intesa la Giustizia nell’ex Bel Paese.
Il primo caso riguarda l’ordine di assunzione – non di riassunzione – di 145 lavoratori con tessera CGIL, impartito alla Fiat di Pomigliano dal Tribunale di Roma.
Non mi sfiora nemmeno l’idea che la decisione sia stata presa in odio all’azienda di Cleveland – pardon, di … Torino -, mi fido ciecamente dei magistrati che hanno affermato che la Fiat ha violato la legge. Non posso però fare a meno di pensare che una cosa è essere condannati alla prigione, a una multa o alla fustigazione in piazza, un’altra è essere obbligati ad assumere 145 persone. Con 145 nuove assunzioni salta qualsiasi organizzazione aziendale, viene alterato il bilancio di previsione, si alterano gli equilibri interni. La stessa, indispensabile, autorevolezza di chi dirige l’azienda va a farsi benedire. Non solo: mettiamoci nei panni di un imprenditore straniero – magari cinese, abituato a un rapporto a dir poco datato con i dipendenti – che aveva preso in considerazione l’ipotesi di venire in Italia; è presumibile che consideri questa sentenza incompatibile con il suo investimento. Passi per il giudizio su ragioni e torti, ma non era meglio una multa? Per fare un paragone con il caso americano, è come se il giudice avesse imposto di somministrare il caffè a una temperatura non superiore a 50°. Rendendo la bevanda imbevibile persino per gli ultracollaudati palati statunitensi.
Il secondo caso riguarda l’Area C di Milano. Come tutti sapete, il Consiglio di Stato ha annullato la delibera comunale che imponeva il pagamento di 5€ agli automobilisti in entrata. Su ricorso di un garage che aveva visto i suoi incassi crollare per la riduzione della clientela. Anche questa volta, non mi azzardo a ipotizzare che la decisione sia scorretta, né voglio pensare alle migliaia di esercizi commerciali che hanno visto le loro vendite calare per un cambio di viabilità o per una nuova soluzione urbanistica. Se tutte le aziende dovessero essere indennizzate a causa delle scelte delle amministrazioni locali, figurarsi cosa accadrebbe! Ma non era più semplice mantenere il ticket per l’Area C e imporre al Comune di indennizzare il garage?
Una curiosità. Non dobbiamo credere che questi siano temi nuovi, che scopriamo oggi noi uomini del XXI secolo. Ferdinando I d’Asburgo, nel ‘500, aveva come motto Fiat justitia, pereat mundus e (pare) lo interpretasse nel senso che la Giustizia andava affermata sempre e comunque, qualsiasi fossero le sue conseguenze. Ai nostri giorni, probabilmente, sarebbe stato dalla parte di certi giudici. Lutero lo corresse pochi anni dopo, mantenendone però il significato: Fiat justitia, ruat coelum. Hegel, a sua volta, rafforzò il concetto con Fiat justitia ne pereat mundus. Insomma, pare che l’interpretazione più rigida del ruolo della Giustizia abbia avuto origine al di sopra delle Alpi, per poi “pragmatizzarsi” nella Common Law e trasferirsi a Sud. Sarà vero? Attendo opinioni e correzioni. (Giovanni Mollica)