L’Università usa beni comunali senza pagare fitti: la segnalazione è del 2015

C’è uno squilibrio tra quanto spende il Comune per i fitti passivi e quanto incassa e nel mirino finisce l’Università che, stando alle carte utilizza senza pagare canone locatorio ben tre aree di proprietà di Palazzo Zanca.

Ad un primo esame del patrimonio immobiliare, avviato dall’amministrazione, sono emerse le prime contraddizioni e De Luca spiega: “Da un lato il comune paga circa 1,5 milioni di euro annui di fitti passivi. Dall’altro il comune concede gratuitamente all’università di Messina tre immobili dal valore di oltre 1 milioni di euro l’anno di locazione. Una cosa comunque è certa: chi usa i beni comunali da gennaio 2019 in poi deve pagare oppure li restituisce al legittimo proprietario”.

Il paradosso era noto da tempo e mentre le casse sono in rosso e il Comune paga per occupare immobili, parte del patrimonio è inutilizzato ( questo sarà un importante capitolo da approfondire) o, come nei casi segnalati sin dal 2015 all’ex amministrazione, usato a costo zero da altri Enti.

Eppure i fitti costano al Comune, come pubblicato da Tempostretto nel febbraio di quest’anno (leggi qui).

Ma il paradosso è che, stando alle carte pubblicate da De Luca, il 14 maggio del 2015 l’allora dirigente del Dipartimento Demanio Patrimonio Espropriazioni, Castronovo, aveva evidenziato come ben tre immobili del Comune fossero utilizzati dall’Università senza pagamento di canone, sollecitando assessore e sindaco ad agire anche per un eventuale risarcimento dei danni. La missiva però restò senza risposta.

E non sappiamo se sia l’unica di questo genere.

I beni comunali utilizzati dall’Ateneo senza pagare canone sono l’Orto Botanico, la facoltà di Magistero e la Casa dello studente.

Castronovo nel maggio di 3 anni fa trasmise una relazione dettagliata della situazione sia ad Accorinti, che agli assessori al Patrimonio, alle Politiche finanziarie ed all’Avvocatura, nonché al direttore generale-segretario generale ed al Dipartimento servizi finanziari.

Stando alle verifiche fatte dal dirigente il terreno che ospita l’Orto Botanico è senza ombra di dubbio proprietà del Comune di Messina (risulta sia al Catasto che nell’inventario dei beni del Comune). In quanto patrimonio indisponibile non è ammessa l'usucapione trattandosi di bene che l'Ente ha vincolato ad una destinazione pubblica e che a tale scopo viene effettivamente utilizzato.

Come noto anche agli studenti messinesi vi sono però dei fabbricati utilizzati dall’Università che risultano in area di proprietà comunale dell’Orto Botanico, nonché altri (si legge nella nota del 2015) che sono stati oggetto di lavori di costruzione (ampiamente) a cura del Comune “ due fabbricati, inoltre, originariamente risultavano intestati catastalmente al Comune di Messina come "fabbricati rurali" e "fabbricati urbani- scriveva Castronovo nel 2015- Si precisa che l'Università di Messina, con nota del 24.04.2014 ha negato l'accesso agli atti catastali avanzata da questo Dipartimento. Il Comune di Messina ha semplicemente consentito, nel tempo, l'uso del proprio cespite all'Uni­versità di Messina”.

Il dirigente evidenziava poi come ulteriori verifiche sui fabbricati realizzati dall’Ateneo avessero confermato che la proprietà delle aree fosse del Comune e “Data la situazione economica dell'Ente, il Comune dovrebbe esercitare azioni di tutela e messa a frutto del cespite, tramite la richiesta di corresponsione di un canone concessolo per l'utilizzo di tale bene, compreso il risarcimento dei danni nonché la regolarizzazione dell'utilizzazione”.

Situazione analoga il dirigente riportava per l’immobile che ospita la Facoltà di Magistero, che rientra tra i beni indisponibili del Comune ma che è utilizzata dall’Ateneo senza pagamento di alcun fitto. Anzi, per questo immobile la situazione era stata segnalata al sindaco in carica nel 1999, senza evidentemente alcun riscontro.

Infine l’ex Casa dello studente, con alcune differenze che spingevano il dirigente tre anni fa a chiederne l’immediata restituzione.

Stando alla delibera del Commissario Prefettizio del Comune (del 1933) l’immobile che ospitava la Casa dello Studente, sarebbe dovuto immediatamente rientrare in possesso al Comune, non appena cessato il servizio di alloggio per gli studenti, cioè dal 2009. Insomma secondo Castronovo la restituzione sarebbe stata un atto dovuto e previsto dalla delibera originaria.

Tale immobile comunale- scriveva- attualmente è inutilizzato (salva la limitata porzione destinata a mensa ed uffici ERSU) ed improduttivo. Data la situazione economica dell'Ente, il Comune dovrebbe esercitare azioni di tutela e messa a frutto dell’ immobile, tramite la richiesta di corresponsione di un canone concessorio per l'utilizzo di tale bene, non più utilizzato per le finalità indicate nella deliberazione commissariale, con richiesta, oltre al canone per l'utilizzo del cespite, del risarcimento del danno, e con la dichiarazione di violazione dell'accordo e rientro immediato nel possesso comunale del cespite. Ciò premesso, poiché non sono pervenuti indirizzi da parte dell'Amministrazione comunale si reitera la richiesta di adire le vie legali nei confronti dell'Università di Messina (e dell'ERSU)”.

Era il maggio del 2015 ma la situazione a quanto pare non è mutata.

Le casse del Comune sono sempre in rosso e quasi 1 milione e mezzo di euro vengono destinati per affittare locali. Il sindaco ha quindi deciso di cambiare registro e bussare alla porta dell’Università per recuperare quanto finora non è stato pagato o comunque per cambiare le regole degli accordi, che sono stati ad esclusivo vantaggio dell’Ateneo (peraltro istituzione con bilanci di gran lunga migliori di quelli di Palazzo Zanca).

R.Br.