Primi tagli statali per lo sforamento del patto di stabilità. “Ignorata” l’unica ancora di salvezza

Palazzo Zanca deve iniziare a fare i conti con lo sforamento del patto di stabilità. Con decreto ministeriale del 26 luglio scorso, il Governo nazionale ha, infatti, deciso per il Comune di Messina tagli pari a 7 milioni di euro dai fondi erogati dal Ministero degli Interni. La notizia, resa nota dal Viminale, viene commentata così dall’assessore alle politiche finanziare Orazio Miloro: «Lo sapevamo, si tratta della decurtazione statale a cui vanno incontro i comuni che non hanno rispettato i limiti imposti dal patto di stabilità». La “leggerezza” della risposta di Miloro non riesce a sminuire minimamente la pesantezza delle conseguenze che avrà lo sforamento del patto di stabilità sulle già disastrate casse comunali e sulla vita dell’Ente, che assomiglierà sempre a un malato in stato vegetativo. In base a quanto previsto dal decreto legge n°149 del 6 settembre 2011, aver superato i limiti imposti dalla legge comporterà per l’Ente: l’impossibilità di contrarre nuovi mutui ; la riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio o del fondo perequativo ; l’impossibilità ad impegnare spese correnti in misura superiore all'importo annuale medio dei corrispondenti impegni effettuati nell'ultimo triennio; l’impossibilità di ricorrere all'indebitamento per gli investimenti; l’impossibilità a procedere ad assunzioni di personale, anche con riferimento ai processi di stabilizzazione in atto. Insomma una situazione di paralisi, che bloccherà l’azione ammnistrativa e qualsiasi tipo di programmazione.

Ricordiamo che il Comune di Messina ha violato i vincoli imposti dal Patto di stabilità interno, con un sforamento dell’obiettivo programmatico pari a 28.472 milioni di euro, di cui 23,144 sono stati utilizzati per il completamento degli svincoli Giostra /Annunziata. Per le somme servite agli interventi di realizzazione dell’infrastruttura è in corso un contenzioso al Tar tra il Comune e la Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento della Protezione Civile (vedi articolo correlato) che, se anche vedesse soccombere quest’ultima , non libererebbe Palazzo Zanca dal fardello dello sforamento del patto di Stabilità, che si aggirerebbe a quel punto intorno ai di 4 milioni di euro. Il Comune sarebbe, quindi, comunque fuori dai binari della legge .

Unica, vera, ancora di salvezza per non sforare i conti è rappresentata dalla sentenza della Corte costituzionale n.178 dell’11 luglio scorso, con la quale è stato escluso che lo Stato – con semplice legge ordinaria – possa imporre alle autonomie speciali, regole che incidono sul loro ordinamento finanziario. In altre parole, in base a questo pronunciamento dell’organo costituzionale, sarebbero inapplicabili per la Regione Siciliana e le altre Regioni a statuto speciali e province autonome, i vincoli imposti dalla legge sul patto di stabilità. Di fronte a tale prospettiva rassicurante, si registra un’inspiegabile “apatia” tanto della Regione , che dovrebbe battere i pugni sul tavolo del Governo per far valere quanto deciso dalla Corte costituzionale e, invece, prende tempo, che del Comune, insolitamente attendista e per nulla aggressivo nei confronti dell’ex governo amico regionale, da poche ore orfano del dimissionario Raffaele Lombardo.

Ad oggi, quindi, il patto di stabilità è realtà, così come lo sono i 7 milioni di euro di tagli ministeriali. E il cielo sopra Palazzo Zanca è sempre più nero.(Danila La Torre)