Quel che per le Iene è uno scoop per Messina è pane quotidiano

L’immagine che le Iene hanno mandato in onda è il simbolo di una città ridotta a macerie da decenni di pessima gestione di una classe dirigente che adesso si arrocca a difesa di quel che resta, soprattutto di quei privilegi acquisiti nel silenzio e nella connivenza. Non c’era nulla di nuovo nel servizio mandato dalle Iene sulla parentopoli all’Università di Messina, nulla che non sapessimo da anni, nulla che la stampa non abbia scritto per anni, nulla che ogni giovane che spera di trovare lavoro in base alla meritocrazia non sappia nell’istante in cui fa la valigia e saluta i genitori. Non è uno scoop quello delle Iene, è il nostro pane quotidiano. Quel che stupisce, semmai, è che in questi anni non vi sia mai stata una reale forte indignazione a Messina tale da cambiare le cose. Il rettore Franco Tomasello negli ultimi anni è finito al centro non solo di indagini giudiziarie ma anche di polemiche relative alle sue auto- proroghe per un mandato che, se fosse stato per lui, sarebbe potuto anche durare per sempre. Il caso è finito su tutti i tavoli, dal Tar al Ministero, grazie ad una serie di ricorsi e battaglie portate avanti da uno sparuto numero di docenti e dipendenti rimasti senza troppo seguito, forse perché, è dura salire nel carro dei perdenti e da interpellanze presentate in Parlamento da alcuni deputati. Dopo un infinito tira e molla siamo arrivati alle elezioni per il rinnovo della carica che, guarda caso, si terranno a fine maggio, in coincidenza con le amministrative. Anche in questo caso gli intrecci dei Palazzi sembrano essere indifferenti alle sorti della gente. E mentre il Magnifico contestava in tutte le sedi, vincendo, chi osteggiava le auto-proroghe, le inchieste andavano avanti inesorabili e svelavano un quadro di parentele eccellenti e di gestione non proprio trasparente dei dipartimenti. Le Iene hanno riassunto alcune delle parentopoli che sono divenute prassi, dalla facoltà di Giurisprudenza a Medicina, passando per Veterinaria o Lettere. Chi un figlio, chi due, chi nipoti, sorelle, mogli, cugini, c’è spazio per tutti. Solo a Veterinaria, per fare un esempio, un terzo dei docenti è imparentato tra loro. Ma non avevamo bisogno ce lo dicesse la tv, perché i nostri figli lo sanno da decenni che i “figli dei baroni” sono più intelligenti e più bravi e più fortunati dei nostri e se c’è un solo posto libero, magari come chirurgo, va a loro solo perché hanno studiato meglio. Salvo poi a chiederci perché da secoli il “miglior medico siciliano è il treno”. Che poi ci sia un codice etico adottato dall’Ateneo può solo sapere di beffa. Mentre fioccano le inchieste, i ricorsi, le proteste dei docenti che non ci stanno più, arriva, il 20 febbraio, la sentenza di primo grado al processo per il concorso a Veterinaria che ha visto condannato il rettore Tomasello a 3 anni e 6 mesi per concussione e abuso d’ufficio. L’ex preside di Veterinaria Battesimo Macrì è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per tentativo di concussione per aver favorito al concorso il figlio, Francesco Macrì. L’inchiesta scattò dopo la denuncia di un docente della commissione esaminatrice che raccontò d’aver subito pressioni per far vincere Francesco Macrì. Il giorno dopo la condanna il Magnifico ribadisce la sua estraneità ai fatti e la sua determinazione a portare avanti fino alla fine il suo operato, e aggiunge: “La comunità accademica si deve interrogare sulle improprie conflittualità che, ancorché limitate, continuano a persistere al suo interno, portando a un inevitabile autolesionismo, e deve saperle individuare e isolare sul piano istituzionale in modo adeguato. Bisogna soffermarsi una volta per tutte, coinvolgendo anche la comunità locale, sul destino dell’Università”. Per Tomasello quindi quanto accaduto in questi anni è “frutto di un complotto” e gli artefici devono essere isolati anche coinvolgendo la comunità locale. Probabilmente la stessa comunità locale che per decenni ha assistito in silenzio ad un sistema che stava distruggendo uno dei tesori più preziosi. Ma il complotto evidentemente continua, perché molti docenti hanno replicato alla lettera di Tomasello e su facebook gira la petizione www.firmiamo.it “anti- Tomasello” e che porta la firma della ricercatrice Elena Santagati ed ha raccolto l’adesione di un centinaio di professori e ricercatori. “Non ci riconosciamo nei toni e nei contenuti della missiva di Tomasello. Non crediamo, infatti, che sia vero che l’esperienza giudiziaria che lo vede protagonista renda “evidente che il mondo accademico e le leggi dello Stato che ne regolano il funzionamento, risultano incomprensibili, anche per l’opinione pubblica. Riteniamo che in questa fase assai delicata della vita dell’Università sia indispensabile che la prima voce istituzionale della comunità accademica, peraltro pro tempore, si astenga dal riassumerne le diverse anime”. Su facebook è stata aperta anche una pagina dedicata alle “parentopoli” nella quale indicare alberi genealogici e familiari eccellenti. Esemplare e da incorniciare è la fine del servizio delle Iene: Tommasini intervistato sui suoi due figli assunti nella stessa facoltà e sulla condanna avuta per un caso di parentopoli in un altro dipartimento commenta: “Ma lei perché guarda l’Università? Guardi il Tribunale quanti mariti e mogli e figli ci sono”. La Iena replica: “Eh, ma che schifo! Non è una giustificazione il fatto che nel palazzo di fronte ci siano le stesse schifezze che qui”.

Appunto.

Rosaria Brancato

QUESTO IL LINK RELATIVO AL SERVIZIO: http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/375224/trincia-parentopoli-universitaria.html