Incuria nella gestione del verde cittadino: la protesta di un emigrato messinese

Accantonati i fasti di Messina. Quei tempi in cui il Comune primeggiava tra le altre città d’Italia per maestria tecnica e nuove sperimentazioni nell’arredo urbano, cittadino e cimiteriale. Adesso assistiamo a improbabili sfregi del verde cittadino che dimostrano tutto tranne che competenza e amore per l’ambiente e la città.

Ancor più umiliante, il fatto che una simile constatazione provenga da un messinese trapiantatosi al nord per ragioni di lavoro e che ritorna in visita nella sua città natale dove lo accolgono sì alcuni miglioramenti, come la piantumazione di alberelli di ibiscus e prunus in fiore da abbellimento alle cosiddette “palazzine di Gazzi”, ma anche testimonianze di una cura impropria e approssimativa del patrimonio verde e in specie delle giovani piante di Gazzi, di cui la città è stata dotata.

Il dolente riscontro giunge, peraltro, da un occhio allenato dalla professione e ancora profondamente innamorato dei luoghi delle proprie origini. L’artefice di tale segnalazione si occupa infatti di manutenzione e ristrutturazione di parchi e giardini e nella sua accorata lettera inoltrata agli organi di stampa affinché si facciano portatori di un messaggio di rinnovato rispetto e attenzione nei confronti del territorio, spiega con la competenza di chi da anni svolge questo mestiere che il metodo di potatura adottato dai giardinieri del Comune è poco “ortodosso”, non segue le tempistiche ideali per il compimento di queste drastiche riduzioni delle chiome degli alberi e si avvale di una “recisione a strappo” ossia una sorta di violenta decapitazione che certo non brilla come testimonianza di competenze tecniche o di aggiornamenti nelle metodologie di cura delle piante.

A poco serve ricordare i gloriosi passati di Messina, quando ancora la ricerca di stile e decoro nel paesaggio cittadino era annoverato tra gli interessi prioritari dell’amministrazione comunale. Sono indiscussamente tanti i problemi che affliggono la città ma questo forse non giustifica il totale abbandono a se stesso del nostro territorio.