Dissesto sempre più vicino, la Corte dei conti “smonta” il piano di riequilibrio

La Corte dei Conti “smonta” punto per punto il piano decennale di riequilibrio approvato dal Comune, a cui sono legate le uniche speranze di evitare il dissesto finanziario. L’organo di controllo definisce il documento «alquanto lacunoso» rispetto alle linee guida messe a punto dalla Sezione delle Autonomie della stessa Corte, che aveva definito parametri e criteri rigidissimi. Il risultato conseguito da Palazzo Zanca è considerato scadente dalla Corte dei Conti, soprattutto in considerazione del fatto che lo schema istruttorio prodotto dall’ente ed acquisito agli atti della Sezione «riporta pedissequamente in molte parti le formulazioni astratte presenti nello schema generale, omettendo l’inserimento di importanti elementi conoscitivi relativi all’ente». Nella delibera firmata nella Camera di Consiglio del 18 marzo scorso, il relatore Francesco Albo, il presidente Maurizio Graffeo ed il consigliere Anna Luisa Carra elencano i punti deboli del piano.

Nello specifico, i magistrati contabili sollevano rilievi gravi in merito: al disavanzo d’amministrazione; al Fondo svalutazione crediti; ai debiti fuori bilancio riconosciuti negli anni; ai debiti fuori bilancio da riconoscere; ai debiti verso Ato rifiuti; ai debiti verso Atm; ai debiti verso Messinambinete; ai debiti fuori bilancio potenziali; al riordino complessivo delle partecipazioni comunali; ai trasferimenti regionali; ai proventi derivanti dai permessi di costruire; al patto di stabilità interno; alle varie misure correttive: entrate (maggior gettito tributario; copertura dei costi servizi rifiuti e acquedotto), alienazione immobiliare, personale, spese correnti, indebitamento, altro; all’anticipazione di tesoreria; e alla Spending review.

Entriamo adesso nel dettaglio della delibera della Corte dei Conti, andando a vedere i passaggi più significativi, che riportiamo testualmente.

Disavanzo di amministrazione. A seguito dell’approvazione del rendiconto 2011, sono emerse le seguenti risultanze finali: avanzo vincolato per investimenti euro 1.044.530,78; -disavanzo non vincolato pari ad euro 3.393.687,91. Il piano prevede la copertura del predetto disavanzo in tre esercizi (euro 1.393.690,00 nel 2012 ed euro 1.000.000 per ciascuno degli anni 2013 e 2014) senza, tuttavia specificare le fonti di finanziamento. Oltre alla predetta specificazione, si rende necessario conoscere gli esiti della procedura di riaccertamento straordinario dei residui, che l’ente ha semplicemente avviato. Questa procedura, dalla cui corretta conduzione può sensibilmente mutare l’entità del disavanzo di amministrazione da ripianare, oltre ad essere obbligatoriamente prevista dall’art. 243 bis, comma 8, lett. e, del TUEL, è già stata richiesta con deliberazione dalla Sezione Autonomie della Corte e con delibera dello stesso Consiglio comunale, recante le linee guida per la redazione del piano.

Fondo svalutazione crediti.Il legislatore ha recentemente istituito l’obbligo, a partire dal bilancio di previsione 2012, di creare un fondo svalutazione crediti non inferiore al 25 per cento dei residui attivi di cui ai titoli I e III dell’entrata con anzianità superiore a 5 anni. Nel bilancio di previsione 2012, ciò ha comportato un maggiore onere finanziario di euro 10.675.000 euro. Lo stanziamento previsto nel piano risulta sensibilmente inferiore e va addirittura quasi a dimezzarsi a regime (euro 6.653.000 nel 2013 e 5.200.000 a decorrere dal 2014) per via della presumibile riduzione dei residui attivi indebitamente contabilizzati. Sarebbe necessario avere dall’ente ulteriori elementi conoscitivi a giustificazione della stima dei predetti stanziamenti.

Debiti fuori bilancio riconosciuti negli anni precedenti. I controlli finanziari condotti dalla Sezione hanno evidenziato un ammontare sempre crescente di debiti fuori bilancio riconosciuti, che superano i 15 milioni di euro nel 2011. Nel 2012 l’ammontare complessivo dei debiti fuori bilancio e delle transazioni ammonta ad euro 11.878.271,71 (pag. 16 del piano approvato). Nonostante l’ente abbia in passato riconosciuto una serie di debiti nei confronti degli organismi partecipati, non è poi riuscito a provvedere al materiale pagamento delle obbligazioni, in ragione della cronica mancanza di risorse, collegate anche al deludente andamento dei piani di dismissione immobiliare che ha cercato di attuare negli anni. Si chiede, pertanto, di acquisire elementi conoscitivi sull’avvenuta estinzione delle predette passività.

Debiti fuori bilancio da riconoscere. Con riferimento ai debiti fuori bilancio da riconoscere, quantificati in euro 78.322.375,88 (euro 72.887.846,24 di parte corrente ed euro 5.434.529,64 di spesa d’investimento), si rende necessario acquisire: un prospetto dettagliato di tutte le passività incluse nel computo, con specificazione della tipologia di spesa scaturente e del relativo ammontare; un prospetto dell’ente che specifichi meglio le modalità di copertura dei debiti, di natura sia d’investimento che corrente. Quanto ai primi, il prospetto 3.2 prevede il finanziamento di euro 5.434.529,64 attraverso il ricorso al fondo rotazione (di cui peraltro non sono computati gli oneri restitutori) e all’indebitamento, senza quantificarne il rispettivo ammontare. Analoga operazione va richiesta con riferimento alle passività correnti (euro 72.887.846,24), di cui vanno specificate le fonti di finanziamento, con annessa quantificazione del rispettivo ammontare, per ciascuno degli anni di durata del piano; le dichiarazioni dei dirigenti circa l’ammontare dei debiti fuori bilancio da riconoscere, che devono essere acquisite sotto forma di attestazione, come peraltro richiesto dallo schema istruttorio; copia degli accordi formalizzati con i creditori, che consentano la dilazione decennale prevista nel piano per tutte le passività ivi considerate; esito dell’attività di accertamento delle posizioni debitorie con il sistema creditizio. Qualora abbia utilizzato entrate aventi specifica destinazione è necessario verificare se l’ente abbia correttamente ricostituito la consistenza delle somme vincolate.

Debiti verso ATO Rifiuti. Per quanto concerne l’esposizione debitoria nei confronti di ATO ME3 s.p.a., l’ente ha comunicato di aver aderito al piano di rientro previsto dalla legge regionale, che ricomprende anche il residuo debito della transazione di cui alla delibera CC n. 128/2006 e dell’anticipazione regionale di cui al DRG n. 165/2011. L’importo, secondo l’ente, dovrebbe essere decurtato dai debiti fuori bilancio, per euro 29.677.553,09 , e rimborsato in quote annue costanti, secondo un piano di rientro non agli atti di questa Sezione. Essendo medio tempore mutata la normativa di riferimento, l’ente ha comunicato di aver avviato la procedura per la redazione del piano di rientro, con stesura di un piano finanziario di rimborso dei debiti dell’ente al 31.12.2011 per il successivo asseveramento da parte di quest’ultimo. A supporto dell’ipotesi di rateizzazione ventennale delle predette passività, si rende necessario acquisire il piano, comprensivo di asseveramento dell’ente, e dell’approvazione da parte del competente Assessorato regionale.

Debiti verso ATM. Dalla dichiarazione del legale rappresentante, allegata alla delibera consiliare di adozione del piano, emerge una quantificazione degli oneri di liquidazione dell’azienda pari ad euro 45.600.000.Si rende necessario, pertanto, che l’ente motivi lo stanziamento decennale di euro 4.000.000 (il bilancio di previsione 2012 non riportava alcun stanziamento) annui, anziché di euro 4.560.000 .

Debiti verso Messinambiente s.p.a. Stando alla relazione dell’ente, ammonterebbero ad euro 1.759.808,64 , che potrebbero essere oggetto di transazione. La delibera consiliare n. 11/C, tuttavia, include una dichiarazione asseverata del legale rappresentante dalla quale emerge una quantificazione degli oneri di liquidazione dell’azienda pari ad euro 42.000.000 (al netto di euro 18.000.000 oggetto di contenzioso con l’ATO), di cui non v’è traccia nel piano di riequilibrio decennale, parte impieghi (passività). Si rende necessario, pertanto, acquisire le motivazioni del mancato stanziamento.

Debiti fuori bilancio potenziali. Con riferimento ai debiti fuori bilancio potenziali (in relazione ai quali, cioè, non sussistono ancora i presupposti del riconoscimento), quantificati in euro 200.000.000, si rende necessario acquisire: un prospetto dettagliato indicante tutte le passività, con specificazione delle relative tipologie (corrente / investimento), del relativo ammontare e delle rispettive fonti di finanziamento; le motivazioni della scelta di stanziare l’importo di euro 120.000.000, a fronte della quantificazione di euro 200.000.000; una relazione sull’attuale stato del contenzioso, come peraltro richiesto in via generale dallo schema istruttorio della Sezione Aut., sez. I, punto 9.3; l’esito delle misure di allineamento con le contabilità degli organismi partecipati dall’ente; i contratti di servizio stipulati con gli organismi partecipati In loro difetto, infatti, i rapporti di debito / credito sarebbero soggetti a pericolosi margini d’incognita, inconciliabili con qualsiasi logica di corretta corporate governance e, più in generale, con qualsiasi tentativo di risanamento dell’ente.

Riordino complessivo delle partecipazioni comunali. Si chiede di acquisire elementi conoscitivi sull’eventuale riordino complessivo delle partecipazioni comunali e sul correlato impatto finanziario sul bilancio dell’ente.

Trasferimenti regionali. Il piano decennale prevede una riduzione dei trasferimenti erariali, ma non fa altrettanto con riferimento ai trasferimenti regionali, che negli ultimi esercizi hanno subito un consistente decremento a seguito della progressiva riduzione del Fondo regionale delle Autonomie. Lo stesso ente ha quantificato le riduzioni dei trasferimenti regionali nel 2011 in euro 7.700.000,00 rispetto all’anno precedente. Si rende necessario, pertanto, acquisire motivazione della mancata riduzione prudenziale di tale entrata, che invece rimane costante.

Proventi da permessi di costruire. Nel piano decennale, l’ente prevede di finanziare spesa corrente con utilizzo di proventi da permessi di costruire per euro 3.013.500 annui per dieci anni (in totale, oltre 30 milioni di euro). Si rende necessario acquisire idonea motivazione di tale previsione, posto che l’operazione prospettata difetta, allo stato, di specifica norma autorizzatoria.

Patto di stabilità interno. L’ente ha violato il patto di stabilità interno nel 2011 (euro 28.472.000) e prevede di violarlo anche nel 2012, sebbene i risultati non siano ancora definitivi. Si rende necessario, pertanto: acquisire la specificazione delle misure atte a consentire il rispetto del predetto vincolo entro il primo periodo di attuazione del programma di risanamento, in armonia con quanto previsto dalle linee guida della Sezione delle Autonomie; verificare che l’impostazione del piano tenga conto degli effetti sanzionatori collegati all’inosservanza del vincolo negli anni 2011 e, ove confermato, 2012;verificare, in particolare, se l’ente abbia previsto idonei stanziamenti prudenziali per gli effetti finanziari ad essi collegati (nel 2011, decurtazioni ai trasferimenti per euro 7.050.209), sebbene attualmente oggetto di contenzioso dinanzi al Consiglio di Giustizia amministrativa.

Misure correttive

Misura 1 – Maggior gettito tributario. L’ente prevede un maggior gettito di IMU (+ 4.266.008) e di TARES (+ 9.480.000) di cui si chiede di fornire adeguata dimostrazione, producendo le analisi o gli altri idonei parametri di riferimento utilizzati per la stima (art. 162, comma 5, del TUEL). Si richiede che l’ente, che ha chiesto l’accesso al fondo di rotazione, dimostri l’avvenuta approvazione delle aliquote e le tariffe nella misura massima consentita.

Misura 2 – copertura dei costi del servizio smaltimento rifiuti e del servizio acquedotto.Si richiede che l’ente dimostri la copertura integrale dei costi del servizio smaltimento rifiuti e del servizio acquedotto.

Misura 7 – proventi da alienazione immobiliare.Il documento pluriennale prevede un introito da alienazioni immobiliari pari ad euro 43.900.000 euro.La prima quota di introito prevista indicata nel piano (anno 2013), si riferisce alla vendita della Caserma dei Vigili del Fuoco al Ministero dell’Interno per € 4.300.000,00 di cui, allo stato, manca l’atto autorizzativo ministeriale che ne rende incerto quantomeno il loro effettivo valore di realizzo. Le restanti quote, per un totale di euro 39,6 milioni (dal 2014 al 2022), si riferiscono ad un nuovo piano di alienazioni in corso di formazione, posto che il precedente piano di dismissioni (CC n. 29/C del 2009), rimasto in gran parte inattuato (accertati 2,6 milioni di euro a fronte di una previsione iniziale di euro 43,04 milioni), ha esaurito i propri effetti. L’attuale fase di gestazione in cui versa il nuovo piano, redatto secondo gli indirizzi previsti dalla delibera CC n. 102 del 27/2/2012, non consente l’individuazione dei beni oggetto delle vendite né la quantificazione dei futuri e possibili introiti. Si chiede, pertanto, di conoscere il criterio utilizzato per la stima di tutte le suddette poste di entrata, nonché l’indicazione delle tipologie di spesa che saranno finanziate con i predetti proventi e con le eventuali correlate plusvalenze.

Misura 3 – personale. L’ente non sembra aver adottato alcuna misura strutturale di razionalizzazione della spesa di personale, le cui uniche economie (euro 25.584.917,25) sono riconducibili ai pensionamenti di 732 unità. Si richiede all’amministrazione, che ha fatto richiesta di accesso al fondo di rotazione, il provvedimento di rideterminazione della dotazione organica. Il piano prevede nuove assunzioni di personale, compatibilmente con la legislazione pro tempore vigente e con le eventuali economie di spesa. Sarebbe opportuno, inoltre, conoscere le modalità utilizzate per il calcolo dell’incidenza sulla spesa corrente della spesa derivante dal consolidamento della spesa per il personale dell’ente con la spesa riferita al personale delle società partecipate . Ciò permetterebbe di verificare se il suddetto computo sia stato o meno effettuato sulla base delle indicazioni fornite dalla Sezione delle Autonomie .

Spese correnti . Con riferimento alla spesa corrente, si chiede la dimostrazione della riduzione percentuale prevista nel piano, anche in considerazione del fatto che la tabella 8 prevede un progressivo incremento della spesa corrente per complessivi euro 172.727.283 rispetto all’ultimo dato consuntivo disponibile, ossia quello del rendiconto 2011. Giova evidenziare, al riguardo, come la dimostrazione in termini prospettici della progressiva riduzione della spesa corrente non possa che avvenire rispetto a dati consuntivi e non certamente rispetto a dati preventivi, suscettibili di oscillazioni nel corso dell’esercizio di riferimento.

Misura 6 – indebitamento. L’ente prevede per la durata del piano una riduzione dell’indebitamento per euro 12.709.654,00. Si chiede di dimostrare l’effettiva computabilità degli asseriti risparmi derivanti dal progressivo minore onere per il servizio del debito, tenuto conto: della previsione di nuovo indebitamento per il finanziamento di debiti fuori bilancio di cui manca la relativa quantificazione; della necessità di rimborsare l’anticipazione concessa dal Fondo di rotazione, cui l’ente ha chiesto di accedere; dell’obbligo di specificare l'importo delle rate semestrali nel piano di riequilibrio finanziario pluriennale

“Altro” – misura 8 risorse. Si chiede di acquisire specificazione della voce “Altro” (misura 8 risorse), per la quale è previsto un introito al termine del decennio di euro 145.000.000, corredandola da idonee stime.

Anticipazione tesoreria. Si richiede una puntuale analisi della liquidità di cassa, accertando la reale capacità dell’ente di fare validamente fronte ai pagamenti delle obbligazioni assunte in passato. Va peraltro ricordato che con determinazione commissariale è stato disposto il blocco dei pagamenti non strettamente necessari. Si chiede relazione sull’eventuale permanenza e sugli esiti di tali misure, tenuto conto anche delle evidenti problematiche di liquidità.

Spending review.Si chiede di acquisire dall’ente gli esiti della revisione della spesa, con indicazione di precisi obiettivi di riduzione della stessa, nonché della verifica e relativa valutazione dei costi di tutti i servizi erogati e della situazione di tutti gli organismi e delle società partecipati e dei relativi costi e oneri comunque a carico del bilancio dell'ente.

La delibera della Corte dei Conti lascia davvero pochi dubbi sul fatto che il Comune di Messina è ormai a un passo dal default. (Danila La Torre)