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Ordinanza anti-ambulanti. Fulvia: “De Luca fa la guerra a chi vuole solo lavorare”

MESSINA – Con un’ordinanza il sindaco Cateno De Luca ha deciso che per tutto il periodo estivo è vietato il commercio ambulante sulla litoranea, sia nord che sud, e nelle vie nevralgiche di Torre Faro e Ganzirri. Stop a chioschi, bancarelle, camioncini. Chi sarà beccato rischia il ritiro della licenza.

Lo ha annunciato il sindaco sabato pomeriggio, che con questa ordinanza pone sicuramente un freno importate all’ambulantato selvaggio. E innumerevoli ogni anno sono le segnalazioni e le richieste d’intervento sulle due fasce di litoranea, visto quanto hanno abusato in troppi. Ma si rischia di mettere in ginocchio chi lavora in modo itinerante con le carte in regola.

I perché dell’ordinanza

Per De Luca un provvedimento necessario per arginare le violazioni che si registrano puntualmente nel commercio itinerante. Necessario perché gli ambulanti «recano disturbo alla circolazione veicolare invadendo spesso la strada con occupazioni di tavoli e sedie».

La voce degli ambulanti

C’è però chi vive di questo lavoro. C’è chi ha investito i propri risparmi in attività di questo tipo e fa sacrifici per rispettare le regole imposte per il commercio itinerante.

La storia di Fulvia


C’è per esempio Fulvia, 34 anni, una giovane messinese che racconta la sua storia per dire che non si può mettere così in ginocchio, con un colpo di penna, chi prova a lavorare onestamente. Fulvia nei mesi scorsi aveva anche provato a ottenere un’autorizzazione temporanea di occupazione suolo pubblico per non dover essere costretta a spostare ogni tot ore il suo chioschetto. Ma tra rimpalli di uffici, promesse non mantenute e muri di gomma della burocrazia, oggi rischia di perdere la licenza se viene beccata a lavorare nelle zone dell’ordinanza. Che poi sono le zone in cui d’estate c’è la gente e dunque andare altrove sarebbe inutile.

Ecco la sua lettera

«Mi chiamo Fulvia, ho 34 anni e scrivo la mia storia perché indignata e triste per ciò che Messina, la mia città, mi sta levando giorno dopo giorno.

Con fatica e dedizione sono riuscita a laurearmi in Scienze e tecniche psicologiche e durante il mio percorso di studi ho sempre lavorato, non per bisogno, ma per “fame di indipendenza”.

Ho imparato a fare la cameriera, la barlady, l’hostess, la commessa, senza mai tralasciare il mio unico obiettivo: la laurea.

Una volta coronato il mio sogno, ho iniziato a capire quanto fosse difficile inserirmi nel mondo del lavoro. Ma non volevo prendere un treno e andar via, non volevo lasciare la mia famiglia, i miei affetti, le mie tre nipotine, il mio mare, la mia città.

Allora ho iniziato a coltivare la mia seconda passione, il commercio e l’imprenditoria. Ho aperto una palestra, poi ho imparato a usare l’affettatrice e a tagliare le forme di grana aprendo una salumeria.

Ma niente di ciò mi dava soddisfazione. Amavo un lavoro che mi lasciasse più spazio e che non mi obbligasse a star 10 ore al giorno chiusa in un locale.

La scelta di investire

Così, due anni fa, insieme al mio compagno, decidiamo di cimentarci nell’ennesima avventura. Affittiamo un chiosco dei panini investendo un piccolo capitale, apriamo una licenza itinerante con partita Iva, iscrizione alla camera di commercio, Hccp, assicurazione sul mezzo, spendiamo 800 euro di gancio di traino per agevolarmi nello spostamento del chioschetto. Insomma, un’attività in piena regola.

«Ci mettono in ginocchio»

Tutto sarebbe potuto filar liscio. Lavorare poche ore di notte, a contatto con i giovani e con la musica, ricavando uno stipendio di tutto rispetto. Cosa desiderare di più? Se non fosse che due giorni fa mi sveglio, apro Facebook e vengo a conoscenza di una nuova ordinanza di questa amministrazione che vieta nella stagione estiva di poter lavorare in tutta la zona della litoranea.

Poco importa se vendi fazzoletti ai semafori o se hai un’attività in piena regola: non puoi lavorare. O poco importa se lo Street food fa da cornice in tutte le località d’Italia: a Messina diamo fastidio. E non conta nulla se tutte le sere camminiamo con il sacco e leviamo tutte le bottiglie dalla strada, perché gli incivili che sporcano siamo noi.

Per l’ennesima volta la mia Messina mi delude, per l’ennesima volta la guerra viene fatta alle persone che hanno voglia di lavorare e di costruire qualcosa.

Forse ho sbagliato io, forse dopo la laurea dovevo prendere quella valigia e andar via in un’altra città, in un’altra regione, dove sicuramente la mia voglia di lavorare e realizzarmi sarebbe stata più apprezzata».

Francesca Stornante