D’Alia: “Il dissesto sarebbe un suicidio collettivo. L’Autorità portuale è una sfida”

Di Accorinti non gli piace il nuovo approccio ideologico ai problemi “ma sulle cose concrete e utili per la città avrà sempre il nostro appoggio”. Di Crocetta non apprezza la mancanza di una strategia progettuale stabili che porti frutti. Dietro le quinte del Patto di Palazzo Zanca per l’Autorità portuale di Messina e Gioia Tauro ad operare per un’alternativa che “è una sfida a diventare grandi per contare di più” c’è anche il presidente nazionale dell’Udc Gianpiero D’Alia che scommette su queste settimane che ci separano dal voto sulla Legge di stabilità per rendere più forte la proposta inserita nella riforma dei porti.

“Quando nel dicembre scorso abbiamo organizzato, alla presenza di Limosani e Gambino il dibattito sulle Città metropolitane tutti pensavano che si trattasse della solita passerella- spiega- Adesso invece siamo qui e per la prima volta Messina e la sua politica si è interrogata sul percorso migliore per un modello di sviluppo reale e concreto. E’ stata scelta una strada che porta ad un modello di sviluppo, adesso ci sono diverse settimane per sviluppare meglio la proposta. Mi auguro che chi era in vacanza, chi ha sottovalutato l’idea pensando che si trattasse delle solite discussioni e adesso si sveglia, inizi a dare il suo contributo. A partire, magari dell’incontro che sull’Area Metropolitana si terrà nei prossimi giorni con gli assessori regionali Valenti e Turrisi. Per la prima volta si è creato un meccanismo di solidarietà tra società civile, ordini, politica che è stato determinante”.

La rete dei porti è stata stralciata, insieme ad altri provvedimenti, dal decreto Sblocca Italia, ma le settimane che ci aspettano serviranno sia a ribadire la necessità di un’autonomia e di una specificità messinese all’interno dell’Authority che i margini di manovra. Non sono mancate le polemiche da parte di quanti vorrebbero che Messina restasse sede unica di Autorità portuale dimenticando che comunque la riforma stabilisce un sistema di accorpamenti dai quali non si può derogare.

“A quanti si oppongono ricordo che, quando la leva militare è stata abolita, sono stati chiusi gli ospedali militari. Mi sembra comunque da folli in un sistema globale di scambio di merci e passeggeri pensare ad una struttura fatta su misura per piccoli interessi imprenditoriali. Noi dobbiamo diventare la PORTA di questo sistema ed essere protagonisti. E’ questa la sfida”

Il fatto che sul versante Autorità portuale si stia registrando la sinergia tra i partiti ed il sindaco Accorinti non vuol dire però che i centristi, come molti sostengono, siano una stampella dell’amministrazione, soprattutto nei momenti critici.

“Io ho rapporti con Accorinti sindaco, che non ho votato ma rappresenta la città. In ogni caso ogni qualvolta porta avanti cose concrete ed utili avrà il nostro appoggio. Certo, se poi Accorinti va da Renzi e chiede 12 cose invece che limitarsi a quelle prioritarie è ovvio che non riesce a portare a casa nulla. Accorinti ha caratterizzato la sua giunta come apartitica e civica, ma strada facendo ha avuto un approccio ideologico di estrema sinistra. Se va da Renzi ed oltre ai problemi di Messina parla del No Muos oppure se durante le Europee appoggia la Lista Tsipras vuol dire che non è più un’amministrazione apartitica. Ha un chiaro approccio ideologico”.

L’Udc pertanto sui singoli problemi valuterà il da farsi e, ad esempio, sul Piano di riequilibrio la posizione dei centristi è quella di un sostegno all’amministrazione per scongiurare il default. “Si devono risanare i conti senza distruggere il Comune. Se il dissesto fosse stato dichiarato in passato la situazione oggi sarebbe diversa, ma farlo oggi, in un momento delicatissimo equivarrebbe ad un suicidio collettivo”.

Così, mentre i consiglieri di Cambiamo Messina dal basso viaggiano verso il “no” ai documenti contabili gli Udc proprio sui conti, insieme al Pd, stanno dando quella “mano” che salverà capre e cavoli. A Palazzo Zanca si sta verificando un’opposizione alla giunta sulle battaglie di principio e di contro veri e propri lanci di ciambelle di salvataggio in occasione appunto dei documenti contabili.

“I consiglieri di Cambiamo Messina dal basso sono coerenti con il mandato conferito dagli elettori, per questo protestano contro chi amministra. Sono come i grillini. Perché la verità è proprio questa, un conto è amministrare ed un altro è criticare. Spesso serve quel senso di responsabilità che ti fa riflettere prima di criticare”.

Se su Autorità portuale e Piano di riequilibrio c’è sinergia tra Udc e giunta diversa è la posizione sul Palagiustizia, che secondo l’ex ministro alla Pubblica Amministrazione, andrebbe realizzato, come vera e propria cittadella a Bisconte, dove ci sono 24 palazzine “Da ministro sono riuscito a far cedere dalla Difesa agli Interni l’ex caserma, che oggi Accorinti propone come sede di accoglienza per i profughi e può anche andare bene temporaneamente. Ma per un progetto a lungo termine si possono sfruttare tutte e 24 le palazzine per creare una cittadella della giustizia, riqualificare la zona e farlo in tempi brevi perché non si tratta di un’area militare dismessa ma di già chiusa e con le risorse a disposizione in tre anni potremmo risolvere un problema del quale parliamo da 30 anni”.

Quanto all’isola pedonale il deputato nazionale ricorda che l’ultimo Piano del traffico e quello dei parcheggi è targato 1999 quando era in giunta con Leonardi e prevede le aree pedonali “Abbiamo discusso tre mesi per una disputa mentre nel frattempo si poteva benissimo disciplinare la viabilità nelle due zone che in estate sono frequentate, a nord Torre Faro e a sud Briga.”

Quello che D’Alia chiama approccio ideologico della giunta Accorinti lo ha riscontrato anche nella vicenda tir. “Anche in questo caso siamo stati noi del passato che abbiamo fatto sì che oggi si possa avere un approdo a Tremestieri. Accorinti ha scoperto l’acqua calda. Però, se è cosa buona e giusta non far passare i tir in centro non è proponibile imporre ai negozi di posticipare l’apertura pomeridiana, mettendo a rischio le attività. Le soluzioni sono altre. Mi chiedo perché l’assessore De Cola si limita a protestare per la vicenda Don Blasco. Servono meno parole e più fatti”.

Infine il governo Crocetta, che a distanza di due anni, ha partorito più parole, promesse e denunce che fatti reali e che non riesce a decollare impantanato tra maggioranze variabili e rimpasti perenni.

“Se si entra nella logica di cambiare assessori come le camicie si finisce come Lombardo. Il problema è capire come usare i fondi europei. Poi c’è il nodo delle Province e delle Città Metropolitane. A Gela il referendum per il Libero consorzio è andato deserto, la gente non sa di che si tratta. Se fai una riforma devi riempirla di contenuti, poi se gli assessori non sono in grado di operare si cambiano, ma è una seconda fase, non la prima”.

Rosaria Brancato