Perchè voto alle Europee: prima che lo spirito del porcellum le contagi…

Per la prima volta in 29 anni di onorata carriera di “elettore” mi è scomparsa la voglia di andare a votare. Per la prima volta ho la stessa voglia di andare a votare che di mettermi a dieta. Per me la dieta è contro natura, non mi sfiora neanche il pensiero di farmi del male da sola. Ecco, le Europee 2014 mi sono apparse come la dieta, un fastidioso pensiero da cacciare subito dalla mia mente. Invece un amico, Piero Adamo, mi ha detto: “Dobbiamo andare a votare perché ci stanno togliendo pezzo per pezzo la democrazia e votare con le preferenze è l’unico pezzo di democrazia che ci è rimasto”.

E ho capito perché votare per me stava diventando una cosa contro natura, perché gli ultimi eventi hanno reso nauseabondo il voto esattamente come una lattuga bollita o una pera cotta. Ci stanno togliendo pezzo per pezzo la democrazia rappresentativa e partecipativa lasciandoci il ruolo di “sottoscrittori” nella migliore delle ipotesi. In principio fu il porcellum, poi però il giochino è piaciuto e hanno deciso di continuare a smantellare quel minimo di libertà di scelta che gli italiani si erano dati dal dopoguerra in poi. L’italicum è il figliol prodigo del porcellum e non modifica di una virgola l’aspetto letale dello strumento e la motivazione per la quale si è arrivati fino alla sentenza della Corte Costituzionale, allegramente ignorata dai nostri parlamentari. Del resto, se io fossi al vertice di un partito e avessi la possibilità in ogni collegio d’Italia di fare eleggere chi voglio io, un esercito di yes man e yes woman, parenti, amanti, amici, il cane Fido, il mio fisioterapista e il maestro di scuola di mio figlio, col cavolo che cambierei le liste bloccate. Noi non andremo a votare il nostro rappresentante alla Camera, voteremo una lista con le persone che secondo il partito sono le più adatte a rappresentarci. Siamo sotto tutela, perché incapaci di autodeterminarci, di scegliere se Totò Riina sia un deputato migliore di Papa Francesco. Lo decide il partito, scordando che le idee camminano sulle gambe delle persone ed anche sui loro volti, sulle loro storie personali, sui loro occhi e sui loro sorrisi e prima o poi questa catena di porcellum gli si ritorcerà contro perché gli elettori finiranno per votare quella lista bloccata che sarà la più lontana possibile dai criteri di sudditanza cieca e stupida che stanno dietro la selezione della classe dirigente attuale. Non contenti del porcellum travestito da Italicum adesso ci tolgono il Senato. Se fosse per me il taglio dovrebbe essere lineare e in quota parte tra le due Camere, ma se l’idea è quella di togliere il Senato per sostituirlo con un’Assemblea di secondo livello, ovvero di eletti già altrove, ci si toglie un altro piccolo pezzo di democrazia. La riforma prevede un Senato non elettivo composto da 108 sindaci di comuni capoluogo, 21 presidenti delle Regioni, 21 esponenti della società civile (scelti dal Presidente della Repubblica). Invece di tagliare il numero dei componenti delle due Camere, modificare un sistema di legiferazione obsoleto e farraginoso, si sta pensando bene di dare ancora più potere a chi è stato eletto in un’altra sede, mandandolo a rappresentare gli elettori senza gli stessi lo abbiano scelto per quel ruolo e quell’incarico. Facciamo un esempio: Crocetta è stato eletto Presidente della Regione Sicilia con il 30,6% dei voti e un astensionismo del 52, 58% (sono stati cioè più gli astenuti che i votanti) e con la riforma andrà dritto in Senato a rappresentare l’isola. Un presidente eletto con il 30% del 47,4% dei votanti (eletto quindi da un terzo) avrà diritto ad essere in Senato molto più di un senatore eletto col vecchio sistema e quindi con i voti dell’elettorato del partito di riferimento. Quindi, se il presidente della Regione X è, supponiamo di centro-destra, gli elettori di centro-sinistra avranno un rappresentante al Senato che non corrisponde alle loro idee politiche. Questo accadrà non perché ha perso il centro-sinistra, ma perché semplicemente quell’elettore di centro-sinistra non potrà votare il suo rappresentante al Senato. Alla faccia della democrazia. Col vecchio sistema se io sono di centro-destra voto il partito e, male che vada, almeno un senatore di centro-destra sarà eletto. Con la riforma non c’è possibilità alcuna che le minoranze o le opposizioni della Regione di provenienza vengano rappresentate. Però l’eliminazione di questo pezzo di democrazia ci consentirà di risparmiare (solo sugli stipendi dei senatori, perché l’apparato resterà uguale). Ah, meno male. Mi sento meglio. Ma lo spirito originario del porcellum si è incarnato ovunque ed in Sicilia ad esempio, ha partorito la più bizzarra riforma delle province che si sia mai sentita.

Gli hanno cambiato il nome, anzi, hanno riesumato quello che lo Statuto della Sicilia dava loro, Liberi Consorzi tra comuni, ed hanno semplicemente abolito le elezioni del Consiglio e del Presidente. Nel frattempo commissariandole quasi sine die. Il lettore dirà, bene, allora si risparmia. Non è così. Invece di tagliare gettoni di presenza, stipendi, indennità, si elimina l’organo elettivo, che è uno strumento democratico, e si stabilisce che a decidere le sorti del territorio saranno i sindaci dei singoli Comuni in un’Assemblea che eleggerà il super sindaco ed i super sindaci assessori, creando una sorta di supercasta di eletti altrove che faranno cordata a tutela del loro territorio. Così ad esempio Accorinti sindaco del piccolo comune X, che per sua natura non fa accordi né sotto il banco né sopra il banco, resterà in minoranza, rischierà che il piccolo comune X non avrà risorse neanche per fare una trazzera di campagna. Quanto all’annunciato taglio dei gettoni di presenza, voglio vedermela tutta in sede di regolamentazione della riforma nei prossimi mesi. I centri spesa inoltre aumentano, perché se finora abbiamo avuto 9 province con la riforma nasceranno una miriade di Liberi consorzi ognuno dei quali avrà diritto a sede, personale, forniture, mezzi, consulenti, esperti, etc etc.

Poiché, si sa, l’appetito vien mangiando, non è detto che il giochino non si estenda a tappeto con liste bloccate e assemblee di secondo livello ovunque. Alla fine sarà come con il matrimonio, a noi elettori verrà chiesto semplicemente di dire un sì o un no: vuoi tu Rosaria Brancato eleggere tuo rappresentante quest’uomo che il Pti ha scelto per te e che ti rappresenti finchè morte (perché nessun capo cambierà gli yes man con il trascorrere dei mandati…) o riforma elettorale non vi separi? Se qualcuno ha qualcosa da dire parli adesso o taccia per sempre. E siccome fa comodo a tutti i partiti nessuno si alzerà per dire “io non ci sto”. Ha ragione Piero Adamo, con l’aria che tira le Europee del 2014 rischiano di essere le ultime con le quali potrò esprimere liberamente il mio voto. E poi mi piace pensare che il mio singolo voto aiuterò qualcuno a salire al posto di inguardabili e improponibili che sono nelle liste. Ma questo è un altro capitolo ed un’altra rubrica domenicale.

Rosaria Brancato