Economia

Più resilienza che ripresa a Messina nel “nuovo” Stretto: un costoso maquillage

Dismetti i treni, riporta i treni. Leva le navi, rimetti le navi in esercizio. Chiudi la stazione marittima, riapri la stazione marittima. Insomma, leva la cera, metti la cera. Più resilienza che ripresa, per Messina, nel PNRR, con sette progetti che sembrano mirare ad un ripristino del minimo indispensabile, prima che fosse ridotto in macerie.

Nel pacchetto da mezzo miliardo di euro destinato a Messina e finanziato dal PNRR ci sono progetti che non cambiano radicalmente la mobilità ma la risollevano – come il botulino – e comunque permettono di uscire dallo stato di “terzo mondo” attuale: lo scalo di Villa San Giovanni acquisterà dignità, la stazione marittima di Messina riaprirà a regime, smetteremo di “arrampicarci” sui moli quando sbarchiamo a Villa, finirà l’indecorosa transumanza di uomini e valigie lungo le banchine, esposti ai quattro venti. E dopo averli tolti, torneranno in Sicilia i treni a lunga percorrenza, i Frecciarossa.

Non l’alta velocità vera e propria però, ovviamente, visto che al raddoppio del binario “ci stiamo ancora lavorando”. E allora? “Saranno comunque treni più veloci e nuovi di zecca – spiega Giancarlo Cancelleri – che consentiranno ad uno come me per esempio di pensare di prendere un treno a Caltanissetta per arrivare a Roma. Nella speranza di arrivare a competere, quindi, col trasporto aereo e abbassare quindi il caro voli in Sicilia”.

Una operazione tipica della “migliore” politica: metti la cera, togli la cera, così poi la puoi rimettere. Un meccanismo talmente ben rodato che funziona anche senza la “complicità” degli ultimi arrivati. Insomma, lo Stretto si rifà il look, riacquista dignità. Con un costoso maquillage da mezzo miliardo. A patto, però, di completarlo entro il 2026. E questo è forse il punto più avveniristico di tutto il pacchetto progettuale. Il rischio è che finisca come la nuova Fiera di Messina, che sembra Beirut da un anno?

No – secondo Cancelleri – perché nel pacchetto ci sono anche le norme in deroga. Infatti a ben guardare il rischio che si profila è invece che diventi un nuovo secondo palazzo di giustizia: i fondi ci sono, le procedure per spenderli anche. Manca “soltanto” il privato interessato.

Il capitolo “A chi interessa?” rappresenta il vero scoglio anche nella parte davvero innovativa dei progetti, quella che riguarda la transizione ecologica. Che ha il suo cardine (sic!), nel progetto di realizzazione di un mega deposito di Gnl. Carburante, sì. Ma ecologico, pare. Insomma: inquina, bonifica; poi inquina di nuovo, e di nuovo bonifica.