Quella volta che il tir fermò una bicicletta lungo la pista ciclabile

Una mattina d’agosto del 2014, lungo la pista ciclabile di corso Garibaldi, all’altezza del Municipio, si sfiorò la tragedia e i presenti alla scena pensarono d’avere preso un colpo di sole: all’improvviso, tra uno stridio di freni e grida di paura si vide UN TIR FERMARE UNA BICICLETTA.

Testimoni oculari raccontarono che poco dopo le 11 del mattino, un enorme tir con un carico di mozzarelle di bufala campane frenò all’improvviso sull’improbabile pista ciclabile nuova di zecca e si piazzò davanti ad una bicicletta, una delle poche che sfidano la sorte avventurandosi nel percorso ai confini della paura. Dal camion scese un omone con una maglietta rossa con l’immagine di Marthin Luther King stampata, che con fare minaccioso andò verso l’uomo barbuto, che trovandosi la strada sbarrata da un camion per poco non aveva avuto un infarto ed era caduto dalla bici.

Renato– gridò il camionista- Renato, finalmente ti trovo! Mi riconosci, sono Ciro, Ciro Esposito da Napoli, il primo tesserato dell’ACPL, associazione camionisti peace and love. Ti ricordi? Mi hai convertito sul cavalcavia”.

All’inizio l’uomo barbuto alla vista del camionista pensò di essere finito all’inferno e che per dispetto San Pietro lo avesse spedito nel “girone dei camionisti che non rispettano l’ordinanza anti-tir” e pensò “Ecco, i Franza arrivano ovunque, hanno santi pure in Paradiso”, ma quando sentì la voce inconfondibile di Ciro, il primo autotrasportatore convertito in quei giorni epocali sul cavalcavia si riprese subito e rifiutò i soccorsi.

“Renato, ma che fai qui?- continuò Ciro abbracciandolo- Ero preoccupato. Appena sbarcato dalla Cartour pensavo di trovarti sul cavalcavia, invece non ti ho visto, non c’era il gazebo, non ho visto nessuno con la maglietta Free Pedoni e mi sono sentito solo. Una noia credimi, nessuno che parla di pace, nessuno che parla al mio cuore. Poi una fila di camion che non ti dico, uno strombazzare, ognuno andava dove gli pare. E mi sono detto, ma che fine ha fatto “il sindaco che sussurrava ai bisonti della strada?”. Così ho chiesto informazioni e sono venuto qui. Ho fatto un giro per la città, ora è davvero molto bello,tutti festosi noi autotrasportatori di vederci di nuovo in centro e in ogni dove. Io devo essere onesto Renato, tengo famiglia, ma dopo la sospensiva del Tar è scattata la rappresaglia, a noi tesserati dell’Associazione camionisti peace and love ormai ci cercano camion per camion, controllano se abbiamo il calendario di Play boy o le frasi del Dalai Lama, siamo spacciati. Ho dovuto rimettere l’adesivo “Mamma perdonami” al posto di quello “Perdona l’errante e non l’errore” che mi hai regalato tu. Sono riuscito a tenere soltanto l’arbre magique al pino silvestre. Ormai sono un pentito, ma volevo sapere come te la passi”.

Accorinti ripreso dallo choc salì sul tir insieme a Ciro e rimasero in doppia fila indisturbati a parlottare per un po’, tanto a Messina puoi fare tutte le rivoluzioni che vuoi,ma la doppia fila non la devi toccare, è una tradizione secolare come la Vara. “Ciro- disse serio il sindaco- non me ne parlare, me la sono vista pietre pietre in queste settimane. Ricorsi, contro ricorsi, ricorsi di qua, ricorsi di là, mi sospendono l’ordinanza, mi sospendono l’isola, mi sospenderanno le unioni civili, tra poco rischio che mi sospendono la Vara se nell’ordinanza sbaglio a scrivere il metraggio corretto delle corde. Ovunque mi giro c’è un ricorso al Tar. Pensa che la sezione di Catania, che normalmente non brilla per dinamismo vuole aprire una sede staccata a Messina per operare H24 solo per noi. Basta che vai lì, prendi il numerino e in poche ore ti sbrighi. Ma tu dimmi, come sei arrivato fin qui a Palazzo Zanca?”

“Ho chiesto indicazioni- spiega Ciro- prima però ho fatto un giro, ho visto che vi siete ripresi dalla crisi, eh. Con i miei colleghi della Puglia abbiamo posteggiato i camion in via dei Mille, per andare al bar Tabacchi. Meno male che avete tolto quell’isola pedonale, era così fastidiosa. Ora ho visto che c’è la fila fuori dai negozi, manco ai magazzini Harrods durante gli sconti. Poi tutti quei bellissimi negozi nuovi. Si capiva che la crisi era tutta colpa dell’isola pedonale. Guagliò, uno spasso adesso, una folla di acquirenti. Infatti a Piazza Cairoli c’è il deserto, perché lì c’è ancora l’isola. Ma perché non riaprite pure quella? Senti a me, Renato, stai sbagliando tutto. Il futuro è il passato. Ma stasera vuoi venire con noi? Con alcuni colleghi facciamo una specie di party sulla spiaggia. E’ una danza della sabbia, invochiamo il dio dell’insabbiamento. Pare che funzioni, nel 2008 abbiamo smosso pure Nettuno per dare il colpo di grazia dell’invasatura di Tremestieri. Stavolta abbiamo chiamato uno da fuori, uno bravo che con la forza del pensiero sposta le montagne e te le mette sotto i mari”.

Renato ebbe un moto d’invidia, lui col pensiero non riesce a spostare le montagne di mmunnizza che ricoprono la città e uno così gli farebbe molto più comodo di Ciacci e Rossi e la sfilza di consulenti che in sei mesi non hanno spostato neanche un cassonetto e infatti si fece lasciare il biglietto da visita perchè non si sa mai.

“Renato- continuò l’ormai ex camionista peace and love- tu lo sai, io non avrei voluto tradirti, ma tutti hanno già presentato ricorsi contro le multe che ci hai fatto fare. Stiamo pensando anche di ricorrere contro le deroghe, a noi non piacciono, parliamoci chiaro. Ma poi, pure tu, ma non ce l’hai uno buono che ti cura le cose legali, che ti scrive le cose? Invece di fare queste figuracce”.

Renato sospirò, perchè c’è sempre quello che tradisce prima che il gallo canti tre volte: “Ascolta Ciro, io sarò pure peace and love, ma non sono cretino, anche se l’avessi fatta scrivere a Rodotà qualche lacuna la trovavano lo stesso. Certo, io non ce l’ho Rodotà accanto a me e magari non è che stiamo lì a rileggere quello che scriviamo, la nostra è un’amministrazione dello spirito, parla alle anime, mica ai cartelli stradali”.

Ciro Esposito da Napoli capì che questo sindaco non aveva alcuna speranza e che avrebbe passato il resto del mandato tra un Tir e un Tar.

Ma ormai Accorinti era un fiume in piena:“Pensa ho presentato la delibera sulle unioni civili e i consiglieri comunali hanno trovato una virgola messa al contrario e ricorrono al Tar. Per farmi un dispetto. Chi in tutto l’universo minaccia ricorso al Tar per le unioni civili? A Messina lo fanno. E il superTar gli darà ragione, vedrai. E hanno pure presentato 44 emendamenti, neanche dovessimo rifare la Costituzione o la riforma del Senato. Che ci scrivi in 44 emendamenti sulle Unioni civili? Che per essere coppia di fatto devi indicare il tuo segno zodiacale, farti fare l’oroscopo e vedere se c’è affinità, se no peggio per te? E un Ariete non andrà mai d’accordo con la Vergine quindi meglio che se ne stanno ognuno per conto loro? E poi, mi dico, molti di questi consiglieri in passato hanno approvato di tutto bilanci fatti nei modi più bizzarri, delibere improbabili, ma scoprono il “sacro valore della legalità e della santa virgola” nella battaglia contro le Unioni civili ??? Pensa che questo Consiglio ha approvato persino la nostra delibera sulla Tares senza battere ciglio e poi alza le barricate sul punto e virgola”.

Il sindaco era inconsolabile, la barba gli stava diventando sempre più lunga e faceva lunghi sospiri di nostalgia pensando ai bei tempi sul cavalcavia quando fermava i tir, faceva discorsi sulla pace e trasformava bruti camionisti in “trasportatori di anime” .

Alla fine Ciro commosso gli disse “Guagliò, prendi la vita con leggerezza, vuoi salire sul camion e farti un giro con me?”. Una luce illuminò gli occhi di Accorinti: “E possiamo strombazzare sul Boccetta?”, “Certo Renato”, “E posso passare sotto la casa della Contestabile e suonare il clacson a più non posso finchè non sveglio tutti i vicini?”, “Certo Renato” e lui sempre più contento “E ci imbarchiamo a Tremestieri senza inventarci deroghe?” , a questo punto Ciro si oscurò in volto “ Guagliò, ma sei pazzo? Allora non hai capito niente. Tremestieri non esiste, è un frutto della vostra immaginazione, un gioco di prestigio creato per confondere le acque, è come quando il saggio indica la luna e lo sciocco guarda il dito. Tremestieri non esiste per noi autotrasporatori. Vieni con me dai, strombazziamo in via dei Mille e sotto casa della Contestabile”.

E fu così che Renato lasciò la bici ormai accartocciata dopo lo scontro con il tir e a bordo del camion con Ciro trascorsero il resto della mattinata a parlare dei punti in comune tra la filosofia pacifista di Nelson Mandela e quella sentimentale di Gigi D’Alessio, cantarono a squarciagola l’inno d’Italia e passarono strombazzando in via dei Mille, disturbando migliaia di acquirenti. E da Tremestieri non passarono neanche per sbaglio.

Rosaria Brancato