Il Piano di riequilibrio 2.0 creato dal pool dei dottori Frankenstein di Palazzo Zanca

Quanto sta accadendo a proposito del Piano di riequilibrio nella fase 2.0, mi ricorda il film di Frankenstein ( e se proprio devo scegliere, Frankenstein junior, regia di Mel Brooks) e quella che sta venendo fuori dal “laboratorio politico-economico-creativo” di Palazzo Zanca, grazie al contributo di tutti, giunta, revisori dei conti, consiglio comunale, è una “creatura” che nulla ha a che invidiare a quella partorita dalla fantasia di Mary Shelley. Stanno facendo di tutto, esattamente come il dottor Vicktor Frankenstein per dare vita propria ad un cadavere anche a costo di mettere pezzi che non ci si stanno, aggiungere tre ginocchia, togliere un naso, prendere un orecchio da un animale della fattoria, unire in modo alchemico elementi di varia provenienza. E se la “creatura” nonostante ogni rabbercio non si alza e cammina e va dritta dritta al Ministero dell’Interno, sia pure con due mesi di ritardo, sicuramente troveranno il modo di collegarla al motore di una “lapa” per dare quel soffio al cuore che gli manca.

Dunque, “in principio fu il Piano di Riequilibrio 1”, accolto dall’entusiasmo generale della maggioranza bulgara della giunta Accorinti, che, a questo punto il dubbio è legittimo, non sappiamo se abbia davvero letto quelle carte o le abbia approvate “sulla fiducia” o “sulla preoccupazione che poi ce ne andiamo tutti a casa e dopo la fatica che ho fatto per essere eletto chi glielo dice a mia moglie o a mio marito”, oppure “non se ne parla proprio che andiamo al dissesto e che pagano quellicheceranoprima tra i quali ci sono pure io o il mio partito”. Non sappiamo quindi se per farlo votare dall’ Aula la giunta per trarre in inganno i consiglieri abbia fatto sfilare 24 modelle spacciandole per “testimonial” del Piano di riequilibrio, non sappiamo se abbiano spruzzato nell’aria oppio o sostanze analoghe. Fatto sta che pochi mesi fa quel Piano piaceva eccome. Poi, da settembre ad oggi deve essere accaduto qualcosa di “diabolico”, altrimenti non si capirebbero le ultime vicende. Ricevuto il Piano di riequilibrio 1 il Ministero, dopo averci pensato su diversi mesi, lo rispedisce indietro con 23 osservazioni che valgono per 324, perché i quesiti e le richieste di approfondimento non riguardano minuzie o il numero di scarpe del sindaco, ma sono un lavoraccio che richiede tempo e pazienza (ed anche l’umiltà di ammettere eventuali errori e superficialità). All’inizio tutti hanno pensato che alle osservazioni si dovesse rispondere NECESSARIAMENTE ENTRO IL 28 GENNAIO. O almeno così si era detto. Poi, misteriosamente, si scopre che in fondo il Ministero non ha tutta questa fretta e che un mese, un anno o un decennio a quanto pare non cambia nulla, anche perché l’intero emisfero politico sta operando affinchè si eviti il dissesto e anche se da Messina dovesse partire il Piano di riequilibrio di Paperopoli (e viste le premesse non è escluso che avvenga) alla fine verrebbe approvato. Appurato quindi che tutti, quellicheceranoprima insieme a quellichecisonoadesso e tutti quellichecivoglionoessereanchedomani stanno lavorando all’unico obiettivo di far passare il Piano indipendentemente e nonostante quel che c’è scritto, il problema è “dargli comunque una forma”. Il tempo c’è, occorre trovare la materia prima per costruire la “creatura". Così da fine gennaio avviene di tutto. Si scopre, solo perché i Dr chiedono lumi, che mancano pezzi, oppure che i pezzi che ci sono non funzionano, o sono “cinesi” e contraffatti, o ci sono pezzi incompleti. Dall’Atm all’Amam si scopre un po’ di tutto, contratti di servizio non approvati dal Cda piani finanziari bocciati dai revisori dei conti, e così quelli che “dovrebbero essere”, nel Piano di riequilibrio gli scrigni dei prossimi 10 anni (quando a pagare supertasse alla massima aliquota saremo noi messinesi, con la scusa che abbiamo evitato il default) proprio scrigni non sono. O meglio, sono scatole che nascondono sorprese. Peccato che per mesi nessuno, compresa la giunta, abbia almeno avuto la tentazione di aprirli per vedere cosa c’era dentro. Ma la cosa più esilarante è che i documenti mancanti, i contratti di servizio non approvati, i piani finanziari “creativi” erano passati sotto il naso di giunta, revisori, commissione, consiglieri e NESSUNO SE NE ERA ACCORTO o si era fatto qualche domanda. E’ come se una famiglia decidesse di accendere un mutuo per 20 anni con tassi d’interesse alle stelle e neanche si prendesse la briga di leggere il contratto con la banca. Aperti gli scatoli adesso si cerca di mettere toppe oppure qualcuno suggerisce: “in fondo in fondo si può coprire con un po’ di cipria e fondotinta”. Insomma, come con il cadavere in mano al dottor Frankstein si cerca di dar vita a qualcosa che è inanimato pur di portarla almeno fino a Roma. Poi se tira le cuoia un’ora dopo non importa. E non importa se è fatto con pezzi recuperati un po’ qua e un po’ là, dal cassettone della nonna, dal magazzino dello zio, dal cimitero del paese. E non siamo di fronte ad un solo dottor Frankstein perché a creare questa figura stanno contribuendo tutti. La giunta che in campagna elettorale si diceva pronta al dissesto, sta facendo (ed è legittimo che sia così) di tutto pur di portare il cadavere in condizioni presentabili. I consiglieri comunali pregano affinchè si trovino i piedi mancanti e qualche rotula che possa essere spacciata per tale, perché turandosi il naso voterebbero pure il Piano di riequilibrio del Titanic mentre affonda. I revisori dei conti escono ormai a cadenza ritmica “pareri favorevoli condizionati”, che sono una specie di “vorrei ma non posso” “vorrei ma non mi posso assumere la responsabilità di premere il grilletto”, “vorrei ma vedetevela voi”, “vorrei ma chi me lo fa fare”. Un parere favorevole condizionato è come una bella donna che risponde al rospo di turno: “ ti direi no perché sei brutto, ma visto che hai un fantastico conto in banca, faccio finta di non vedere la calvizie e la pancia e non sentire l’alito pesante”.

Le prossime settimane saranno tutte un correre alla ricerca del pezzo mancante o del pezzo che può sostituire quello che non c’è. Toccherà poi all’Aula compiere il rito magico e dare vita e respiro alla “creatura” del dottor Frankstein. E vedrete che lo faranno, e non per nobili motivi, ma perché quella creatura serve un po’ a tutti. Quello che mi inquieta è che nel romanzo originario la “creatura” dopo anni di sofferenze perché nessuno la vuole, chiede al dottor Frankstein una compagna e lui gliela fa pure (anche se gli riesce un po’ maluccio). Visto che anche questa strana creatura tutta nostrana avrà vita propria e arriverà a Roma dove sarà abbracciata e accolta come il figliol prodigo che salva tutti, quellidiprima quellidiadesso e quellididomani, non oso immaginare che “moglie” gli daranno.

Rosaria Brancato