I lavoratori dell’Ancol scrivono a Crocetta: ora basta, vogliamo gli stipendi

Nella vicenda Formazione c’è poi il capitolo, doloroso, che riguarda i lavoratori. Sia all’Aram che all’Ancol, nelle diverse sedi siciliane, i dipendenti lamentano mancati stipendi che vanno dagli 11 ai 18 mesi e che in ogni caso anche in passato non sono mai stati garantiti con regolarità Inutili finora le proteste alla Regione e le richieste d’incontro. Oggi i lavoratori dell’Ancol Sicilia tornano a protestare nei confronti di Crocetta e dell’assessore regionale alla formazione Scilabra, nonché contro la dirigente del dipartimento Corsello. Nella nota viene ricordato come sin dal novembre 2012 , subito dopo la prima inchiesta che ha coinvolto l’Ancol la Regione ha sospeso ogni forma di finanziamento e pertanto anche gli stipendi sono stati bloccati. In realtà, scrivono i dipendenti, fino al 14 febbraio, tutti hanno continuato a lavorare perché proseguivano i corsi dell’Avviso 20.

“Il 4 dicembre 2012 abbiamo inviato al Presidente Crocetta, all’assessore Scilabra ed alla dirigente generale una nota avente ad oggetto “richiesta d’aiuto” nella quale si chiedeva ai vertici della Regione di garantire i dipendenti impegnati nelle tre filiere ossia OIF, Avviso 20, Avviso 2, senza però avere alcun riscontro”.

Il 21 dicembre 2012 la Regione esclude con apposito decreto i percorsi di istruzione ricadenti nell’Avviso 19/seconda finestra senza prendere però provvedimenti né per garantire la continuità dei corsi né gli stipendi. A metà gennaio la Uil nel corso di un incontro regionale affronta la problematica. Nel frattempo si arriva a febbraio.

“Il 14 febbraio 2013 all’Ancol Sicilia viene sospesa l’attività dell’Avviso 20 poiché è in atto la procedura di revoca dell’accreditamento e tutto il personale ancora in servizio viene posto in Cigd – si legge ancora nel documento di oggi- Seguono da allora innumerevoli incontri tra rappresentanze di lavoratori e Governo Regionale durante i quali viene chiesto di dare risposte a una serie di quesiti: 1. Come si intende procedere per permettere agli allievi che stavano frequentando i corsi dell’avviso 20 giunti ormai oltre il 50(in alcun casi 60) per cento delle ore svolte di terminare l’anno corsuale; 2. Come si intende pagare i mesi lavoratori dai dipendenti quanto meno fino alla data del 14 febbraio; 3. Per ultimo ma il primo per importanza anche sociale come si intende tutelare quei ragazzi in obbligo iscritti nei primi, secondi e terzi anni e i lavoratori impegnati in questa filiera”.

Finora però nessuna risposta è arrivata a nessuno dei quesiti, nonostante siano passati mesi e mesi dall’inizio della bufera giudiziaria e dai primi provvedimenti che la Scilabra ha preso, per la verità su scala regionale, dal momento che gli Enti coinvolti nelle diverse inchieste, anche da parte della Corte dei Conti, sono numerosissimi ed in tutta la Sicilia. La revoca degli accrediti è pertanto un fatto che ha riguardato gran parte delle sedi.

I dipendenti nella nota diffusa lamentano di non percepire la Cassa integrazione guadagni e ricordano come gli allievi in obbligo scolastico e in obbligo formativo sono stati lasciati in dispersione e “Molti genitori si sono rivolti ai legali per tutelare il sacrosanto diritto all’istruzione dei propri figli. Oggi ormai fuori tempo massimo, i lavoratori dicono BASTA PAROLE, ma FATTI e ATTI concreti per tutelare nella provincia di Messina quell’offerta formativa e quindi conseguentemente i posti di lavoro che ha sempre avuto ottimi risultati in un territorio dove la criminalità organizzata è sempre in agguato per reperire nuova manovalanza. Restiamo fiduciosi nell’operato della magistratura chi ha sbagliato, se riconosciuto colpevole che paghi, ma i lavoratori dell’Ancol Sicilia in media con 15/20 mesi di stipendi non percepiti e senza alcun sostegno al reddito da un tempo così lungo da fare precipitare nell’angoscia famiglie intere, non hanno alcuna colpa”.

Anche questa disperazione è figlia di un sistema nato con i migliori propositi ma geneticamente modificato con il passare dei mesi e divenuto tutt’altro, ma soprattutto trasformatosi nel fallimento della classe politica e dirigente di un’isola che fatica a voler cambiare.

Rosaria Brancato