La Corte dei Conti non ha ancora bocciato il piano di riequilibrio, il commissario Croce “sì”

Il commissario straordinario di Palazzo Zanca Luigi Croce preme sull’acceleratore del dissesto. La nota inviata al Consiglio comunale, al ragioniere generale Coglitore, al segretario generale Alligo ed alla Corte dei Conti, non è solo una presa d’atto dell’irrimediabilità della situazione economico-finanziaria di Palazzo Zanca e un “j’accuse” nei confronti del Civico consesso e dei dirigenti dell’area economica ma anche una esplicita sollecitazione nei confronti dei consiglieri comunali affinché adottino provvedimenti urgenti ed indifferibili «non ritenendo possibile superare in alcun modo le criticità segnalate» (vedi articolo correlato). Ma perché tanta fretta da parte dell’ex procuratore capo se è ancora in atto la procedura di riequilibrio? La domanda assume ancora più valore leggendo le “Conclusioni” della relazione firmata dallo stesso Croce, allegata alla nota inoltrata ai destinatari di cui sopra insieme ad un malloppo di carte e documenti esitati in questi mesi e comprovanti la deficitarietà dell’ente.

Nelle suddette Conclusioni, il commissario riassume infatti la procedura prevista dalla legge, ricordando che il piano decennale di riequilibrio viene analizzato dalla sottocommissione, la quale – svolta la necessaria istruttoria – redige una relazione finale, che viene trasmessa alla Corte dei Conti. Spetta, quindi, all’organo di controllo deliberare sull’approvazione o sul diniego del piano valutandone la congruità ai fini del riequilibrio. In caso di diniego dell’approvazione del piano – spiega ancora Croce- la Corte dei Conti trasmette gli atti al Prefetto ed alla conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. Il Prefetto assegna quindi al Consiglio Comunale, con lettera notificata ai singoli consiglieri, un termine non superiore a 20 giorni per la deliberazione dello stato di dissesto e dà corso alla procedura per lo scioglimento del consiglio. La delibera di approvazione o di diniego del piano può essere impugnata entro 30 giorni innanzi alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, che si pronunciano entro trenta giorni dalla presentazione del ricorso . A tal proposito va precisato che il Comune di Messina è ancora in attesa di risposta, perché l’iter iniziato l’11 febbraio con l’approvazione della delibera 11/C, contenente il piano di riequilibrio, si era momentaneamente interrotto quando il Ministero aveva chiesto chiarimenti al Comune, ed era ripreso a delucidazioni inoltrate .

Fatte queste premesse di spiegazione “procedurale”, nelle Conclusioni , il commissario Croce mette le mani avanti ed ammette l’esistenza di una serie di punti deboli del piano, che dipendono da “colpe” attribuibili al Consiglio comunale ed ai dirigenti dell’area economico-finanziaria.

«E’ necessario rilevare – sottolinea Croce – che il Consiglio Comunale non ha ancora approvato il contratto di servizio con l’Atm, il bilancio dell’Atm, il bilancio della Messinambiente, mentre nella seduta del 14 maggio 2013 ha bocciato il contratto di servizio Amam». E se il Civico Consesso ha le sue pesanti responsabilità, altrettante ne ha – secondo Croce – l’area economica di Palazzo Zanca.« Inoltre -sottolinea infatti il commissario nelle Conclusioni – non è stato redatto l’elenco dei debiti riconoscibili con allegato assenso dei creditori ai fini del pagamento rateizzato nei dieci anni di valenza del piano. Nonostante le direttive dell’Ufficio commissariale, ai fini della riduzione delle spese di personale, non sono stati eliminati sin dal 2013 i fondi per il finanziamento della retribuzione accessoria del personale dirigente e di quello del comparto».

Ci sono, poi, altre due questioni per il commissario che aggravano la situazione economica dell’ente. La prima è «la sanzione pari ad euro 7.052.209,00 per violazione del patto di stabilità produce effetti nel bilancio 2012. In considerazione di tale sanzione, probabilmente, risulta violato anche per l’anno 2012 il patto di stabilità interno». La seconda, «il ricorso all’aumento dell’anticipazione di tesoreria evidenzia la mancanza di liquidità per fronteggiare le spese urgenti ed indifferibili».

La Corte dei Conti non si è ancora espressa sul piano decennale di riequilibrio e sull’eventuale dissesto, il commissario Croce, a quanto pare, invece, sì. Il pedale dell’accelerazione è pigiato, anche se fuori e dentro il Palazzo molti chiedono cautela e alzano il freno a mano. Sostenendo che se il Comune deve cadere nel burrone, è meglio attendere che ci sia qualcuno a spingerlo nel vuoto, piuttosto che buttarsi da solo. (Danila La Torre)