Il governo lancia un’altra ciambella di salvataggio per evitare il dissesto. Pronta una delibera di Contestabile e Russo

Il governo nazionale lancia un’altra ciambella di salvataggio per evitare il dissesto dei Comuni ed allarga le maglie della procedura di riequilibrio.

Con il decreto legge 133/2014 entrato in vigore lo scorso 13 settembre e conosciuto dai più come decreto sblocca-italia è stata introdotta una norma in virtù della quale con il piano di riequilibrio è possibile dare copertura anche ai debiti fuori bilancio, possibilità esclusa invece dal decreto 174 del 2012, in base al quale le risorse stanziate nel Fondo di rotazione nazionale potevano essere destinate «esclusivamente al pagamento delle spese di parte corrente relative a spese di personale, alla produzione di servizi in economia e all'acquisizione di servizi e fornitura», così come specificato all’art.4 comma 5.

In pratica , adesso, con la nuova norma introdotta dal decreto sblocca Italia, gli enti locali che aderiscono alla procedura di riequilibrio non saranno più costretti a ricorre alla Cassa Depositi e prestiti ed indebitarsi per ripianare la propria massa debitoria ma potranno attingere direttamente dalle somme previste per ciascun Comune nel Fondo di rotazione.

Anche il Comune di Messina, che in teoria potrebbe ancora beneficiare di circa 60 milioni di euro (oltre i 14 milioni già anticipati dal Governo) può cogliere questa ulteriore chance per mettere a posto i propri conti dissestati. Serve , tuttavia ,una delibera integrativa al Piano di riequilibrio votato dal Consiglio Comunale lo scorso due settembre ed inviato al Ministero ed alla Corte dei Conti il 12 settembre. La proposta è già pronta e porta la firma delle due consigliere del Partito democratico Simona Contestabile ed Antonella Russo, che hanno "scovato “ la nuova norma e ne hanno illustrato in conferenza stampa i contenuti.

Entrambe le consigliere, amareggiate per essere state additate dai colleghi come irresponsabili per avere votato contro il piano idi riequilibrio presentato dall’amministrazione ed approvato a larga maggioranza dall’aula, hanno sottolineato che per loro il senso di responsabilità si misura su azioni concrete atte ad incidere in maniera positiva sulla città e sui cittadini. «Non abbiamo detto no a quel piano di riequilibrio per motivi politici ma per motivi tecnici , perché non lo riteniamo sostenibile. Nonostante questo, vogliamo ancora contribuire a salvare la città dal dissesto se ci sono davvero le condizioni per farlo. Abbiamo quindi continuato a studiare ed abbiamo trovato questa norma», hanno spiegato Contestabile e Russo.

Ovviamente non sono mancate le frecciatine alla giunta Accorinti: «Avrebbero dovuto studiare ed approfondire loro la nuova normativa, di fatto ci stiamo sostituendo all’amministrazione».

Accanto alle consigliere Contestabile e Russo c’era anche la presidente del Consiglio Comunale Emilia Barrile, la quale ha assicurato un iter velocissimo per la proposta di delibera delle colleghe, in modo da non lasciarsi sfuggire una occasione importante per Palazzo Zanca, alle prese con una crisi economico-finanziaria che diventa sempre più drammatica. Presente all’incontro con i giornalisti anche un altro esponente del Pd, Nicola Cucinotta, che ha assistito alla conferenza stampa in qualità di presidente della Commissione Bilancio.

Per non correre il rischio di cedere a facili entusiasmi, ci sembra doveroso fare chiarezza su alcuni aspetti. Innanzitutto , va puntualizzato che il decreto 133 si riferisce ai debiti fuori bilancio riconosciuti , quantificati nel Piano di riequilibrio in 109.768.130,12 euro. Bene che vada – il Ministero potrebbe infatti anche decidere di elargire meno dei 300 euro ad abitante, fissato come tetto massimo, e quindi erogare una cifra inferiore – con quei quei 60 milioni restanti dai 74 milioni potenzialmente stanziati, il Comune potrà coprire poco più della metà dei suoi debiti. Resta poi quella massa nera dei debiti cosiddetti potenziali o latenti , che secondo la ricognizione dei Dipartimenti ammontano complessivamente a 428.483.859,87 euro.

Insomma, anche se Palazzo Zanca dovesse riuscire a beneficiare degli effetti della nuova norma, le condizioni di partenza diverrebbero certamente migliori ma per tagliare il traguardo e risanare le proprie casse dovrebbe comunque correre e faticare. Ovviamente con le gambe ed i polmoni dei cittadini.

Danila La Torre