Il “colonnello” Faraone e ciò che non esiste più

La nuova organizzazione del Partito Democratico Renziano continua imperterrita in Sicilia mentre all’orizzonte, sempre più vicini, si materializzano improvvisamente i leader “fascisti” che però non incarnano più il facile spauracchio per raccogliere un consenso che a questa organizzazione partitica non appartiene più.
Il dilemma è importante, perché frutto di una mancata reale conoscenza del proprio ruolo e della propria identità.
Leggendo le sue giornaliere interviste e dichiarazioni su qualsiasi argomento è facile immaginare il colonnello Faraone, solo davanti uno specchio a chiedersi chi è, e a disperarsi in cerca di una risposta che non può darsi, mentre gli spettri di Berlinguer e compagni che certamente avrà incorniciati nella sua cameretta, dopo che qualche anno fa ha tolto i poster dei Duran Duran, lo guardano perplessi e sconfortati.
Immaginiamo Faraone rendersi conto che per trovare consenso ha bisogno di un nemico, di uno spauracchio che possa intimorire gli elettori svogliati e portarli di nuovo allo stadio della politica per tifare contro qualcuno, poi penserà che neanche questo funziona, quando c’è chi sa farlo meglio di te e che quello che si è saputo fare odiare più di ogni altro oggi è proprio il tuo generale.
Si renderà forse conto e ci spiegherà che oggi tutti dovremmo aderire disciplinatamente al fronte della repubblica antifascista perché chi tace è complice e quindi occorre farsi avanti per indossare la vecchia maglietta rossa di ordinanza che hanno indossato fino a qualche mese fa Renzi e Minnitti, Lumia e Crocetta, quella contro la mafia e contro la corruzione, quella che fa passare ogni male e cura dal fascismo.
Poi forse di convincerà che il suo immaginario non è più suo, non è la realtà che lo ha portato dove è. Si guarderà intorno e vedrà uomini che con quella realtà di un tempo, con quelle ideologie che dovrebbero essere il vangelo di un partito, non hanno niente a che fare. Piuttosto si troverà in un mondo che somiglia invece a quello della vecchia democrazia cristiana consociativa e della clientela, che non è più neanche in grado di dare le patenti di antimafia e di bontà perché ne ha abusato e fatto un uso distorto.
Proverà a dirci che lui non c’entra nulla. Ed è proprio cosi, lui non c’entra nulla, perché se ci fosse entrato avrebbe potuto impedirlo. Invece non ha fatto proprio niente e ha lasciato che tutto si trasformasse secondo i desideri di chi cercava posti di potere e li ha ottenuti.
Se i suoi avversari se ne renderanno conto, sarà facile annientarli.
F.sco Divino