Sono quattro gli indagati per la gestione di Messinambiente, la società ex partecipata di via Dogali che si occupa del servizio raccolta rifiuti in città.
Il sostituto procuratore Roberta La Speme ha chiesto ed ottenuto la proroga delle indagini preliminari e quindi siglato l'avviso di garanzia per l'ex liquidatore Armando Di Maria, il responsabile acquisti Roberto Lisi, il responsabile dell'autoparco Filippo Marguccio e il direttore generale Antonino Miloro. Le ipotesi di reato sono di truffa, peculato e falso ideologico, per un periodo che parte dal gennaio 2013. L'iscrizione della notizia di reato, recita l'avviso di garanzia, è del 1 febbraio 2014.
E' di qualche giorno dopo lo "scoppio" del caso Messinambiente. Il 5 febbraio la Giunta comunale guidata da Renato Accorinti boccia il bilancio presentato dalla societá. Il 6 gennaio il consigliere comunale Daniele Zuccarello presenta un dettagliato dossier dove passa in rassegna la vita e i conti della ex partecipata dal 2006 ad oggi: appalti, bilanci, rapporti con Ato e Comune, perizie contabili, consulenze ed incarichi esterni. Subito dopo i carabinieri compiono un blitz alla sede della società portandosi via una montagna di atti, che poi passa alla sezione di polizia giudiziaria della Polizia, guidata dal vice questore Fabio Ettaro.
Pochi giorni dopo il sindaco Accorinti, Zuccarello e l'esperto del Sindaco, Leonardo Termini vengono interrogati in procura come persone informate sui fatti. Poco dopo, il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita delega le indagini anche alla Dia e il pm La Speme incarica l'ingegnere Dario Megna e il commercialista Giuseppe Barreca di passare in rassegna la documentazione acquisita al Comune e a Messinambiente. I due consulenti, già impegnati nell'inchiesta Corsi d'Oro e a lavoro anche su faccende universitarie, hanno il compito di verificare i bilanci ma anche esprimersi sulle congruità di prezzi per i costi dei mezzi, del conferimento in discarica, del carburante etc.
Tra Palazzo Zanca e la società di via Dogali, quindi, i rapporti si fanno tesi all'inizio del 2014, quando l'Amministrazione Accorinti è costretta a fare i conti con la voragine nei conti del Comune. Nell'ottobre 2013 la Giunta aveva peró dato l'ok al piano industriale varato dall’Ato e sottoscritto da Di Maria, che impegnava Palazzo Zanca a far data dal gennaio 2013 per 42 milioni di euro , revocando il provvedimento finanziario in precedenza voluto dal Commissario straordinario Luigi Croce e indicando negli introiti della Tares la fonte di copertura.
Alessandra Serio
IN ALLEGATO I PEZZI CHE RIPERCORRONO ALCUNE TAPPE DELLA VICENDA