Il Pd siciliano resta al capezzale di Crocetta. Il Pd di Messina è in coma vegetativo

“Il M5S fa le strade e il Pd fa riunioni”. Così aveva detto nei giorni scorsi il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Davide Faraone, colonnello renziano in Sicilia (scatenando le ire dell’assessore alle infrastrutture Giovanni Pizzo), ma il suo partito ha pensato bene di confermare questa tesi con i fatti. L’Assemblea di lunedì infatti è stata la ratifica di quanto finora visto: il Pd, terrorizzato dal consegnare la Sicilia ai grillini subito in caso di voto anticipato o di consegnarla più in là, ha optato per la seconda ipotesi, che nel frattempo garantisce qualche mensilità in più.

L’Assemblea del partito infatti altro non è stata che l’elezione dell’ex assessore regionale Giuseppe Bruno alla presidenza al posto di Zambuto e la conferma che “con l’ingresso in giunta di Baldo Gucciardi al posto della Borsellino, il Pd avrà modo di governare e dimostrare di saperlo fare”. Insomma la crisi regionale non ha fatto neanche capolino nel dibattito per evitare di rovinare le ferie ai dirigenti di un partito ormai votato alla confusione. L’unica voce fuori dal coro è stata quella di Fabrizio Ferrandelli che, dopo essersi dimesso da deputato regionale ha fondato il movimento dei coraggiosi ed ha candidato alla presidenza dell’Assemblea Pd la messinese Giulia Beninati. Nei prossimi mesi Ferrandelli girerà la Sicilia per cercare di far comprendere al partito che senza urne anticipate viene solo posticipato il momento della consegna dell’isola ai 5Stelle ma è altrettanto vero che se il partito continua questa farsa ancora a lungo gli elettori siciliani non voteranno Pd neanche per errore per i prossimi 20 anni. Ma poiché l’Aula ha votato la riforma delle Province dopo due anni ed ha messo Gucciardi alla sanità, è tutto risolto e secondo la logica del tirare a campare la crisi è rinviata a settembre.

Ferrandelli intanto ha inaugurato il quartier generale dei coraggiosi “parte la nostra sfida per cambiare il Pd e la Sicilia. Vogliamo contagiare con il nostro coraggio un partito pieno di paure: la paura di aprirsi alla società, la paura di sfidare conservatorismi, la paura di osare e di guardare oltre. Chiamiamo a raccolta le teste e i cuori di Sicilia e chiederemo al Pd due scelte di coraggio: scegliere la Sicilia alla convenienza, ponendo fine immediatamente alla legislatura e scegliere la competenza all'appartenenza eleggendo Giulia presidente del Pd in Sicilia".

Il Pd non farà nessuna delle due scelte, perché intanto non ha eletto la Beninati alla presidenza (promettendole un ingresso nell’esecutivo del partito) e frattanto ha scelto la convenienza di restare al capezzale del governo Crocetta un paio di mesi in più.

"Vogliamo riportare – ha detto Giulia Beninati – la testa al cuore, ritrovare il collegamento tra la testa, la dirigenza del Pd, il Pd delle Istituzioni e il suo cuore, i circoli, i quartieri, la parte più viva, il territorio".

La Beninati è messinese, ha 30 anni, ed ha iniziato a far politica a 13, nella Sinistra Giovanile, in segreteria e direzione regionale nel settore del diritto allo studio. A 18 anni si trasferisce a Bologna dove la militanza nei DS e poi nel PD continua: sono gli anni della Sinistra Universitaria, del consiglio studentesco, della militanza nel Circolo di Via delle Belle Arti. Si laurea con 110 e lode in Relazioni Internazionali, vola al Cairo durante la Primavera Araba, uno stage in ambasciata, un lavoro per un'azienda italiana, studia l'arabo. Torna a Roma e frequenta un Master in International Public Affairs. La testa sui libri e il cuore e le radici salde in Sicilia dove è iscritta sempre nello stesso Circolo da una vita, il Vittorio Foa a Messina. E' appassionata di politica internazionale ed europea, parla 4 lingue, ama il mare. Si occupa di europrogettazione e cura le relazioni esterne di una società messinese che opera nel settore teatrale e cinematografico.

Ha la sfortuna di essere iscritta nel Pd di Messina, entità che non esiste già da un pezzo e che neanche ieri in un’Assemblea persino povera di novità ha avuto spazio. Un Pd destinato a restare chiuso nello scantinato fin quando il segretario regionale Raciti ed i tre deputati regionali Rinaldi, Panarello, Laccoto, insieme al segretario provinciale Basilio Ridolfo, non decideranno di farlo uscire. Ma probabilmente nel frattempo avrà tirato le cuoia da un pezzo.

Rosaria Brancato