La nota del Ministero: le spiegazioni di Signorino, i dubbi su cosa accadrà adesso

Non è il parere che in tanti aspettavano con impazienza, ma di certo è la testimonianza del fatto che il Ministero dell’Interno sta esaminando il piano di riequilibrio decennale e che soprattutto tiene sotto controllo tutto ciò che succede a Palazzo Zanca sotto il profilo economico-finanziario. Come anticipato ieri mattina proprio dal nostro giornale, dal Ministero dell’Interno è giunta una nota che per molte ore ha tenuto in fibrillazione i consiglieri comunali che erano stati lasciati all’oscuro del contenuto della missiva siglata dal dirigente ministeriale Giancarlo Verde. Una richiesta di istruttoria per il piano di riequilibrio decennale con cui la commissione mette nero su bianco la necessità di rimodulazione del documento finanziario alla luce di una delibera di giunta dello scorso 11 agosto che individua un maggior disavanzo da riaccertamento straordinario dei residui pari ad 1.780.842,45 euro. Disavanzo che, seppur modesto, così come si legge nella nota, creerebbe uno squilibrio e che per questo deve essere inserito nel piano. Una delibera di giunta che però doveva essere sottoposta entro 45 giorni al consiglio comunale che invece ha scoperto solo ieri dell’esistenze di questo nuovo ostacolo. E lo ha scoperto solo grazie alla stampa, tanto che la brevissima seduta del civico consesso che ieri doveva essere dedicata al question time si è concentrata solo sul piccolo “giallo” che era scoppiato attorno a questa nota che in tanto hanno cercato con frenesia per quasi tutta la mattinata. Al vicesindaco Guido Signorino però non è piaciuta questa espressione: «Non c’è nessun giallo in merito alla nota del Ministero sul piano di riequilibrio. Questa è pervenuta lunedì 12 ottobre; venuto a conoscenza del suo contenuto, nella stessa giornata ho incaricato per le vie brevi il Dirigente dell’Area Finanziaria di notificarla alla Presidenza del Consiglio e al Collegio dei Revisori, trovandomi io fuori sede nel seguente giorno di martedì per missione istituzionale. Raggiunto telefonicamente dal Presidente del Collegio dei Revisori martedì sera, ho discusso con questi del suo contenuto, esponendoglielo in maniera dettagliata. Allo stesso modo, rientrato a Messina mercoledì 14, ne ho esposto il contenuto al presidente della prima commissione e a tutti coloro (giornalisti inclusi) che me ne hanno fatto richiesta. Il Dirigente (afflitto da problemi di salute) ha ritenuto, prima di estendere la nota alla Presidente del Consiglio e al Collegio dei Revisori, di corredarla di un commento. La nota è consegnata assieme a questo chiarimento».

Signorino, come già aveva fatto il collega Sergio De Cola in aula di fronte alle vibranti richieste di chiarimento giunte da più parti, praticamente ripercorre le tappe di quello che, secondo lui, non dev’essere definito un “giallo”. La nota è arrivata a Palazzo Zanca lunedì ma, per l’assenza del vicesindaco e i problemi di salute del ragioniere generale, è rimasta chiusa nei cassetti per due giorni ed è spuntata solo ieri in tarda mattinata. Il vicesindaco chiarisce anche che non costituisce di per sé alcun giudizio (né “dolente”, né “favorevole” –riprendendo alla lettera un passaggio del nostro articolo) sul piano di riequilibrio e spiega il contenuto.

«Prendendo atto di un “disavanzo tecnico” (correttamente definito “modesto”), il Ministero invita a valutarne eventuale inserimento nel piano. Questa operazione può non essere necessaria, né necessariamente conveniente, per il Comune. Il “disavanzo tecnico” (che non va confuso con l’avanzo di esercizio del bilancio 2014, che sarebbe di per sé pienamente in grado di sostenerlo), è pari ad € 1.780.842,45 e risulta dal “riaccertamento straordinario” dei residui attivi e passivi dell’ente. È necessaria una delibera consiliare che ne indichi le modalità con cui si intende recuperarlo; la legge rende possibile riassorbirlo in un periodo trentennale. Nel caso di specie, questo avrebbe impatto sui bilanci comunali per meno di 60.000 euro l’anno. Tuttavia, per poter predisporre la delibera, il riaccertamento deve essere asseverato dai revisori e, al momento, revisori e ragioneria stanno procedendo a una valutazione congiunta della sua consistenza. La delibera per il suo riassorbimento potrà essere predisposta solo a conclusione di questa revisione. Il Ministero ha ritenuto che, non essendo intervenuto un atto di Consiglio, l’importo avrebbe potuto essere inserito come ulteriore e aggiuntiva passività nel piano di riequilibrio e ha invitato a voler procedere, solo ed esclusivamente per questa voce aggiuntiva, a rimodulare il piano di riequilibrio. Allo stesso tempo, però, il Ministero ha ritenuto opportuno invitare il Comune a operare una “rielaborazione ricognitiva” del piano che “ne attualizzi i valori in ragione dell’attività espletata”. Questa espressione sembra indicare che, data l’attività di implementazione del piano (accordi coi creditori, evoluzione del contenzioso,…) condotta dall’ente dopo l’approvazione del documento, alcune voci inserite nel piano potrebbero aver modificato il proprio valore (ad esempio, per l’esito positivo di un giudizio che riduce un importo, oppure per un esito negativo che lo incrementa). La nota conterrebbe dunque un invito a rivedere questi valori, portandoli alla loro consistenza attuale. Se così fosse, il piano potrebbe ridurre il suo impatto, anziché appesantirsi».

Per il vicesindaco quindi nessuna brutta notizia per il riequilibrio 2.0 esitato dal Consiglio comunale lo scorso 28 febbraio, ma semplicemente una richiesta di rimodulazione che oltre al disavanzo da 1,7 milioni guarda anche a quelle situazioni “positive” che nel frattempo si sono sbloccate e che, come ripete spesso Signorino, rendono il piano ancora più solido e sostenibile.

I dubbi però non mancano. Nella sua analisi Signorino scrive per esempio che «il Ministero invita a valutarne eventuale inserimento nel piano del disavanzo rilevato», mentre leggendo la missiva romana appare chiaro che la rimodulazione è necessaria. Il vicesindaco non prende neanche in considerazione l’ultimo passaggio della nota che chiede di «integrare la documentazione agli atti con l’invio del bilancio di previsione 2015/2017 in forma analitica». Per rispondere ci saranno 30 giorni di tempo. Inevitabile chiedersi come si potranno rispettare questi tempi, considerato che ad oggi non è ancora stato approvato il bilancio consuntivo 2014 e che anzi ci vorrà circa un mese per chiudere il cerchio sul conto economico dello scorso anno.

Anche guardando nello specifico a quel disavanzo rilevato dalla giunta Accorinti con la delibera dell’11 agosto 2015 sorgono alcune perplessità. Un disavanzo frutto di “riaccertamento straordinario”, operazione che deriva dall’entrata in vigore dal 1 gennaio 2015 della nuova normativa che cambia le impostazioni della gestione contabile, tra cui anche la valutazione dei residui attivi e passivi che devono essere riaccertati in funzione della loro esigibilità. Da qui il “riaccertamento straordinario” che deve seguire quello ordinario e che deve essere esitato dalla giunta comunale solo dopo il parere dei Revisori dei Conti, e non prima come invece ha fatto l’amministrazione Accorinti. Considerato tra l’altro che i revisori attualmente sono impegnati proprio in un’approfondita analisi dei residui, hanno sollevato precisi rilievi parlando di errori e inesattezze e hanno chiesto di rivedere l’intera delibera che contiene il consuntivo 2014, non si comprende bene su cosa si sia basato il riaccertamento straordinario esitato dalla giunta ad agosto, visto che i dati di partenza oggi non dovrebbero più essere validi. Senza dimenticare neanche che il Consiglio può approvare una delibera di riaccertamento straordinario dei residui solo dopo il voto sul consuntivo. A spiegare tutti gli aspetti tecnici dell’iter è il presidente del collegio dei revisori Dario Zaccone, un iter che si presenta come un gran pasticcio. L’amministrazione Accorinti dunque adesso dovrà decidere quale strada seguire per rispondere esaustivamente al Ministero, una strada plausibile potrebbe essere il ritiro in autotela della delibera dell’11 agosto per seguire un percorso più lineare e consono alle disposizioni previste dalla normativa, ma è tutto da vedere.

In aula adesso vogliono vederci chiaro e già lunedì la commissione Bilancio di Carlo Abbate proverà ad approfondire tutti i dettagli di questi documenti e capire che margini di movimento possono esserci. C’è chi vuole individuare i responsabili di questa situazione, a cominciare dallo stallo in cui si sono ritrovati i revisori dei conti costretti quasi ad elemosinare tutta la documentazione necessaria per la revisione dei residui, come ha rilevato Giuseppe Santalco. C’è chi continua a invocare l’intervento degli ispettori ministeriali, come Antonella Russo. Pippo Trischitta, in linea con la tesi Signorino, ieri si è rivelato il miglior appoggio che l’amministrazione potesse sperare di trovare in aula. Durissima Nina Lo Presti che torna a definire il piano di riequilibrio come uno strumento che si autoalimenta degli sforzi della parte sana della comunità, rendendo tutti schiavi di un rigore che non solo non produce ricchezza ma la consuma, sacrificando sull’altare della cattiva e irresponsabile politica, attivata dalle precedenti amministrazioni, non soltanto le generazioni che quel periodo storico lo hanno vissuto ma anche le future. La Lo Presti punta poi proprio sugli aspetti messi in luce dal presidente dei revisori dei conti: “Resta del tutto inspiegabile la nota del Ministero che nello spulciare i documenti amministrativi direttamente dal sito istituzionale del Comune, riscontrando l’assenza del provvedimento di approvazione del riaccertamento straordinario dei residui da parte del Consiglio Comunale, non si sia accorto che ad essere assente è anche l’approvazione del rendiconto 2014 da parte dello stesso Consiglio Comunale, condizione necessaria affinché si possa procedere con il riaccertamento. Pare altrettanto anomalo che il Ministero non si sia accorto che la delibera di Giunta per il riaccertamento straordinario dei residui, secondo il dispositivo normativo, prima di essere approvato in Giunta e quindi dal Consiglio Comunale deve essere preventivamente sottoposto al Collegio dei Revisori dei Conti e solo successivamente approvato da entrambi gli organi politici. Inoltre prima che si proceda con il riaccertamento straordinario, ai sensi del Dlgs. 118, si devono accertare i residui in via ordinaria attraverso l’approvazione del rendiconto 2014, si deve cioè dare veste giuridica e consolidare l’accertamento prima di riaccertare straordinariamente. Queste due condizioni rendono la delibera di Giunta che il Ministero vorrebbe fosse approvata entro 45 giorni dal Consiglio Comunale, priva di efficacia, in altre parole tutto da rifare”.

Un nuovo capitolo si è dunque aperto a Palazzo Zanca. Non si sa ancora se è iniziato un nuovo cammino verso il piano di riequilibrio 3.0. Di certo c’è che il dibattito è appena iniziato.

Francesca Stornante