Caso Genovese, la Giunta dice sì all’utilizzo delle intercettazioni

Il presidente Ignazio La Russa aveva chiarito come entro il 30 la Giunta per le autorizzazioni a procedere dovesse votare sulla richiesta per l’utilizzo delle intercettazioni nei confronti di Francantonio Genovese, in modo da far esprimere la Camera prima della pausa estiva e così è stato.

La Giunta nel primo pomeriggio ha approvato la proposta di Gea Schirò, relatrice del caso Genovese, autorizzando quindi l’uso delle intercettazioni nei confronti del deputato messinese. Il voto era inizialmente previsto la scorsa settimana, ma i componenti della Giunta avevano chiesto alcune integrazioni ai magistrati in merito alle informative collegate ad alcune inchieste, come quella della Procura di Patti. A sollevare il dubbio sul fumus persecutionis era stato lo stesso deputato Pd, attraverso la memoria presentata alla Giunta e nella quale, in sostanza, si ribadiva la tesi sostenuta anche nei mesi scorsi e cioè che “l’obiettivo finale” delle indagini, e quindi anche delle intercettazioni, è sempre stato l’ex sindaco. Da qui la richiesta, avanzata da diversi esponenti della Giunta, delle informative. Il nodo da sciogliere ha riguardato il periodo per il quale dare il via libera alle intercettazioni, ovvero se fino a quando è stato iscritto nel registro degli indagati oppure anche oltre.

Adesso la parola passa alla Camera, che due mesi e mezzo dopo l’autorizzazione all’arresto dovrà pronunciarsi sulla richiesta per le intercettazioni. Il clima è completamente diverso, perché quella seduta di maggio, avvenne in piena campagna elettorale per le Europee ed in pieno scontro mediatico tra Renzi e Grillo.Sono circa una quarantina le conversazioni intercettate che saranno quindi trascritte e inserite agli atti dell'inchiesta sulla galassia Genovese. La Giunta per le autorizzazioni a procedere ha infatti autorizzato nella seduta di oggi la trascrizione di quelle effettuate prima dell'iscrizione del parlamentare nel registro degli indagati, avvenuta nel dicembre 2011. Restano fuori dal fascicolo, quindi, una buona parte di quelle effettuate dalla Squadra mobile successivamente. La Procura aveva chiesto la trascrizione di circa 220 conversazioni, autorizzate in toto dal Gip Giovanni De Marco.

"Al di là del dato numerico, resta il fatto che la Giunta ha riconosciuto che le intercettazioni effettuate successivamente alla data di iscrizione nel registro degli indagati, sono state effettuate in violazione della norma costituzionale che tutela l'attività dei parlamentari", dichiara il legale di Genovese, l'avvocato Nino Favazzo.

Si tratta, è bene ricordarlo, di telefonate e conversazioni intercettate con le cimici ambientali nei confronti dell'entourage del parlamentare, che il gip De Marco, disponendone l'arresto, ha definito legittime perché casuali, perché non effettuate direttamente a carico di Genovese, cioè, pur comparendo lo stesso tra i protagonisti.

La Procura aveva richiesto l’autorizzazione a procedere per l’utilizzo delle intercettazioni di terzi, che però comunicavano con il deputato, effettuate nel periodo che va dal 25 ottobre 2011 al 28 giugno 2013, quindi fino alle amministrative del 2013 e a poche settimane dall’operazione Corsi d’oro. La relatrice del caso Genovese, Gea Schirò, nel formulare la proposta ha sostenuto come, anche in base alle integrazioni ed alla memoria difensiva, si possa evincere che, “a partire da una certa data l’onorevole Genovese sia diventato l’obiettivo delle intercettazioni” e che queste quindi non siano più state “casuali”. 
“Che le indagini fossero direttamente a lui riferibili troverebbe ulteriore conferma esplicita in alcuni passaggi delle informative di Polizia giudiziaria del novembre 2013- spiega la Schirò con riferimento anche alla memoria difensiva- Nell'informativa dell'11 novembre 2013 si legge infatti: «(…) la presente informativa è volta a evidenziare attraverso i risultati delle indagini il complesso sistema di illecita gestione di enti di formazione riconducibili in via diretta e indiretta all'on. Francantonio Genovese». Con parole simili si esprime l'informativa del 22 novembre 2013: «Il presente lavoro intende palesare la struttura, le articolazioni, gli uomini chiave del sistema della formazione riferibile all'on. Francantonio Genovese»”.

La relatrice concorda con Genovese nel ritenere che la Procura di Patti e quella di Messina, hanno richiesto di procedere alle intercettazioni di utenze della sua cerchia di familiari, collaboratori e amici nella piena consapevolezza che il parlamentare fosse un loro interlocutore tutt'altro che infrequente.

“Alla luce di ciò, ritiene che sia possibile individuare negli atti una precisa data in cui è possibile collocare un mutamento dell'obiettivo dell'indagine, a partire dal quale le motivazioni fornite dall'ordinanza a giustificazione della loro casualità appaiono poco plausibili: tale data corrisponde al momento di formale iscrizione del deputato nel registro degli indagati, ovvero il 12 dicembre 2011”.

Opposta la posizione del M5S che ha ribadito come un parlamentare non debba godere di “forme di privilegi” che lo rendano diverso dai comuni cittadini e quindi più “tutelato”. I grillini hanno quindi chiesto di estendere l’autorizzazione a tutte le intercettazioni, fino al 28 giugno 2013. Ma la tesi del M5S è stata bocciata dalla Giunta.

Parere favorevole alla proposta della relatrice, con 10 sì, 3 no ed un astenuto. Sarà la Schirò a predisporre la relazione per il voto della Camera.

Rosaria Brancato