Lo strano caso del Ciapi e il pericolo della caduta degli asteroidi….

Il caso del Ciapi, l’ultimo scandalo che ha coinvolto un Ente di formazione, è esemplare di come la mutazione genetica di un sistema possa causare danni pesantissimi ad una collettività. Ho letto le 22 pagine del rapporto dell’Olaf (ufficio antifrode dell’Unione Europea) che ha dato origine all’inchiesta ed oltre a restare ammutolita per la vergogna ho capito perché i nostri figli non hanno altra strada che scappare.Nell’agosto del 2008 l’ufficio antifrode dell’Unione Europea ricevette la segnalazione dalla Direzione generale per l’occupazione che si stavano verificando “irregolarità in un progetto gestito con i milioni di euro del Fondo sociale europeo in Sicilia”. Il danno stimato era di oltre 15 milioni di euro, dei quali più di 10 provenivano dalle casse dell’Unione. Il progetto era il Co.or. Ap- Consulenza, Orientamento e Apprendistato, varato nell’ambito del Por Sicilia 2000-2006 e consisteva: “nell’offrire ai giovani di età superiore ai 15 anni che completato il primo ciclo di istruzione intendano inserirsi nel mercato del lavoro attraverso l’apprendistato, un servizio di consulenza, orientamento e apprendistato. A tal fine il Ciapi allestiva vari sportelli multifunzionali in Sicilia dopo aver reclutato personale con esperienza nel settore”.

Già la lettura del progetto era sembrata agli ispettori europei piuttosto vaga perché non indicava né l’apertura degli sportelli né il reclutamento del personale. L’avviso era stato pubblicato pochi giorni solo sul sito del Ciapi e si dichiarava che “non avrebbe fatto fede la data del timbro postale”. Ma l’avventura dell’Olaf in Sicilia doveva ancora iniziare e consiglio di leggere la relazione (io l’ho scaricata da livesicilia.it), che in alcuni tratti ha dell’esilarante se in realtà non fosse in gioco la pelle di quei ragazzi che rappresentano il nostro futuro. Un bel giorno di settembre 2009 gli ispettori giungono a Palermo ed insieme a militari della Guardia di finanza si recano al Ciapi per richiedere la documentazione, ma le carte relative alle 278 persone assunte, i consulenti esterni e le modalità di selezione, le gare d’appalto e le indagini di mercato, non erano disponibili perché il Presidente era assente ed era l’unico depositario delle chiavi della stanza. L’attesa delle chiavi che è durata per diversi giorni fin quando lo stesso presidente non ha consegnato quelle poche carte che aveva. Allargando le braccia ha ammesso che “gli elenchi dei consulenti erano pochi fogli relativi ai curricula e che per i 278 assunti non c’era stata una vera e propria selezione ma l’inserimento in una banca dati dalla quale è stata effettuata una scrematura”. Il progetto consisteva nell’inviare negli sportelli già esistenti negli uffici provinciali del lavoro,dell’Anfe, Cefop e Ial personale “di supporto”. Di fatto il Ciapi ha assunto ben 278 persone per 13 mesi per quasi 9 milioni di euro. Ai fini della selezione “non c’era alcuna differenza tra il diploma di scuola superiore e la laurea”. Nessuna regolarità è stata riscontrata per “le indagini di mercato e le gare d’appalto, mai espletate in forma di evidenza pubblica”. Per quanto riguarda poi la “Comunicazione e informazione” quasi 4 milioni di euro sono stati spesi indirizzandoli ad “esclusivisti” di varie società che avevano lo stesso rappresentante legale. Quasi 500 mila euro del Piano di Comunicazione sono stati spesi a corsi finiti. Infine gli incarichi esterni, per i quali non c’era neanche un vero e proprio “curriculum” ma un elenco con nomi, cognomi, date di nascita e titolo di studio. Ma l’aspetto più triste riguarda l’obiettivo del progetto che doveva essere l’apprendistato effettivo per il 20% dei giovani in cerca di prima occupazione che si erano rivolti agli Sportelli. Scrivono gli ispettori:

“Ma la vera nota dolente è la mission, in base alla quale su un campione di 3000 giovani doveva garantirsi l’avviamento all’apprendistato del 50% ,ovvero 1.500 ed una ricaduta occupazionale del 20% del campione, pari a 600 giovani. Invece il Ciapi ne ha indicati solo 18 (non documentati). Tale fatto indipendentemente dalle irregolarità riscontrate non può essere indicato quale efficiente efficace ed economico modo di impiegare oltre 15 milioni di euro”.

All’Olaf infatti il Ciapi ha consegnato un elenco con 18 nominativi, solo nome e cognome senza alcun altro dato, né indirizzo né data di nascita, 18 nomi pari all’1,2% del campione. Abbiamo speso 15 milioni di euro per avviare al lavoro 18 ragazzi dei quali si conosce solo il nome….

Hanno ragione gli ispettori Fontana, Marques Domingos,Iarossy e Sweeney non è questo un modo efficace per spendere soldi. O si abbatte con il machete questo sistema di formazione o il futuro dei nostri giovani non esiste. L’Europa non è il bancomat dei nostri appetiti clientelari ma quel che queste persone affamate e cieche non hanno compreso è che così hanno ucciso il futuro di intere generazioni, come Saturno divorava i suoi figli. L’assessore Zichichi nei giorni scorsi si è schierato a favore del Muos sostenendo che proteggerà la Sicilia dalla “caduta di asteroidi”. Lo scienziato si sbaglia, il pericolo non viene affatto dal cielo, nessun Muos potrà mai riuscire a proteggerci dagli asteroidi che ci fabbrichiamo in casa per uccidere i nostri figli. Voglio concludere con alcune frasi di un monologo scritto da un 18enne messinese, Piergiorgio Fiorino, “perché noi siciliani ci indigniamo quando un milanese ci chiama mafiosi, ma dentro di noi preferiamo l’idea di un mafioso a quella di un milanese.(….) Un siciliano non cambia mai, lascia magari che intorno a se siano le cose a cambiare, ma non farà mai niente perché ciò accada. Ma un siciliano potrebbe cambiare le cose “per amore”, perché solo una forza grande come quella dell’amore può smuoverci, da innamorati non saremmo solo fieri, ma anche felici di questa nostra Sicilia”.

Stavo pensando di spedire questa lettera agli ispettori dell’Olaf, perché, grazie a Dio, siamo riusciti a fare figli come Piergiorio Fiorino, sperando che non ci mangiamo pure lui.

Rosaria Brancato