Giovanni Ardizzone: “La doppia preferenza di genere è un segnale di rinnovamento”

“Con un pizzico di orgoglio ho voluto che questo disegno di legge così innovativo venisse presentato a Messina”, ha esordito così il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, ben sapendo che i dettagli molto spesso sono sostanza e che è importante riportare alla centralità la città dello Stretto dopo decenni di marginalità. Sarà proprio il deputato messinese, tra l’altro, uno dei tre grandi elettori siciliani che voteranno il prossimo Presidente della Repubblica ed anche questo per Messina non può che essere detto con un pizzico di orgoglio. Con il presidente Ardizzone in conferenza stampa per presentare la legge sulla doppia preferenza di genere anche l’assessore regionale agli Enti Locali Patrizia Valenti e la deputata Alice Anselmo, che è stata la prima firmataria della proposta passata all’Ars grazie ad un voto trasversale tra la maggioranza del governo Crocetta e il Pdl. Contrari i grillini.

La nuova norma che sarà immediatamente applicabile sin dalle amministrative di giugno, prevede che gli elettori possano esprimere due preferenze, purchè di sesso diverso. Solo in questo caso, votando cioè un uomo ed una donna della stessa lista, entrambi i voti saranno validi. Qualora le due preferenze fossero destinate ad una persona dello stesso sesso il secondo voto sarà annullato.

“E’ una legge innovativa ed anche in questo abbiamo dimostrato la volontà di cambiamento che si registra in Sicilia- ha continuato Ardizzone- soltanto la Campania ci ha anticipato. Riteniamo che questo sia uno strumento che possa consentire il rinnovamento all’interno della classe dirigente. Questa norma è frutto di una piena condivisione di tutte le forze politiche che hanno presentato diversi disegni di legge ed emendamenti”.

La prima firmataria del disegno di legge sulla doppia preferenza di genere, Alice Anselmo, si è soffermata sull’esigenza avvertita da parte di tutti di concretizzare la parità di genere attraverso strumenti che diano la scossa ai partiti. L’assessore Valenti, che ieri ha emesso il decreto d’indizione dei comizi elettorali ha sostenuto come questa “sia una doppia vittoria: lo dico come donna e come rappresentante del governo che l’ha varata. Finora tutti la volevano ma nessuno aveva fatto nulla per portarla avanti”. Invece ci ha pensato il governo Crocetta, con un’inedita maggioranza trasversale, che ha visto anche il Pdl acclamare una norma che ricorda quelle vecchie preferenze plurime che pensavamo di aver messo negli archivi. Il M5S , pur comprendendo lo spirito innovativo della legge, ha espresso tutte le sue perplessità sull’applicazione: “E’una porcata- ha detto Giancarlo Cancelleri- perché ci riporta indietro di 20 anni e consente il controllo del voto”. Sia Anselmo che Ardizzone difendono lo

spirito della norma che, secondo loro, non aprirà le strade al voto di scambio. “Prevedendo la nullità in caso di doppia preferenza allo stesso sesso solo per il secondo nome abbiamo voluto tutelare la volontà dell’elettore”, ha spiegato la Anselmo, quando invece è proprio lì che si annida la più evidente delle prove in caso di voto clientelare e lo sa bene chi votava vent’anni fa con le “triplette” e le “cinquine”, che sono nate proprio per questo, per controllare i bacini di voto. Di fatto la seconda preferenza ad un candidato dello stesso sesso della prima non è un errore, ma la firma del voto e questo lo sa bene anche il più ingenuo dei legislatori. Ma evidentemente l’Ars siciliana ha una fiducia sconfinata in tutta la classe politica siciliana e sa che nessuno si approfitterà della norma “rivoluzionaria”. Perchè poi per dare spazio reale alle donne si debba fare una legge e non invece operare una riforma culturale dentro i partiti resterà un mistero. Anche perché la doppia preferenza di genere consente una serie di “perversioni” che sono tutte figlie del controllo del voto. Basti vedere quello che è avvenuto alle primarie del Pd del 30 dicembre proprio con la doppia preferenza. Con i voti provenienti da uno stesso bacino elettorale infatti si possono eleggere un uomo e in “abbinata” una o due donne. Maria Tindara Gullo è oggi onorevole del Pd grazie alla doppia preferenza, con 12 mila voti che ha ottenuto senza fare un giorno di politica attiva a dispetto delle altre candidate che ne hanno fatto il pane quotidiano.

“Noi contiamo sulla voglia dei partiti di cambiare e siamo sicuri che gli elettori capiranno e sapranno scegliere” replica la Anselmo, e le fa eco la Valenti “Vogliamo donne che facciano leggi per le donne altrimenti gli uomini non le faranno mai”.

A prescindere dal fatto che non è scontato che questa sia una legge fatta esclusivamente per le donne, il problema non è la quantità, ma la qualità della presenza. Un voto che consente ai signori delle tessere il controllo, sia degli uomini che delle donne, non mira alla qualità. Da donna io vorrei che venissero elette le migliori e non le “abbinate” nel modo giusto. Ad un Consiglio comunale con una sola Nilde Iotti o 10 Nicole Minetti io preferisco il primo. Il M5S all’Ars ha portato in gran parte donne, senza bisogno di alcun obbligo di legge e se Messina ha due donne per la prima volta dopo 50 anni non lo deve certo ai partiti tradizionali (per la cronaca sono Valentina Zafara, M5S e Bernadette Grasso, Grande Sud). Ardizzone, Anselmo e Valenti sono ottimisti e pensano che il rinnovamento, soprattutto di mentalità, ci sarà. A giugno vedremo se è ottimismo ben riposto. Lo strumento sarà pure il migliore di quelli possibili, il problema è chi lo usa. Se dai una rosa ad un serial killer troverà il modo per farne “buon uso”, soprattutto se innaffi i petali nel curaro e ci metti le lame al posto delle spine.

Rosaria Brancato