La Casamica Immobiliare presenta un ricorso per sequestro conservativo pari a circa 3 milioni

Brutte notizie per il Comune di Messina. Neanche il tempo di approvare il piano di alienazione e valorizzazione dei beni patrimoniali e c’è già depositato presso Tribunale un ricorso per sequestro conservativo per un valore pari a circa 3 milioni di euro.

A presentarlo la Casamica Immobiliare s.r.l., non nuova a rapporti “conflittuali” con Palazzo Zanca. Si tratta infatti della stessa ditta che da anni ha in sospeso la questione di un piano di lottizzazione a San Licandro, tornato alla ribalta proprio in queste ultime settimane.

Il caso in oggetto riguarda, invece, l’acquisto di due terreni sul torrente Trapani, il «fondato timore di perdere le garanzie del proprio credito» e le inevitabili conseguenze che questa vicenda giudiziaria potrebbe avere sul piano di riequilibrio.

La storia, piuttosto ingarbugliata, viene narrata nelle sue molteplici fasi dal legale della Casamica Immobiliare s.r.l.,, Pasquale Verbaro , nella diffida recapitata agli amministratori di Palazzo Zanca, ai consiglieri comunali e al Collegio dei revisori dei conti (VEDI DOWNLOAD).

L’avvocato spiega che si tratta di una quanto mai doverosa iniziativa e si riserva di avviare ulteriori azioni giudiziarie, a causa dell’«attuale e fondato pericolo di fallire che corre la mia assistita, complice due operazioni immobiliari portate a termine proprio con il Comune di Messina».

Nel 2010, la Casamica srl si è infatti aggiudicata l’acquisto di due diversi terreni edificabili sul torrente Trapani , divenuti non edificabili nel corso dei mesi, circostanza questa che – secondo quanto scrive l’avvocato Verbaro – non ha impedito al Comune di portare a termine l’operazione di vendita senza spiegare le sopraggiunte novità urbanistiche, scaturite dalle criticità idrogeologiche riscontrate sul torrente Trapani in seguito allo studio condotto dal Dipartimento di Ingegneria civile dell'Università di Messina.

A maggio 2013 la Casamica Immobiliare s.r.l. ha quindi portato il Comune di Messina davanti al Tribunale Civile di Messina per: dichiarare risolti i contratti di compravendita per mancato verificarsi di un presupposto oggettivo e comune alle parti, cioè l’ immediata e concreta edificabilità in loco dei terreni ovvero la risoluzione dei contratti perché i terreni non erano edificabili; condannare il comune alla RESTITUZIONE DELLE SOMME CORRISPOSTE (oltre 1.000.000,00 di euro) maggiorate dell'I.V.A., oltre interessi ex D.Igs. 231/02 (o in subordine al tasso legale) oltre rivalutazione monetaria dalla consegna fino all'effettivo soddisfo; condannare l’ente convenuto al risarcimento del DANNO EMERGENTE complessivamente inteso e segnatamente: condannare il Comune di Messina al rimborso di ogni spesa, costo, prezzo, compenso, bollo, tassa e imposta pagate dalla Casamica Immobiliare s.r.l. in ragione e conseguenza diretta dell'acquisto dei due terreni, del loro possesso, nella misura che risulta dalla documentazione versata in atti, dalla disponenda consulenza; condannare il Comune di Messina, in persona del legale rappresentante pro tempore al risarcimento di tutte le voci di danno LUCRO CESSANTE ».

Rivolgendosi direttamente ai destinatari della diffida, il legale Verbaro li invita a riflettere «se non l'hanno già fatto — sui concreti ed oggettivi margini di successo dell'eventuale messa in vendita dei beni immobili del comune. Infatti, anche a voler prescindere dalle legittime iniziative cautelari che la mia cliente, come altri creditori del Comune, potrebbero avviare vincolando i citati immobili, ci si domanda se si sia tenuto in qualche modo conto del radicale e persistente effetto dissuasivo esercitato presso gli imprenditori cittadini e non solo dal famigerato precedente vissuto dalla Casamica Immobiliare s.r.l.»

«Infatti – continua l’avvocato – se presso l'amministrazione comunale le vicissitudini subite dalla mia cliente non sono conosciute, esse lo sono presso tutto il tessuto imprenditoriale provinciale dove ha suscitato ovvie riflessioni che portano comprensibilmente a non individuare nel Comune di Messina un contraente, diciamo cosi, affidabile!»

Il legale della Casamica Immobiliare s.r.l lancia alcun moniti ai consiglieri comunali, allorquando dice di presumere «che le determinazioni fin qui assunte e da assumersi; le deliberazioni adottate (ad esempio l'approvazione del piano delle alienazioni) e da adottarsi (ad esempio il piano di riequilibrio) siano state precedute da ogni debita verifica ed istruttoria, non ultimo da un'attenta valutazione del contenzioso in essere tra il comune e i molti creditori attuali e futuri le cui ragioni di credito potrebbero trovare tutela cautelare sin d'ora proprio vincolando il patrimonio disponibile dell'amministrazione comunale. Lo stesso patrimonio che il Comune di Messina ha intenzione di vendere ed il cui "improbabile" ricavo andrebbe ad esser impegnato per ripianare parte dei propri debiti».

Attarverso l’atto di diffida, l’avvocato Verbaro ha voluto rendere «un servizio alla verità dei fatti» e «tutelando al contempo l’ immagine e i legittimi diritti della società mia cliente».

Per il Comune è una nuova grana da risolvere ed il rischio è che il caso della Casamica Immobiliare s.r.l non resti isolato. Altri creditori potrebbero farsi avanti e mettere “le mani” sul patrimonio del Comune, svuoltando il piano di alienazione votato dal Consiglio comunale il 13 febbraio scorso e togliendo risorse importanti al piano di riequilibrio, già indebolito dalle criticità del piano industriale Amam che – secondo i revisori interni- fa acqua da tutte le parti.

Danila La Torre