Saranno i consiglieri di area Genovese a “salvare” Accorinti dalla sfiducia

La diceria vuole che siano i consiglieri di area Genovese a voler sfiduciare Accorinti. E’ vero l’esatto contrario. Saranno loro, facendo mancare il sì al momento del voto a “salvare” l’amministrazione comunale. Nell’immaginario collettivo in questi giorni si sta facendo passare il messaggio che a volere la sfiducia siano gli uomini dell’ex sindaco, che lunedì scorso è stato condannato, così come il cognato, nell’ambito di Corsi d’oro. Quel che accadrà in Aula al momento della votazione sulla sfiducia sarà l’esatto contrario.

Vediamo perché.

La mozione è stata depositata lo scorso 26 luglio dai consiglieri dell’allora Udc (Mario Rizzo, Franco Mondello, Mariella Perrone, Libero Gioveni, Andrea Consolo) e dai colleghi Ncd (Daniela Faranda e Nicola Crisafi). Il giorno dopo, 27 luglio, a mettere la firma è stato Daniele Zuccarello, gruppo misto. Quindi il 27 luglio 2016 le firme erano 8, e tutte di area centrista.

Per arrivare alle altre 3 firme sono dovuti trascorrere ben 4 mesi, durante i quali sono stati votati gli strumenti contabili e il Piano di riequilibrio grazie al voto dell’area Genovese e di Forza Italia (gli ex Udc e i consiglieri di Sicilia Futura hanno disertato l’Aula nei momenti del voto mentre il Pd ha votato no). A dicembre, quindi 4 mesi dopo, a mettere la firma è il capogruppo di Forza Italia Pippo Trischitta la collega Giovanna Crifò e Nicola Cucinotta nel frattempo passato ad Ncd. Si arriva quindi a quota 11 firmatari nessuno dei quali di area genovesiana. Per tutto dicembre gli ex Pd transitati a Forza Italia sono ancora contrari e nessuno di loro segue Trischitta.

A gennaio invece qualcosa improvvisamente cambia. A ridosso dall’ordinanza di chiusura delle 38 scuole il capogruppo di Felice per Messina Giuseppe Santalco tuona: “la misura è colma” e mette la firma cambiando idea rispetto a poche settimane prima. Molti ritengono che sia una decisione presa “in solitudine” e senza aver consultato nessuno, né i colleghi del suo gruppo, né il leader di riferimento Genovese. Per la verità l’Aula ha “ingoiato” rospi ben più corposi e indigeribili dell’ordinanza sulla chiusura delle scuole in questi 3 anni, appellandosi sempre al senso di responsabilità. Ma tant’è, Santalco apre il varco ai colleghi di area. A ruota lo segue la presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile, che firma dichiarandosi anche lei stanca di una gestione amministrativa caratterizzata dall’improvvisazione. Si arriva a quota 13 con l’obiettivo di “stanare” il Pd e costringere il partito a prendere posizione. Invece, sempre con la motivazione scuole è Nora Scuderi (passata dal Megafono a Felice per Messina) a firmare ed il giorno dopo anche Donatella Sindoni (Grande Sud). A questo punto l’area Genovese conta 4 firme sulle 15 finora apposte. Nel gioco delle parti Carlo Cantali, lista Felice per Messina, annuncia la sedicesima, dichiarando di volerne parlare con Genovese lasciando intendere che nessuno dei 4 che lo hanno preceduto e cioè Santalco, Barrile, Scuderi e Sindoni, non abbiano neanche fatto una telefonata al parlamentare su un tema così vitale per il futuro del Consiglio. Quel numero “15” sarebbe rimasto a lungo, come una “mannaia”, stando al calcolo delle probabilità.

A far saltare i giochi ci ha pensato la capogruppo Pd Antonella Russo, perché sua è la sedicesima firma. Grazie a lei il pallino torna in mano al centro-sinistra e lo toglie da sotto il naso dell’area Genovese. Cantali firmerà a quota raggiunta, diventando il numero 17. Pochi giorni dopo, lunedì arrivano le condanne per Corsi d’oro, sia per Genovese che per Rinaldi.

Adesso la quota da raggiungere in Consiglio comunale è 27 consiglieri favorevoli alla sfiducia.

E qui le cose cambiano. La Barrile ha firmato la sfiducia ma ha annunciato che non la voterà in Aula, continuando ad astenersi come ha sempre fatto visto il suo ruolo. Di fatto però si comporterà come chi “lancia il sasso e nasconde la mano”, anche perché visto che i consiglieri non sono mai stati piu’ di 21 in Aula contemporaneamente quella sua astensione peserà come oro, varrà il doppio a favore della giunta. In termini numerici è come se non avesse mai firmato. Quindi da 17 dobbiamo scendere a 16 sì. A questi 16 si aggiungeranno i 4 di Sicilia Futura e si arriva a quota 20, poi Fabrizio Sottile e Piero Adamo, e si arriva a 22. Resta da capire cosa farà il forzista Pierluigi Parisi che finora non si è ancora espresso.

Difficile se non impossibile che siano per la sfiducia i 3 Pd, anche se Iannello potrebbe essere tentato. Escludendo quindi i 3 Pd la sfiducia si ferma a 22 dei quali solo 4 sono di area Genovese.

Pensare che il gruppo, che si è dimostrato così compatto a transitare dal Pd a Forza Italia insieme al parlamentare, proceda in ordine sparso e senza alcuna decisione concordata è quantomeno da ingenui.

Finora non si sono espressi, e non è un caso, i consiglieri: Benedetto Vaccarino, Simona Contestabile, Francesco Pagano e Carmelina David, quanti bastano per arrivare da 22 a 26 e rendere il loro voto, così come quello della Barrile, determinante per l’approvazione o la bocciatura della mozione di sfiducia.

Quei no peseranno in due direzioni: nei confronti dell’amministrazione (perché sarà evidente che saranno i “salvatori”) e nei confronti interni, ovvero chi dovrà assumere la leadership dell’area in vista delle Regionali e delle prossime competizioni elettorali alla luce delle condanne per Corsi d’oro.

Accorinti e gli assessori faranno in Aula un intervento, come previsto dalla normativa, che potrà convincere o meno gli indecisi. La partita di scacchi dell’area genovesiana sarà proprio questa. Alla fine il discorso dell’amministrazione li convincerà e per senso di responsabilità, quei voti mancheranno all’appello e la mozione non passerà.

A salvare Accorinti, paradossalmente saranno proprio i genovesiani, che poi dovranno in Aula continuare a sostenere l’amministrazione nel corso dell’ultimo anno quando si tratterà di votare i bilanci piuttosto che altre delibere spinose.

Nel frattempo, ad ottobre, ci saranno le Regionali ed il quadro sarà piu’ chiaro. Andare a votare a giugno al centro-destra ed a Forza Italia acciaccata dalle inchieste, Corsi d’oro, Matassa, gettonopoli, non sarebbe comunque convenuto perché non era pronto alcun candidato alternativo né progetto.

Rosaria Brancato