Messina e le donne: un'idea sul Risorgimento

Messina e le donne: un’idea sul Risorgimento

Messina e le donne: un’idea sul Risorgimento

Tag:

mercoledì 27 Luglio 2011 - 08:29

“Avrebbe voluto avere una coscienza fresca, […], fresca, e che gli chiedesse di compiere altri doveri, non i soliti, altri, dei nuovi doveri, e più alti, verso gli uomini, perché a compiere i soliti non c’era soddisfazione e si restava come se non si fosse fatto nulla, scontenti di sé, delusi. […] È questo che si sente, io credo, la mancanza di altri doveri, altre cose, da compiere... Cose da fare per la nostra coscienza in un senso nuovo.” Da “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini (1908-1966)

L’ultimo 8 marzo le donne riunite in corteo lungo le strade di Roma facevano un unico appello: «Rimettiamo al mondo l'Italia», rimarcando la continuità del ruolo della donna come genitrice della propria nazione. Del resto si dice “madrepatria”, “nazione” si declina al femminile, “Italia” è un nome di donna. Eppure, proprio la parola “madrepatria”, etimologicamente “madre del padre”, rischia d’inchiodare “il gentil sesso” alla tradizionale funzione (“essere”, dunque, in quanto “funzione, servizio, servire, utilità”) di “garante dell'ordine patriarcale”, portando all’estremistico “padri della patria”, dicitura corrente per indicare le personalità che “hanno fatto” il Risorgimento. E pensare che i primi decenni dell’Ottocento, fino all’Unità, avevano visto emergere numerosissime donne, che, nonostante la differente estrazione, seppero sperare nei profondi mutamenti sociali, ottenuti, in effetti, non troppo lontano nel tempo… ma proprio allora, al vespro di tali eventi, toccherà loro in sorte l’oblio della memoria. Ritenendo il tema assai articolato e denso di protagoniste che meriterebbero derequisito il loro ricordo, cercherò di tracciare una sorta di percorso a puntate, che, prendendo il via da Messina (per combinazione di affetto e “dovere” campanilistico), potrebbe toccare tutta la Sicilia, Palermo in particolar modo, risalendo poi lo stivale dal napoletano fino a Roma Capitale. La memoria di una città, Messina, con le sue donne, in un viaggio che ha avuto inizio nel 1848, si snoda negli anni e si dirama in ogni angolo del tessuto urbano e delle campagne, in avvenimenti epocali ed eventi minori, tra strade e piazze affollate dai protagonisti quanto dalla gente comune, per viali e passeggiate, in un continuo intrecciarsi di temi e occasioni, seguendo il filo della Storia e il progressivo formarsi dell’identità nazionale. Non so se riuscirò a ricordare tutti gli eventi, frugando tra vecchie carte, documenti, ritagli, sul fondo di certe pile di idee accumulatesi per molti mesi o qualche anno, tra i fascicoli di fogli impolverati. Ci saranno forse lacune, evidentemente avrò segnato solo dettagli che ritenevo salienti, o che volevo apparissero salienti, l’uno per il tutto, in un certo senso.

4 messinesi al servizio del Risorgimento Italiano

Antonina Cascio (1797 – 1905), fu la protagonista dei moti antiborbonici scoppiati a Messina nell’estate 1820 e, ancora, nel 1847, poi, quando nel 1859 Francesco Crispi giunse clandestinamente in Sicilia per preparare la spedizione garibaldina, fu proprio lei ad avvertirlo dell’agguato, a ben guardare mal parato, che la gendarmeria borbonica avrebbe voluto tendergli, sventando così le trame assassine. L’anno successivo, quando l’Eroe dei Due Mondi passò dalla città dello Stretto, Antonina credette di poter incontrare il Generale, immaginando di potergli parlare, con gli occhi in quegli occhi che le avrebbero fatto brillare il viso d’ammirazione in una folta piazza: aspettò quell’incontro come una sorta di ricompensa, e nulla ci sarebbe stato da eccepire circa tali aspettative, ma le vicende politiche del nuovo Stato italiano, non la vedevano già più tra le protagoniste…

Rosa Donato Rosso (1808 – 1867), nacque a Messina da famiglia povera, rimasta vedova di uno stalliere, si guadagnava da vivere tosando i cani. Mossa da ideali patriottici, che facevano sperare in reali mutamenti sociali, auspicò una Federazione italiana di cui la Sicilia potesse essere parte integrante. Vestita di stracci, era pronta ad affrontare i pericoli, trasportando armi e capeggiando manipoli di uomini. La causa rivoluzionaria le costò due arresti, torture e perfino l’emarginazione sociale.

Giuseppa Bolognani (1841 – 1900), giovane stalliera, messinese di nascita ma catanese d’adozione, appena diciottenne assunse il compito di portare messaggi nelle sedi dei comitati segreti rivoluzionari. Partecipò attivamente ai combattimenti per la liberazione di Catania, occasione in cui si guadagnò il soprannome di Peppa la Cannoniera, per avere trascinato un piccolo cannone per le strade della città e aver dato fuoco alla miccia in momenti cruciali, nel cuor delle deprecabili violenze proprie della battaglia; grazie a queste gesta entrò di diritto a far parte della Guardia Nazionale con il titolo di caporale d’artiglieria. Sciolta la Guardia, s’abbandonò all’alcoolismo e al fumo, smodatamente.

Le due sorelle, Giuseppina e Paolina Vadalà, durante la sera del 5 settembre 1848, mentre i soldati del generale Filangeri avanzavano per le vie di Messina, combatterono al fianco degli uomini cercando di avere la meglio sulle truppe borboniche. La città stava ormai capitolando, quando, queste, con il moschetto in mano, presero a correre per le strade incitando con le parole e non meno con l’azione alla strenua difesa. Il loro eroismo contribuì a ritardare la caduta della città anche se per un solo giorno. I loro nomi rientrano tra quelli che soltanto oggi, e a fatica, tentano di emergere dall’oblio della memoria; è quasi impossibile tracciare le loro biografie, spesso lacunose o, addirittura, inesistenti.

Marco Carroccio con la consulenza storica della Dottoressa Donatella Battaglia

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007