Dopo la sconfitta, alcuni “pezzi” del Pd chiedono al partito un’assemblea urgente

Il primo passo alla fine hanno deciso di farlo loro. Dopo le polemiche a distanza, alcuni post di fuoco sui social network, voci di corridoio che li davano per epurati, una corsa elettorale che li ha visti partecipare come autonomi e sostenuti da un altro schieramento, Francesco Palano Quero, Alessandro Russo, Filippo Cangemi e Giacomo D’Arrigo hanno messo nero su bianco la richiesta rivolta al loro partito. Per i renziani messinesi, che costituiscono il Circolo del Pd “Libertà”, è impellente ed ormai improcrastinabile la convocazione di un'assemblea congiunta cittadina e provinciale del Partito Democratico di Messina per discutere seriamente e in maniera approfondita sulle ragioni politiche profonde che hanno condotto alla clamorosa sconfitta in queste elezioni. “L'occasione della discussione dovrà essere franca e aperta, e dovrà anche individuare i percorsi di ricostruzione del Partito di Messina, che appare da mesi afasico, incapace di approntare strategie politiche, privo di organi direttivi e distaccato dalla società reale della città, come l'azzeramento del voto di opinione chiaramente dimostra” scrivono gli esponenti del Circolo Libertà. Si aspettano che adesso la convocazione arrivi in tempi brevissimi, lo aspettavano anche qualche settimana fa, in occasione delle composizioni delle liste della coalizione in vista delle amministrative. Intanto già oggi è partita la richiesta ufficiale indirizzata a Donatella Sindoni e ad Angela Bottari, presidenti delle assemblee di Partito. All’ordine del giorno i seguenti punti: analisi politica dei risultati elettorali amministrativi, discussione su organismi dirigenti del Partito Democratico di Messina.

Chiede un’immediata convocazione dell’assemblea anche il vice segretario cittadino del Pd Armando Hyerace che a meno di una settimana dal risultato elettorale fa una prima analisi del voto e degli errori fatti dal partito. Sulla stessa linea dei renziani, il vice segreterio cittadino punta la lente di ingrandimento su alcuni dei passaggi fondamentali degli ultimi mesi durante i quali all’interno dell’apparato evidentemente non ci si è voluti rendere conto di quanto fosse necessario un approccio diverso.

“Da dove ripartire quindi? Dagli errori di questa tornata elettorale, ma anche dai mali che ci portiamo dietro ormai da troppo tempo e che nessuno ha voluto mai prendere di petto”. Non ha dubbi Hyerace che ricorda che “nelle direzioni di partito successive alle politiche, con troppa superficialità sono stati accantonati vecchi e nuovi problemi, sollevati non solo da me ma da tanti altri amici che avevano, evidentemente, compreso che era necessario un forte segno di discontinuità col passato. Sarebbe stato necessario un confronto serio su temi non trascurabili come le inchieste giornalistiche sulla formazione, la gestione delle parlamentarie, la sconfitta nelle elezioni nazionali in Sicilia. Non aprendo il confronto, si è arrivati del tutto impreparati all’appuntamento delle amministrative, pensando che l’opinione pubblica e i nostri elettori, avessero dimenticato tutto, come se nulla fosse accaduto. E, quindi, si è andati avanti ostinatamente sulle primarie, cercando di inchiodare a questa scelta anche l’UDC e il Megafono, con il ridicolo tira e molla che tutti ricordano; non si è discusso, nel rispetto delle regole statutarie, sulla composizione e la successiva approvazione delle liste; per spirito di coalizione, si è, erroneamente, deciso di non candidare i presidenti di quartiere uscenti del partito democratico. Le trasmigrazioni di alcuni dal centro destra al centro sinistra, avvenute senza una preventiva presa d’atto da parte dei competenti organi con l’unico scopo di “prendere più voti”, ed il loro successivo inserimento soprattutto nelle nostre liste, hanno svilito lo spirito di cambiamento nel modo di fare politica che chiedevano i cittadini. In politica, paradossalmente, i numeri possono non bastare e il fatto che al primo turno, una coalizione che raggiunge il 65% non riesca a far vincere il proprio candidato a Sindaco per 58 voti, è emblematico di tutto ciò”.

A questo quadro si vanno ad aggiungere i problemi interni, aggravati anche dalle ultime notizie di cronaca giudiziaria che coinvolgono i principali rappresentanti dell’area maggioritaria del Partito messinese, e l’assenza di una guida politica in città e in provincia, stante il congelamento di tutte le cariche interne e le dimissioni del temporaneo coordinatore. Tutto ciò per Hyerace impone una immediata convocazione dell’Assemblea provinciale e cittadina. Dure critiche contro chi è stato causa di questo fallimento. “Il vero PD è costituito da quei tanti militanti, ed amministratori seri e competenti che si sono impegnati ogni giorno, che ci hanno messo la faccia nonostante tutto, finendo con l’essere confusi, purtroppo, con il “sistema” e che, oggi, pagano anche in prima persona, le colpe di altri”. Il riferimento è anche a Felice Calabrò, il candidato sindaco sconfitto di queste elezioni. Hyerace dice grazie a Felice perché, “in un certo senso, non può considerarsi sconfitto, ma “vittima” anch’egli, degli eventi; vittima di una battaglia che non era la sua, che non lo toccava in prima persona”.