Il piano di alienazione e valorizzazione dei beni comunali targato Accorinti “vola” in Consiglio Comunale

L’iter del piano di riequilibrio “rimodulato” riparte dal Piano di alienazione e valorizzazione del patrimonio comunale. Dopo lo stop “imposto” dai Dr alla manovra finanziaria proprio nel giorno in cui il Consiglio comunale avrebbe dovuto votare la delibera esitata dalla giunta lo scorso 22 gennaio ed il maxi-emendamento che recepiva i correttivi sollecitati dal Collegio dei revisori dei conti (vedi qui), il cambio di programma è si è reso inevitabile.

In particolare, i Dr hanno sottolineato come la mancanza dei contratti di servizio e del piano di alienazioni e valorizzazioni del patrimonio comunale rischiasse di rendere vuoto il piano di riequilibrio, anche alla luce di quanto avvenuto nel 2012, quando l’allora Consiglio comunale votò la manovra finanziaria ma bocciò il contratto di servizio con l’Amam perché illegittimo, facendo venir meno la sostenibilità dell’intero piano targato Croce.

In assenza del parere tecnico sui contratti di servizio di Atm ed Amam, i consiglieri comunali si sono quindi buttati a capofitto sul provvedimento che spiega quali sono gli intendimenti dell’amministrazione Accorinti sul destino dei beni patrimoniali di Palazzo Zanca.

Il 27 marzo 2014, la giunta Accorinti aveva già provveduto a rimodulare ed aggiornare il piano delle alienazioni e valorizzazioni del patrimonio comunale, procedendo nel settembre dello stesso anno all’approvazione della proposta di delibera da sottoporre al Consiglio Comunale, dove arriverà nella seduta di oggi pomeriggio.

Rispetto al contenuto dell’ultimo piano di dismissioni, approvato dall’Aula nel 2009 con la delibera 29/C, non mancano le novità significative: il valore complessivo è sceso da 49.844.600,00 euro a 8.012.975,00 euro e dai cespiti in vendita sono stati tolti i tre “gioielli di famiglia”, vale a dire ex Magazzini Generali, ex Silos Granai ed ex Scuola Pietro Donato (CLICCA QUI PER I DETTAGLI).

Nella seduta congiunta della I e X Commissione, che si è tenuta ieri, i consiglieri hanno fatto le pulci al provvedimento istruito dal Dipartimento Demanio-Patrimonio-Espropriazioni e proposto da Guido Signorino – a settembre titolare della relativa delega, oggi nelle mani del neo assessore Sebastiano Pino – e hanno chiesto alcuni chiarimenti in merito alle stime e ed alla scelta dell’amministrazione di rimuovere dall’ Elenco/Prospetto degli immobili destinati alla vendita i tre immobili più importanti e in teoria più redditizi, appunto ex Magazzini Generali, ex Silos Granai ed ex Scuola Pietro Donato.

Il provvedimento varato dalla giunta approderà in aula oggi pomeriggio ma prima farà nuovamente capolino in commissione per consentire ai consiglieri di avere risposte precise alle questioni sollevate nella commissione congiunta di ieri, dando loro la possibilità di avere una visione più chiara sulle volontà dell’amministrazione ed esprimere più serenamente il parere non vincolante sull’atto destinato al Consiglio comunale.

Intanto, a Palazzo Zanca, non cessa il dibattito politico sul piano di riequilibrio. Nelle ultime ore, si registra un botta e risposta tra il neo coordinatore cittadino Dr Salvo Versaci ed il vice-sindaco Guido Signorino, a cui si è aggiunto un intervento “a gamba tesa” del consigliere comunale Gino Sturniolo (nella foto).

Versaci ha scritto in un comunicato che «non si può realisticamente pensare di risanare le finanze locali, in modo sostenibile, agendo ancora una volta sulla leva fiscale a discapito dei soliti noti: i cittadini. Così facendo, l'unico risultato raggiungibile è quello di prosciugare il tessuto produttivo, già in pesante affanno a causa della crisi economica». Per il coordinatore dei Dr, il piano piano di riequilibrio bis «mantiene una dinamica sostenuta per quanto attiene le uscite correnti, al contrario degli investimenti che paiono essere inesistenti».

«Il risanamento, quello vero– sottolinea ancora Versaci – non può che partire da un'indagine che vada oltre le apparenze dei bilanci e vada ad analizzare le effettive dinamiche di cassa; non può consentirsi un mero ricorso ad appostazioni contabili che potrebbero migliorare, apparentemente, il risultato di amministrazione ma che mai potrebbero generare flussi di cassa sufficienti a sostenere le esigenze di pagamento per i prossimi 10 anni».

Alle obiezioni sollevate da Versaci ha immediatamente risposto Signorino, il quale ha voluto subito precisare che «il piano di riequilibrio non si basa sull’incremento della pressione fiscale. Nel piano – scrive – le maggiori entrate tributarie pesano appena per il 16,5% del totale ed hanno un carattere di equità, fondandosi sul contrasto all’evasione fiscale e sulle rendite immobiliari: ad essere attenzionati non sono i “soliti noti”, ma i furbi e le rendite (peraltro, in applicazione di leggi dello Stato che entrano in vigore indipendentemente dal piano di riequilibrio)».

Secondo il vice-sindaco, poi, «il piano non mantiene una dinamica sostenuta per le spese correnti. Quasi i 2/3 del piano (290 milioni su 456) sono costituiti da economie e riduzione di spesa corrente: dal risparmio sul costo del personale (mantenendo la stabilizzazione dei contrattisti e turn-over al 50%), al risparmio energetico, dalla riduzione dei trasferimenti al servizio pubblico dei trasporti, alla riduzione dei fitti passivi, ai minori costi per servizi».

Riguardo al presunto taglio alle spese di investimento, Signorino spiega inoltre che «grazie agli interventi normativi voluti dalla giunta Accorinti, la procedura del riequilibrio consente adesso di ottenere mutui anche per i comuni in predissesto proprio per i progetti di risparmio strutturale previsti nei piani di riequilibrio».

Per Signorino il vero punto di forza della manovra decennale sarà rappresentato «dalla notevole capacità di spesa: almeno 75 milioni in poco tempo, costituendo una delle misure espansive di maggiore portata che si possano realizzare a beneficio dell’economia messinese».

La visione ottimistica dell’assessore Signorino presenta un’altra faccia della medaglia, che è quella illustrata dal consigliere comunale Gino Sturniolo.

«Secondo il Sindaco e il vice-Sindaco il pagamento del debito utilizzando il Fondo di Rotazione – scrive Sturniolo – introdurrebbe nell'economia messinese liquidità per 60-100 milioni che, attraverso ovvi effetti moltiplicatori (?), diventerebbero 300, generando un'impennata del Pil cittadino del 2,5%. Purtroppo, però- sottolinea l’ex accorintiano, fuoriuscito dal gruppo consiliare che rappresenta il sindaco Accorinti proprio per la diversa visione sulla manovra finanziaria – il Fondo di Rotazione, è un prestito e saranno i cittadini messinesi a doverlo restituire in rate semestrali».

Per Sturniolo, quindi, «lo scontro di opinioni va giocato su dati di realtà» ed a questo proposito il consigliere specifica che reputa scorretto nei «confronti dei cittadini forzare interpretazioni ad uso e consumo delle proprie scelte politiche ed amministrative».

Ecco il motivo per cui dalla pagina del suo profilo Facebook si fa promotore di una piccola “operazione verità”, chiarendo che «i debiti certi ed esigibili immediatamente, pari a 27 milioni circa, hanno a che fare con il contenzioso legale (parcelle, spese giudiziali, risarcimento sinistri …), con tre casi singoli che hanno crediti per oltre 500.000 euro. Altri 920.000 euro sono i soldi che andranno ad ingegneri. Ci sono, poi, 17 milioni per AtoMe3; 2 milioni e mezzo per Messinambiente; 696mila euro per Tirrenoambiente (discarica di Mazzarà); 500mila euro circa a testa per ENEL e ACEA; 378mila euro per la Lega Nazionale Difesa dello Cane; 392mila euro per Ecodeco Cavaglià (BI), 892mila euro per Cosedil di Santa Venerina, 366mila euro per Galva (MI)».

Secondo il consigliere comunale Sturniolo si tratta di «esempi per dire che non sembra esattamente una composizione da rilancio dell'economia cittadina».

Danila La Torre