Reset: “Basta Ponte sì, Ponte no. Pensiamo a prescindere dal Ponte”

“Aspettando il Ponte rischiavamo di perdere il treno dello sviluppo”, questa in sintesi la riflessione di Reset a proposito delle somme destinate alle opere compensative e che è stata al centro di un dibattito alla presenza di Giovanni Caminiti (Dirigente “Grandi Opere” del Comune), del Presidente dell’Autorità Portuale Antonio De Simone e di Francesco Di Sarcina, segretario generale dell’Autorità Portuale. In gioco ci sono 300 milioni di euro destinati alle opere connesse alla costruzione del Ponte.

“Nel decreto legge sulla stabilità ritornano i 330 milioni di euro che il governo ha destinato "all'attuazione delle misure urgenti per la ridefinizione dei rapporti contrattuali con la Società Stretto di Messina– scrive Reset- ma solo grazie ad un emendamento che modifica la scelta di destinare i fondi alle aree alluvionate del Nord presentato, paradossalmente non dalla nostra deputazione ma dall’ex ministro Brunetta. La classe politica attuale ha confermato, qualora ve ne fosse la necessità ulteriore, l’assoluta incapacità di curare gli interessi di un territorio che paga a carissimo prezzo l’attesa del Ponte sullo Stretto”.

A fregarci, secondo il Movimento, è stata questa attesa, perché nel frattempo siamo stati fermi perdendo di vista qualsiasi alternativa che potesse comunque portare ad una strategia di sviluppo socioeconomico diversa. I fondi, secondo quanto previsto dal Decreto Legge n. 187 del 2/11/2012 non sarebbero destinati ad opere che consentano alla città di programmare uno sviluppo indipendentemente dalla costruzione del Ponte, ma alla realizzazione di un tratto di autostrada che colleghi Torre Faro con l'Annunziata. Oltre 10 km, dei quali circa 7 in galleria, scrive Reset, che, evitando valutazioni sull’impatto ambientale dell’opera, risolveranno il problema del collegamento interno della città (nord/centro/sud) ma non ne cambieranno, sicuramente, il volto.

“Come sempre la politica partitica non riesce a ragionare su questioni importantissime che riguardano il ruolo strategico della città ed il tema dei trasporti di persone e merci, non riesce a comprendere l’occasione che si rischia di perdere- dichiara Tinaglia- Il silenzio della deputazione lascia sgomenti di fronte ad una città che non riesce ad imporre mai i propri diritti, schiava di una politica incapace di prendere posizioni chiare e nette o semplicemente impreparata”.

L’appello del Movimento è alla deputazione ed al Presidente Crocetta, nonché ai rappresentanti locali dei partiti, dei movimenti, dei sindacati e delle associazioni per chiedere al governo che i 300 milioni vengano utilizzati per realizzare lo spostamento della stazione ferroviaria a Gazzi, così come previsto dal Consiglio comunale nel gennaio 2010. Nel documento dell’Aula s’ipotizzava anche il collegamento alla stazione ferroviaria anche di quella marittima ottenendo così,la liberazione del fascio di binari che vanno dall’attuale stazione marittima fino al curvone Gazzi.

“In questo sarebbero liberati 2,7 Km di affaccio a mare che darebbero, finalmente, alla città una prospettiva alternativa di sviluppo- continua Reset- Un intervento dal quale anche Rfi trarrebbe vantaggio visto il valore che il parco ferroviario avrebbe a seguito di tale trasformazione”.

Nel corso del dibattito è stato interessante il contributo di Di Sarcina, a proposito delle difficoltà nella realizzazione dell’invasatura portuale a Gazzi e che ha fatto tornare attuale la proposta della commissione ponte, che sempre nel 2010 prevedeva che la nuova stazione ferroviaria e marittima fossero ubicate a Contesse nell’area della “piccola velocità”, dove la disponibilità di aree a terra potrebbero consentire la realizzazione di un porto-canale.Secondo il Movimento è oggi importante non ragionare sul sistema trasporti per compartimenti stagni, ma usare una strategia complessiva che tenga anche in considerazione la Metromare, Rfi, gli approdi.

Caminiti ha invece posto l’accento su un aspetto tecnico non secondario, dal momento che il Decreto Legge, attualmente può essere impiegato esclusivamente per opere cantierabili come appunto il tratto autostradale Annunziata-Torre faro a meno che non vi sia un intervento di tipo “politico” o un’indicazione in direzione diversa.

“Non si tratta, qui di discutere, di Ponte si, Ponte no- conclude Tinaglia- ma di approfittare, per una volta della questione Ponte per trasformare la città, a prescindere dalla costruzione dello stesso”.

Rosaria Brancato