“L’unica vera rivoluzione è quella di chiudere la rada San Francesco”

La gente più utile al potere è quella che crede sul serio a quel che afferma, ed è quella che in genere fa carriera”. Così Noam Chomsky ci invita a non prendere per oro colato i proclami e le valutazioni che in modi diversi e pur sempre uguali sentiamo per bocca delle cosiddette autorità…

Le accelerazioni prodotte negli ultimi 20 anni da atti amministrativi insensati, hanno trasformato radicalmente e irreversibilmente il nostro territorio. Gli amministratori di vecchio stampo sono troppo accorti per non capire che “qualunque fatto che riguarda una funzione ( abitazione, lavoro, traffico, commercio ) si ripercuote su tutte le altre”.

Voi egregi amministratori tutti, del passato e del presente, sapete bene che favorendo il particolare si sottrae spazio alla collettività, si inaspriscono gli animi, si incoraggia ad emigrare, perché nessuno vuole e può riconoscersi in un disegno di città asociale e amorale.

Tutti in un modo o in un altro, abbiamo interesse che la città funzioni, e ci restituisca in termini sociali, economici e ambientali quello che una comunità civile ha il diritto di pretendere da qualsiasi amministratore. La città ha già pagato e continua a pagare in termini di mortificazione e mercificazione del territorio. La città paga la superficialità, l’ottusità, il menefreghismo di intere classi politiche che non hanno saputo né voluto tutelare gli interessi di tutti i cittadini; intere generazioni di politici che indisturbati hanno favorito corporazioni e lobby a colpi di emendamenti, osservazioni, varianti in corso d’opera. Mediocri amministratori che per disinformazione, ignoranza, insipienza hanno acconsentito l’annientamento sociale ed economico di questa città senza mai chiedersi se col proprio voto, la propria firma o semplicemente assentandosi dall’aula comunale hanno fatto bocciare o approvare una delibera.

E poi guarda come trottano le persone dietro ai poteri forti, quegli arroganti che non vogliono né regole né stato fra i piedi, perché devono guadagnare quanto più possibile, nel più breve tempo possibile, minacciando e intimidendo chiunque si frapponga sul loro cammino.

Ricordiamoci sempre l’articolo 41 della costituzione che così recita: “ L’iniziativa economica privata è libera: Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”

Sul problema trentennale della schiavitù dei T.I.R è esistita una mobilitazione unica nel suo genere, con una occupazione al Comune, blocchi stradali, cortei, fiaccolate e sit-in, lenzuola volantini e vivaci dibattiti. Adesso tanti proclami, annunci epocali e mai un riferimento onesto a quel manipolo di cittadini del “Comitato la Nostra Città” veri iniziatori della battaglia anti-TIR (anno 2000). Pure in quel frangente Renato si è contraddistinto e uscendo fuori dal coro ha prospettato la risoluzione del problema nell’approdo di Tremestieri… infatti si è visto come è finita! Allora, quegli uomini e donne erano dileggiati dai media che su certa stampa titolava “talebani buddaci” corroborati da professionisti della parola che hanno contribuito a distruggere l’idea di solidarietà e continuità che si andava prefigurando: diritti alla salute, alla tutela ambientale, alla incolumità, alla libertà di aggregazione…

La solo pena di adesso è che si sono persi 14 anni senza fare tesoro delle esperienze passate, come sempre succede nella popolazione dei messinesi. Il potere sa che dividendo impera, gli unici a non capirlo restano i buddaci pieni di approssimazioni, lenti nell’elaborazione dei fatti, sciatti e prepotenti, ingrassati fra le fila di chi gli “organizza vita e pensiero”. Che dire poi di un’informazione dei media inesistente, orripilanti Tg che dicono tutto e il loro contrario senza mai prendere posizioni perché, come dice Chomsky…

(sento già le vocine indignate che mi apostrofano come saccente maestrina).

Capisco che le regole del fare producono anche cambiamenti in corso d’opera, contraddizioni, forzature e fughe, ma ti prego Renato non parlare di RIVOLUZIONE perché se è vero che la tua (?) è stata una battaglia fondamentale contro i TIR non ho capito bene come ti sei mosso all’inizio del tuo insediamento a Sindaco. Hai i poteri per fare quello che devi.

La rivoluzione è chiudere la rada S. Francesco e interdire il passaggio ai T.I.R da qualunque latitudine dentro la città.

La rivoluzione è nell’ essere capaci di scegliere, pianificare, progettare. La rivoluzione è pretendere da qualsiasi amministratore di qualunque colore politico dedizione e devozione alla nostra città, conoscenza e professionalità. La rivoluzione è scoprirsi cittadini in una città che tutti i governanti ci hanno reso ostile e contraria.