Lo strano caso di Ferrandelli, si dimette ma i colleghi dell’Ars glielo impediscono…

La realtà supera la fantasia e lo strano caso del deputato regionale Pd Fabrizio Ferrandelli che si dimette ma gli viene impedito dai suoi stessi colleghi che lo accusano di “egoismo”, è il simbolo della nostra classe dirigente.

Già il fatto che un politico si dimetta senza essere stato condannato o arrestato in flagranza di reato (e neanche questo a volte basta) è un caso rarissimo. Le dimissioni infatti non sono proprio contemplate in Italia, non lo sono per motivi collegati al codice penale figurarsi per motivi etici o politici. Quando Ferrandelli nei giorni scorsi ha annunciato le dimissioni sono scattate subito le dietrologie “vuole candidarsi, vuole uscire sui giornali” e le accuse di individualismo etc etc. A nessuno è venuto in mente che davvero volesse dimettersi e rinunciare a stipendio da deputato regionale, indennità e poltrona. No, perché ormai la politica è abituata a tutto, alla finzione, all’ipocrisia e se un deputato annuncia le dimissioni allora “c’è qualcosa sotto”. Ferrandelli ha invitato i colleghi del Pd, Udc, M5S, Ncd a fare altrettanto, a raggiungere la quota 52 che basta a far cadere Crocetta e tornare al voto. Ha fondato il movimento dei coraggiosi e girerà la Sicilia. Ma i suoi hanno deciso che lui non può dimettersi, che deve essere come gli altri. Dopo una dichiarazione bizzarra del Presidente del gruppo Pd Cracolici: “Stiamo attraversando una fase politica complessa nella quale servono scelte condivise: bisogna evitare fughe in avanti ed egoismi mediatici bisogna far prevalere le ragioni del ‘noi’ rispetto alla voglia di esposizione dell’ ‘io’. Per questo motivo il Pd è contrario alle dimissioni di Fabrizio Ferrandelli”, l’Assemblea ha respinto le dimissioni con 24 voti a favore, 20 contrari e 4 astenuti (48 i presenti). Per formalizzare le dimissioni sarebbero bastati 25 voti, ma a quanto pare l’Ars ha deciso che Ferrandelli deve restare deputato suo malgrado. Il voto sulle dimissioni di un deputato è prassi, ma raramente sono state bocciate e questa volta peraltro le motivazioni sono paradossali. In ogni caso Ferrandelli le ha ribadite e reiterate: "Non rientro nella casa del Grande Fratello – ha scritto su Twitter il parlamentare dimissionario -. Sono loro che devono uscire. Le mie dimissioni sono irrevocabili. A casa, al voto". Il deputato ha già reiterato le dimissioni alla Presidenza dell’Ars ma non sappiamo a questo punto se vorranno legarlo e imbavagliarlo alla poltrona pur di non far vedere ai siciliani che in fondo, ci si può anche dimettere da un’esperienza che ha devastato l’isola e che i 90 si ostinano a tenere in piedi solo per timore di perdere la poltrona o per il terrore del M5S o del ritorno del centro-destra. A margine di questa barzelletta c’è un altro dettaglio che la dice lunga su questo Pd e su questa classe dirigente. A subentrare a Ferrandelli dovrebbe essere il primo dei non eletti, che è Davide Faraone, oggi parlamentare e sottosegretario, quindi la palla passa al secondo, che però è Francesco Riggio, arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla formazione in quanto presidente del Ciapi e attualmente sotto processo. L’unica cosa certa però è che non ci sarà alcun effetto contagio delle dimissioni di Ferrandelli. Nessuno lo seguirà, neppure Crocetta che pure le ha annunciate. Del resto in Italia, si sa, le dimissioni si annunciano, mica si presentano sul serio.

Rosaria Brancato