Messina è una pattumiera, ma per Accorinti l’assenza di decoro urbano è colpa dei proprietari di locali sfitti

Mentre la città rischia, da settimane ormai, di affogare sotto i sacchetti di spazzatura ed è sporca sino all’inverosimile, sull’albo pretorio del Comune compare una singolare ordinanza firmata dal sindaco Renato Accorinti, avente il seguente oggetto: «Decoro urbano e salubrità delle arterie commerciali del centro cittadino – locali sfitti in condizioni di degrado».

L’atto sindacale siglato proprio stamattina prende di mira i proprietari di botteghe e immobili sfitti, obbligandoli a «pulire le saracinesche e, soprattutto, togliere gli eventuali rifiuti accumulatisi e/o gettati attraverso le saracinesche all'interno degli stessi fondi; rimuovere le insegne degli esercizi cessati con decoroso ripristino dello stato dei luoghi; tenere pulite le vetrine conservandole libere, sia sull'esterno che nell'intemo, da affissioni di manifesti, volantini, fogli di giornale, avvisi di varia natura, ecc. anche se fatte da terzi, ad eccezione delle comunicazioni di trasferimento dell'attività commerciale in altro luogo e dell'offerta di vendita o locazione del fondo».

Il tutto in nome di quel decoro urbano che l’amministrazione comunale per prima non è in grado di garantire, come è evidente in questi giorni. Le premesse dell’ordinanza sindacale sembrano quasi una barzelletta alla luce dell’emergenza rifiuti che Messina sta vivendo, nel silenzio assordante del Comune.

«In citta – si legge testualmente – vi sono fondi commerciali protetti da serrande forate dove l'intercapedine tra queste e la porta di ingresso diventa ricettacolo di sporcizia e rifiuti vari, causando oltre a gravi problemi di igiene pubblica un forte degrado estetico; fondi commerciali che hanno spazi ampiamente rientranti rispetto al filo della facciata e non sono protetti da serrande che oltre a divenire depositi di rifiuti e defezioni varie possono favorire — anche a causa della scarsa illuminazione notturna — l'insorgere di fenomeni criminosi quali lo spaccio di stupefacenti e altri fenomeni connessi all'abuso di alcool; vetrine sporche, non decorose, sulle quali sono affissi, sia sulla parte esterna che in quella interna, manifesti, volantini, fogli di giornale, avvisi di varia natura, ecc …».

Secondo il sindaco Accorinti, «il fenomeno in argomento reca pregiudizio, oltre che all'igiene pubblica, al decoro ed alla salubrità dell'ambiente urbano anche alla dignita della comunità locale e dell'Amministrazione, generando non solo un naturale scadimento nella percezione della qualità e dell'immagine della città a livello sia locale che turistico ma anche l'accrescersi della percezione di insicurezza da parte della popolazione»

Il primo cittadino, che sino ad oggi non ha speso neanche una parola sulla drammatica condizione igienico- sanitaria di queste settimane, legata alla presenza di montagne di rifiuti in tutte le zone, di erbacce alte come alberi e di liquami fognari che – come segnalano i nostri lettori – inondano interi villaggi – scopre improvvisamente, con quest’ordinanza, che «tra i doveri primari dell'Amministrazione Comunale vi è quello di salvaguardare il decoro, l'igiene, la cura, la manutenzione e pulizia della città e del suo patrimonio storico, artistico ed architettonico».

Il compito di provvedere al decoro urbano preferisce, tuttavia, demandarlo ai proprietari di botteghe e immobili sfitti, avvisandoli che «in caso di inottemperanza alla presente Ordinanza, salvo che il fatto sia previsto dalla legge come reato o costituisca pia grave illecito amministrativo…. la sanzione pecuniaria da euro 25,00 a euro 500,00».

Insomma, se il Comune può tenere la città come una pattumiera, i proprietari di immobili devono attenersi alle rigide regole emanate dal sindaco con una ordinanza che guarda alla pagliuzza ma non alla trave.

Danila La Torre