Frana a Pezzolo. Ora i residenti temono altri cedimenti e chiedono aiuto. LE FOTO

Sulla strada sono arrivati pochi massi ma sarebbero stati sufficienti a provocare una tragedia. Per fortuna, in quel momento non transitava nessuno e si è evitato il peggio. Il crollo è avvenuto lunedì, intorno alle 10 del mattino, a circa 400 metri dall’ingresso di Pezzolo, sulla strada provinciale 35. Una grossa massa rocciosa si è staccata dal costone, danneggiando anche una vecchia mulattiera comunale che consente l’accesso carrabile dal lato superiore ad alcune abitazioni in contrada Ogliastri.

Grossi massi si sono fermati sui terrazzamenti della dorsale, ma sono rimasti penzolanti poco sopra la strada, su un versante a elevata pendenza. Sul posto sono giunti i Carabinieri, la Protezione Civile e la Provincia, per un sopralluogo. In zona si era già verificato un altro dissesto, cinque anni fa, ma non è stato fatto altro che transennare un tratto di strada, obbligando gli automobilisti a spostarsi sulla corsia a monte, proprio dove adesso c’è un’altra frana.

Sono tutti i motivi che preoccupano un gruppo di abitanti di Pezzolo, che ci scrivono preoccupati: “Sono trascorse tre giornate e fortunatamente ancora non si sono verificati ulteriori cedimenti, ma non sono state prese adeguate misure di sicurezza. Adesso, più della frana, ci fa paura l’abbandono delle istituzioni”.

Pezzolo, spiegano, è un villaggio totalmente abbandonato: “Qualche anno fa hanno chiuso le scuole elementari, hanno soppresso le corse degli autobus, hanno tolto la farmacia lasciandoci solo un piccolo presidio per 2 ore al giorno e i medici di famiglia hanno lasciato i loro studi. Siamo senza un bar ed è stata stabilita anche la chiusura dell’Ufficio Postale. Non abbiamo neanche un posto per morire, visto che non ci sono più loculi. Eppure, con grandi sacrifici, paghiamo le tasse come gli altri cittadini che usufruiscono di servizi”.

“Se si vogliono rilanciare turismo e agricoltura, unici settori trainanti dell’economia – concludono -, come dicono gli esperti, sarebbe opportuno non abbandonare i villaggi, unici contenitori delle tradizioni del territorio”.