Calabrò, Barrile e altri 6: “Azzeriamo tutto e avviamo i tesseramenti. Salviamo il Pd”

L’ultimo annuncio, l’ultimo ultimatum risale a fine marzo. Nel corso di quell’ultima Assemblea il segretario provinciale Pd Basilio Ridolfo ha annunciato un cronoprogramma per far ripartire il partito, attraverso tesseramenti e progetti, per arrivare ai Congressi. In caso contrario si sarebbe dimesso. Da allora sono passati 4 mesi e subito dopo le amministrative, a metà giugno, sempre Ridolfo, ha annunciato l’assemblea entro l’11 luglio, poi diventato entro fine luglio, poi più niente.

Il partito di Messina continua ad essere ostaggio di un vertice di struttura e di tre deputati regionali, Rinaldi, Panarello, Laccoto che non hanno alcuna intenzione di far riavviare i motori, lasciando ogni cosa congelata dalla primavera del 2013.

Di alibi in alibi sono trascorsi due anni e vani sono stati gli appelli di volta in volta portati avanti da vari gruppi o singoli, così come nel nulla sono cadute le minacce di dimissioni avanzate con scadenza periodica dal segretario Ridolfo.

Adesso a scrivere, alla vigilia dell’assemblea regionale Pd che si terrà domani a Palermo, è l’ex candidato a sindaco Felice Calabrò, insieme alla presidente del consiglio comunale Emilia Barrile, al capogruppo dei Progressisti democratici Francesco Pagano, ai consiglieri comunali Simona Contestabile e Nicola Cucinotta e ai presidenti di circoscrizione Santino Morabito, Antonino Zullo e Natale Cucè.

Una nota chiarissima, dura, rivolta ai vertici del partito ed a quella classe politica che finora ha impedito qualsiasi possibilità di ripresa, paralizzando il dibattito .

Azzeriamo tutto e ripartiamo! Ognuno metta le proprie proposte in campo- scrivono gli esponenti del Pd- Si creino, con immediatezza, organismi di garanzia per tutti. Si attivi una trasparente campagna tesseramenti su progetti e contenuti e si sottopongano ai cittadini sul territorio. Rispettando le norme statutarie, si eleggano gli organismi di partito con il patto che la maggioranza rispetterà una minoranza costruttiva. Il PD torni a parlare di politica e di problemi da risolvere. Insieme salviamo il PD a Messina”.

L’appello è a fare quello che in due anni non è stato fatto, congelando, insieme al segretario, anche la vitalità di un intero partito e di una classe politica che ha ancora voglia di scommettersi nel territorio, nonostante tutto. L’appello è ad azzerare tutto, quindi a mettere una linea definitiva sul passato e aprire i tesseramenti senza timori dell’opa di qualcuno o invasioni di campo, arrivare ai congressi confrontandosi sui numeri più che sui tatticismi o sugli interessi individuali.

Il messaggio è rivolto ai tre deputati Rinaldi, Panarello e Laccoto, al segretario regionale Raciti, ed allo stesso Ridolfo che finora non è riuscito ad affermare la sua linea, ma di volta in volta è stato immobilizzato dai diversi esponenti.

“Per le strade della città e della provincia vaga il fantasma del PD messinese- continuano Calabrò, Barrile, Cucinotta, Contestabile, Pagano, Zullo, Cucè e Pagano-

Ectoplasma narcotizzato, usato all’occorrenza da chiunque abbia la necessità di farlo apparire per dimostrarne l’esistenza, salvo poi sconfessarne la consistenza al fine di sostituirla col proprio ego. Di questa filosofia si sono impadroniti, a turno, dirigenti e deputati, renziani della prima e dell’ultima ora segretari e comitati congelati e scongelati.. e chi più ne ha ..più ne metta.Tutti sotto il mantra-alibi della questione morale che diventa “questione” personale. Perché se un partito non c’è, o non ci deve essere, pazienza, però ci sono io. La misura è ormai colma. Bisogna restituire subito il PD ai democratici messinesi e a quei simpatizzanti che hanno creduto e che, tuttora, credono alla politica che propone progetti seri per lo sviluppo. Perché esiste ancora una classe dirigente onesta e motivata che ha idee e passione da trasferire in fatti concreti. Basta con falsi annunci di nomine di nuovi comitati politici da notificare entro false date ultimative”.

Gli esponenti del Pd ricordano poi le tematiche che devono vedere il partito impegnato in prima linea, dalla città metropolitana al palagiustizia, dai rischi di smantellamento della Camera di Commercio, della Corte d’appello, per passare poi alla mobilità, alla vocazione territoriale, alla gestione di acqua e rifiuti.

La nota, che mette in mora la triade dei deputati regionali, Rinaldi in testa, non è firmata dal capogruppo Pd Paolo David e dal capogruppo di Felice per Messina Giuseppe Santalco. Entrambi invece, insieme a Francesco Pagano, firmano un’altra nota, relativa al caso Azzollini, il senatore Ncd “salvato” dall’arresto grazie ad un voto dell’Aula e soprattutto ai no dei senatori Pd, dopo che lo stesso Renzi aveva lasciato ai suoi “libertà di coscienza”. Val la pena ricordare che il senatore Azzollini per il quale la procura ha chiesto l’arresto nell’ambito dell’inchiesta sul fallimento della Casa di cura divina provvidenza di Bisceglie, è il politico che al telefono, interloquendo con le suore ha detto: “da oggi qui comando io sennò vi piscio in bocca”. Lo stesso Renzi che nel maggio del 2014, alla vigilia delle Europee ha dato il via libera ai sì dei deputati Pd all’autorizzazione a procedere per Francantonio Genovese, ha cambiato direzione un anno dopo, quando in acque cattive e lontano dal 40% delle Europee ha capito d’aver bisogno degli alleati Ncd ed ecco che Azzollini è stato salvato dall’arresto grazie ai voti dei senatori Pd.

Nella nota Paolo David, Felice Santalco e Francesco Pagano si rivolgono a Renzi quale segretario del Pd, a Raciti ed a Ridolfo: “Desideriamo capire se e in che misura vale l'esame della Commissione per le autorizzazioni a procedere. Desideriamo spiegazioni sulla indicazione in ordine al c.d. voto di coscienza da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri. Desideriamo comprendere se la posizione del Partito cambia in funzione della esigenze, per esempio votando per gli arresti quando si tratta di vincere le elezioni e votando contro gli arresti quando si tratta di assicurare la tenuta del Governo in Aula. Fa male paragonare l'immagine dell'on. Genovese lasciato solo dopo il voto della Camera e quella del Sen. Azzolini circondato da festanti senatori dopo il voto di avantieri. Scoprirsi "garantisti" a corrente alternata non ci piace e non piace”.

Rosaria Brancato