Le strane alchimie politiche attorno al Piano paesaggistico: il Pdl “salvato” dal Pd

Succedono cose strane, a Palazzo Zanca. Ed in particolare in consiglio comunale. Dove ormai cercare di capire certe dinamiche politiche è diventato un rebus per solutori più che abili. L’impressione, però, è che quanto accaduto ieri sera in Consiglio potrebbe avere strascichi anche in futuro. All’ordine del giorno, come accade ormai da più di un anno e mezzo, c’erano le osservazioni al Piano paesaggistico. Occorre fare una premessa. Il Piano paesaggistico ha rappresentato una sorta di “cavallo di battaglia” dell’Udc, con in testa il parlamentare regionale Giovanni Ardizzone, in nome della tutela del territorio. I più agguerriti alfieri di questa crociata, i consiglieri comunali Mimmo Guerrera e Giuseppe Melazzo, la cui linea sul Piano paesaggistico è stata consacrata da Ardizzone come «linea del partito». Ma dall’amministrazione comunale (di cui l’Udc fa parte, beninteso) sono giunte diverse perplessità inerenti le durissime prescrizioni del Piano, prescrizioni che avrebbero messo seriamente a rischio diversi percorsi progettuali in parte anche avviati (dalla Stu Tirone alla Mortelle Tono, dal Piau al Piano particolareggiato di Capo Peloro, ma non solo). Da qui la necessità avvertita dall’Amministrazione stessa di presentare una serie di osservazioni elaborata dai rispettivi dipartimenti competenti. Ma la posizione dell’Udc è sempre stata chiara: il Piano paesaggistico non si tocca e va approvato così com’è. Il compito di affondare i colpi è stato affidato, ancora una volta, al mai domo Melazzo, che ha presentato tanti emendamenti tanti quante erano le osservazioni dell’Amministrazione che miravano a tutelare i progetti di cui sopra. Uno scontro nemmeno tanto celato tutto interno alla presunta maggioranza.

Quindi il dibattito in aula, che si è logorato lungo diverse sedute trascinandosi, come detto, per circa un anno e mezzo, fino al colpo di coda finale di ieri sera, quando si è giunti al “quid”. Rispettando un trend già seguito nelle precedenti sedute, sono stati bocciati tutti gli emendamenti dell’Udc e la delibera è stata approvata così com’era, con le osservazioni “intatte”, contrariamente ai desiderata del partito centrista. A stupire, però, è la combinazione politica che ha portato al voto finale. Pdl e Pd si sono trovati incredibilmente a braccetto (complice l’approvazione di un emendamento presentato dal centrosinistra con cui si chiedeva di considerare la ex Sanderson area archeologica industriale), con l’Udc che al proprio fianco ha trovato solo Fli, Pid (con Caliò) e Sicilia Vera (con Cantello). Una strana manovra che il Pd spiega con la propria voglia di dare un segnale alla Regione («niente decisioni calate dall’alto senza consultare il territorio»), il Pdl che può tirare un sospiro di sollievo per essersi salvato dall’ennesima sconfitta in aula e l’Udc che sgomento si è ritrovato solo. Una doppia sconfitta, se si considera che alcuni giorni fa il Tar di Catania ha approvato il ricorso del Comune di Ragusa contro il Piano paesaggistico, sancendo che il Piano stesso deve essere sottoposto a Vas (Valutazione ambientale strategica). Proprio come aveva detto l’assessore all’Urbanistica Corvaja, che su questo punto aveva presentato un’osservazione. Ciò significa che in realtà il Piano paesaggistico non è ancora in vigore? Possibile. Certo è che l’Udc ha perso una sua grande battaglia e che comunque la si veda, la certezza politica è sempre la stessa: a Palazzo Zanca non esiste una maggioranza.