La riflessione

Pino Currò: “La Politica deve ripensare tutto nel prossimo futuro”

Occorrerà ripensare tutto nel prossimo futuro tra le parti politiche, sui rapporti e sulle alleanze che si potranno prefigurare. E costringerà tutti a collocarsi in uno spazio profondamente diverso rispetto al passato. Se tutto ciò è relativamente facile per il centro-destra che vede sicuramente la Lega al traino di tale alleanza. “A sinistra” le alleanze sembrano più complicate, proprio perchè tale contesto appare, allo stato attuale, il più naturale competitor del centro-destra. Ma, conti alla mano, il centro-sinistra non ha i numeri per farcela, visto che la Lega miete nuovi consensi e spinge, ineluttabilmente verso nuove elezioni. Allora, diventa di primaria importanza capire come andrà a collocarsi il Movimento 5 stelle. Per tale aggregazione non sarà un processo facile. A meno che non sopravvenga un progressivo svuotamento dello stesso a favore del Partito Democratico nelle scelte dell’elettorato. Ma sembra un processo molto lento. Siamo appena all’inizio di questa nuova fase. Qualsiasi scelta futura, che prefiguri un reale cambiamento che consenta l’apertura di una nuova stagione nell’opinione pubblica strappandola all’astensionismo, non potrà prescindere dalla riproposizione di alcuni contenuti, che stanno alla base, da sempre, del convivere civile. Sempre che tutti non tirino a campare, lucrando, chi più chi meno, della rendita di posizione conquistata. In ogni caso si parte o si riparte da un Paese estremamente lacerato nel tessuto sociale e da una condizione economico-occupazionale che vede l’Italia fra gli ultimi paesi europei. Possiamo finalmente pensare ad un Paese “normale” in cui il dibattito avviene favorendo la partecipazione dei cittadini e in cui i contendenti parlino di problemi reali senza trincerarsi dietro le diatribe del politichese? E’ possibile che il confronto fra le parti non diventi sempre delegittimazione dell’altro ?

Un fatto è certo : persiste un clima di sfiducia generalizzato verso chi fa politica; di disimpegno costante, che parte dal presupposto che “tanto non ne vale la pena” , che conduce inesorabilmente verso una delega spesso acritica nei confronti di coloro che governano. E si traduce nell’astensionismo dilagante. Ne consegue un rifugio del cittadino verso un individualismo esasperato, che è ancora più marcato nella realtà del meridione d’Italia.

Occorre ritornare ad esperienze eccezionali, quali la lotta per la libertà, la giustizia e l’uguaglianza che hanno contraddistinto nei secoli le guerre combattute a difesa del proprio territorio e delle proprie tradizioni, della propria civiltà. Queste hanno fatto emergere personalità eccezionali che hanno lasciato un segno indelebile nella storia. Può essere questa ”cultura di guerra”, questo sentirsi parte di una condizione di emergenza, che può fare la differenza ? Non ci troviamo nella permanenza di uno stato di emergenza ?

Diffido fortemente di chi asserisce di essere il nuovo assoluto, o di chi si presenta come l’usato sicuro riciclato. Ma se questi ultimi hanno conquistato la fiducia del popolo non sarà facile convincerlo del contrario. Spesso occorre che un ciclo si concluda. E’ ciò che sta succedendo nell’attuale fase che interessa il M5s e la Lega. Ma affinchè subentri una nuova fase, una vera alternativa, non basta prefigurare una diversa maggioranza per il governo del Paese. Prima ancora dei numeri la gente deve convincersi che ha di fronte qualcosa di veramente affidabile, soprattutto se pensa che anche la nuova alternativa può essere rappresentata anch’essa dal vecchio riciclato. E’ la sfida che ha di fronte il “nuovo” PD. Occorre essere “popolari”, cioè il popolo deve percepirlo dalla sua parte, vicino ai suoi bisogni fondamentali.

Non c’è più la memoria storica che ci viene in aiuto. E un popolo senza memoria diventa facile preda di chi offre falsi miti. Occorre infondere grande fiducia, che dia rinnovata speranza e si faccia strada fra la gente. E talvolta non basta. Papa Francesco è un uomo del nostro tempo che si presenta spesso come “colui che grida nel deserto” . E trova ancora forte opposizione all’interno della Chiesa nel far passare il suo messaggio. Mimmo Lucano ha avuto molto risalto a livello internazionale, ma è stato sconfitto nella sua Riace. Pietro Bartòlo ha registrato un consenso altissimo, ma non nella sua Lampedusa. Ancora siamo solo all’inizio, occorre parlare con la gente e farla ritornare ad innamorarsi della Politica. In tal senso ci può aiutare il Passato. Non per cedere a facili nostalgie. Ma per recuperare, là, i Valori comuni che ci appartengono. Che sono di Tutti, anche di quelli che stiamo contrastando. E’ una battaglia che si fa per Tutti, perché è una battaglia che si fa per la democrazia. E’ dall’altra parte che qualcuno propone una “Santa alleanza”. Non abbiamo bisogno di crociate, ma di gente che ragioni con la propria testa e che nel contempo si senta di far parte di un Popolo, con interessi comuni. Papa Francesco non ha smesso mai di denunciare, unico fra i Grandi della terra, il progressivo processo di disumanizzazione da parte di un neo-capitalismo che calpesta i fondamentali diritti della gente e mette a repentaglio lo stesso Creato. Il Presidente Mattarella rappresenta un importante baluardo a difesa dell’unità nazione e dell’inclusione. Diventa indispensabile che ognuno di noi prenda sulle proprie spalle la responsabilità che gli compete. Non siamo di fronte a un nuovo fascismo, ma certamente non possiamo assolvere chi semina odio e divisione. Questa è la linea di demarcazione verso chi predica contro la tolleranza, l’accoglienza, la solidarietà, la libertà d’opinione. Anche il M5s dovrà valutare fino in fondo questo nuovo panorama politico che si trova di fronte, suo malgrado.

Pino Currò