Il Ponte sullo Stretto è scivolato sulla Banana Rossa

Nell’Agosto 2004, preso atto che l’Italia non era in grado di realizzare la tratta SA-PA, la più meridionale dell’ex Corridoio 1 Berlino-Palermo, si costituì a Bruxelles l’Associazione FERRMED.
Cercando sul web si legge – in inglese naturalmente – che FERRMED è un’associazione multisettoriale finalizzata a incrementare il trasporto merci via ferrovia e a rilanciare la competitività industriale in Europa.
L’obiettivo ultimo è realizzare il Grande Asse per il trasporto merci su ferrovia Scandinavia-Reno-Rodano-Mediterraneo Occidentale. Guardando l’immagine di questo Grande Asse si capisce perché l’area geografica interessata è chiamata Red Banana.
Tra i soci, circa 150, figurano i più grandi e potenti Enti e Aziende pubblici e privati di Spagna, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca, Paesi scandinavi e Baltici. Fino ai Russi che si propongono di collegare il Grande Asse nientemeno che con la Ferrovia Transiberiana.
Un approfondito e interessantissimo studio, dal titolo FERRMED_GLOBAL_STUDY_BOOK, elaborato dall’associazione calcola in alcune centinaia di miliardi gli interventi richiesti per attivare questo lunghissimo e complesso collegamento ferroviario A/V e A/C. Vengono analizzati i bottleneck, i colli di bottiglia da eliminare – analoghi all’attraversamento dello Stretto per il Corridoio Berlino-Palermo – e se ne individuano un paio di straordinaria valenza ingegneristica.
Il primo è il tunnel di 18 km tra l’isoletta pressoché disabitata di Fehmarn, in Germania, e quella, anch’essa poco abitata, di Lolland, in Danimarca. Costa circa 8 miliardi di euro, sarà iniziato nel 2014 e completato nel 2020. Interamente a carico della Danimarca
Il secondo è il collegamento Algeciras-Almeira. Un costo altrettanto elevato, inserito in un complesso di grandi opere da realizzare in Spagna per 15 miliardi di euro.
Viene da sorridere a pensare che il Ponte sullo Stretto in sé sarebbe costato meno di 4 miliardi, gli altri 4,5 sarebbero stati tutti spesi per realizzare collegamenti e opere di cui avrebbe beneficiato soprattutto il territorio messinese.
Qualora qualcuno non abbia ancora capito cosa comporterà il FERRMED per la Sicilia, per il Mezzogiorno e per l’Italia, tentiamo di essere più espliciti: la Spagna si propone come canale di collegamento privilegiato per i flussi di merci che entrano nel Mediterraneo. Provenienti dall’Estremo Oriente (attraverso Suez), dall’Africa e dal Mar Nero. In barba alla geografia e a quel Paese popolato da politici inetti che è l’Italia. Tra gli applausi del PD, dell’UDC, dell’IDV, dei Verdi e degli Ambientalisti.
La redistribuzione dei flussi di mercantili a favore dei porti spagnoli del Mediterraneo e il trasferimento di milioni di tonnellate di merci dalle navi alla ferrovia comporterà la riduzione del 50% delle emissioni di CO2. Inoltre, lungo il Grande Asse, nasceranno migliaia di imprese manifatturiere, di centri di distribuzione di merci e di attività collegate.
LO stesso tipo di indotto che sostiene, da molti decenni, l’economia di Olanda e Belgio. E contribuisce in modo sostanziale alla grande industria di trasformazione tedesca.
Il progetto FERRMED è già in esecuzione e le opere già realizzate hanno causato l’incremento dell’attività dei porti spagnoli – Valencia in testa, con i suoi oltre 4 milioni di teu – e il parallelo calo di quelli italiani. Gioia Tauro, con i suoi 400 cassaintegrati ne è la dimostrazione.
Tre quarti d’Italia saranno tagliati fuori per mezzo secolo da qualsiasi ipotesi di crescita socioeconomica. La stessa Genova – che partecipa al FERRMED e, per la direttissima Genova-Milano (6,2 miliardi) è riuscita ad aggiudicarsi le risorse che erano in dote al Ponte sullo Stretto – assaggerà solo le briciole della rivoluzione trasportistica che si verificherà entro il 2025. Data alla quale il progetto FERRMED sarà completato.
Auguri a chi resta in questo Paese di ciechi e di ladri