Parla il neo dirigente ai tributi Bruno: «Non posso fare miracoli»

La voglia di fare bene c’è, ma c’è anche la consapevolezza che in poco tempo la riscossione dei tributi comunali non potrà avere quell’accelerazione che molti si aspettano. Il neo dirigente al ramo, Giovanni Bruno – che prende il posto di Romolo Dell’Acqua, trasferito dal commissario Croce al Provveditorato ed Economato e, ad interim, allo staff Ced – precisa subito: «Non posso fare miracoli. Lavorerò per riorganizzare il Dipartimento, ma sarà una programmazione che richiede tempo e che non maturerà i suoi frutti nel breve periodo». Insomma , chi pensa che per il bilancio di previsione potranno essere incassate tutte le somme che il Comune attende dal pagamento dei tributi si sbaglia di grosso. E Bruno è il primo a non voler illudere nessuno, facendo intuire di aver in un certo senso subito la scelta di Croce di metterlo su quella poltrona bollente.

Tra i tanti obiettivi da raggiungere, il neo dirigente ai Tributi ne avrà uno probabilmente inaspettato: conquistare il cuore dei suoi collaboratori, oggi apertamente schierati con il suo predecessore. I 39 dipendenti comunali in servizio presso il Dipartimento Tributi hanno, infatti, scritto una lettera – con tanto di numero di protocollo – al commissario Croce , al Presidente del Consiglio comunale ed ai consiglieri per manifestare il loro «profondo rammarico e stupore per la decisione di destinare il dirigente Dell’Acqua ad altro incarico».

Dell’Acqua è stato un capo amato e stimato dai suoi subordinati, i quali ricordano ai destinatari della missiva che «in quest’ultimo anno, sotto la Direzione del Dott. Dell’Acqua, gli Uffici hanno prodotto uno sforzo notevole per rendersi pronti alle innovazioni, con una dotazione organica che, invece, di aumentare diminuisce, nonostante le innumerevoli richieste rimaste inevase».

I 39 dipendenti comunali giudicano, quindi, «inspiegabile» il trasferimento di Dell’Acqua, ritenendo altresì ingiusto «far passare – da parte degli organi di stampa – il suo allontanamento come una “punizione” per l’inefficienza dimostrata dal Dipartimento».

Chissà quanti altri superiori possono vantare una simile considerazione da parte dei propri sottoposti. (Danila La Torre)