Jonio

Jonio, perché il sogno della Riviera Blu non basterà

Sedici comuni distribuiti tra costa e collina, una spiaggia che si sviluppa senza soluzione di continuità da Capo Sant’Alessio a Capo Alì, piccoli borghi di impareggiabile bellezza, enormi potenzialità non ancora del tutto espresse.
Il 2021 della riviera jonica messinese ha mostrato le solite luci e ombre. Tra disagi atavici (traffico caotico, soprattutto in estate, fragilità del territorio), qualche guizzo (differenziata a livelli eccellenti, miglioramento dei servizi legati alla balneazione) e una voglia di rilancio che procede solo a fasi alterne e senza una vera programmazione. Proprio l’incapacità degli amministratori di fare squadra è il principale freno allo sviluppo di questo lembo di terra, in momento, invece, in cui l’intero assetto andrebbe ripensato andando oltre la piccola gestione localistica. Amministratori che non solo non riescono a far sentire la loro voce univoca quando la necessità lo imporrebbe – vedi gli infiniti lavori sui due ponti della Statale 114 subiti quasi passivamente – ma non riescono neanche a sedersi attorno ad un tavolo per discutere, programmare e immaginare il futuro insieme.

Il fallimento della politica comprensoriale

Ogni tentativo di costituire una struttura sovracomunale si è frantumata nel corso degli anni. Sedici comuni. Undici di questi raggruppati in una Unione (la Valli Joniche dei Peloritani) capace di spaccarsi anche su passaggi di semplice routine, come la recente elezione del presidente del Consiglio. Uno, il più grande, S. Teresa di Riva, che va avanti da solo per la propria strada. Altri quattro (Nizza, Alì Terme, Alì e Fiumedinisi) autoisolati in un altro tentativo fallimentare di aggregazione (l’Unione Valle del Nisi). Ognuno va avanti da sé, pensando al proprio orticello, quando invece ogni opera, ogni servizio necessario per la cittadinanza, ogni infrastruttura, andrebbe pensata in maniera comprensoriale. Così come ogni problema andrebbe affrontato insieme. Un solo esempio? L’inesorabile erosione costiera che, anno dopo anno, sta cancellando la risorsa più preziosa, la spiaggia.

Inseguendo il sogno della Riviera Blu

Il 2021 ha visto la conferma del riconoscimento della Bandiera Blu, per la qualità dei servizi legati alla balneazione, ai comuni di S. Teresa e Alì Terme, mentre Roccalumera l’ha ottenuto per la prima volta. Non è poco. Per “colorare” di blu l’intera riviera mancherebbero adesso all’appello Furci, S. Alessio e Nizza e gli amministratori di questi comuni stanno già lavorando in tal senso. Sarebbe un punto di partenza per iniziare a discutere seriamente di sviluppo turistico. Il traino per far scoprire o riscoprire anche tutti gli altri centri dell’entroterra. Ben venga, dunque, l’idea di una Riviera Blu. Sarebbe molto utile anche sotto il profilo della promozione e del marketing territoriale. Ma questo sogno, più volte evocato nel corso dell’anno dagli amministratori locali, avrebbe un senso solo se concretizzato in una visione più ampia. Senza un’idea chiara e condivisa di come si vuole ridisegnare questo territorio, ogni singola iniziativa, ogni piccolo risultato raggiunto rischierebbe di trasformarsi in un fuoco di paglia. Destinato a spegnersi al primo soffio di vento.